In questi giorni le autorità algerine sono impegnate ad organizzare le prossime elezioni presidenziali del 17 aprile. Si tratta secondo la maggior parte degli osservatori e dei politici arabi in particolare di elezioni farsa, il cui risultato è scontato. I giochi sono stati fatti tutti nelle scorse settimane, quando si è consumato lo scontro al vertice del regime tra il segretario del Fronte di Liberazione Nazionale al governo, Ammar Saadani, e il potentissimo generale Mohammed Mediene, noto come generale Toufiq, considerato unica vera alternativa allo strapotere di Bouteflika.
Il primo infatti, sostenitore della ricandidatura per un quarto mandato del presidente a tutti i costi, ha attaccato il potente generale dei servizi di intelligence accusandolo di ostacolare la riconferma del presidente perché indebolito dal suo potere. Lo scontro è rientrato solo la scorsa settimana quando Bouteflika, nonostante l’ictus che lo ha colpito solo un anno fa, è stato costretto a candidarsi per un quarto mandato, spinto dal suo entourage che teme di perdere i privilegi acquisiti in questi anni.
A dirla lunga sulla regolarità di queste elezioni non è tanto la decisione dei partiti islamici di boicottarle, per la loro poca trasparenza, quanto il gioco poco chiaro degli altri politici che sono accorsi in massa a prendere la modulistica per la candidatura, quando le condizioni di salute sembravano rendere possibile la discesa in campo del capo dello stato, salvo poi fare tutti un passo indietro dopo che Bouteflika ha annunciato la sua partecipazione alla competizione. Ad una settimana dalla chiusura definitiva delle candidature sono tanti i politici che hanno deciso di non competere con il presidente uscente, annunciandone invece apertamente il loro sostegno. Secondo quanto scrive il quotidiano algerino “Ennahar”, “in queste ore sono tanti i candidati che si affrettano a ritirare la candidatura trovando varie scuse per giustificare la loro scelta. La maggior parte di loro ha già fatto sapere che sosterrà la candidatura del presidente Bouteflika dando per scontata la sua vittoria”. Il giornale elenca i tanti politici che hanno fatto questa scelta, tra i quali il presidente del Movimento popolare per il Cambiamento, Mullah Abdel Qader, che sosterrà Bouteflika, così come Ali Amara del partito verde algerino.
Nonostante fossero stati più di 100 gli attivisti e leader politici in Algeria ad aver manifestato fino alla scorsa settimana la volontà di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali del 17 aprile, ritirando la modulistica presso il ministero dell’Interno, saranno solo cinque i candidati ammessi dalle autorità a partecipare alla competizione elettorale. Oltre infatti al presidente uscente, Abdelaziz Bouteflika, il primo e più famoso in lizza è l’ex premier Ali Ben Flis, il secondo è Ahmed Bin Bitour, il terzo è Mousa Taouti, presidente del Partito del Fronte nazionale algerino, e l’unica donna in gara è la presidentessa del partito dei Lavoratori, Luisa Hannoun.
Eppure si tratta di una competizione davvero anomala con un candidato dato per vincitore in partenza che non è in grado da solo di fare campagna elettorale e nemmeno di parlare in pubblico. Dopo l’ictus che lo ha colpito sono davvero rare le apparizioni in pubblico di Bouteflika, e quasi sempre l’emittente televisiva di stato ha trasmesso sue immagini senza sonoro. Il presidente però si è candidato per un quarto mandato, “il che riflette, nel caso di una sua elezione, una decisione davvero strana”. E’ quanto si legge in un editoriale apparso sul sito dell’emittente televisiva “al Arabiya”. Secondo la tv di Dubai, la ricandidatura di Bouteflika “è strana perché l’apparato militare poteva scegliere un altro candidato tra un centinaio di nomi. Allora perché, nell’epoca delle rivolte arabe che circondando l’Algeria scegliere il rinnovo di un capo dello Stato sfiancato da una malattia al punto da non riuscire a parlare al suo popolo da quasi un anno?” si chiede l’editoriale. Quella del presidente algerino è infatti una malattia “che ha spinto il capo del governo Abdel Malik Sellal ad annunciare la candidatura di Bouteflika parlando per conto suo. Ancora più strano è il fatto che Sellal guiderà anche la campagna elettorale del presidente. Non sarebbe stato meglio allora candidare direttamente lo stesso Sellal?”.
A spiegare come sono andare le cose è l’ex premier algerino, Mouloud Hamroush, che figura anche lui tra i candidati che si sono ritirati all’ultimo momento. Nel corso di una conferenza stampa tenuta il 27 febbraio ad Algeri ha annunciato di ritirarsi dalla competizione. Parlando ai giornalisti ha spiegato che “si tratta di elezioni che non hanno senso perché sono già decise. Non è questione di boicottarle o di parteciparvi, il punto è che non sono proprio delle elezioni, sono piuttosto operazioni di propaganda. L’unica alternativa è quella di far cadere questo regime”. Il politico, poco prima di parlare in pubblico, secondo la stampa locale, avrebbe spiegato ai suoi collaboratori che “l’esercito ha scelto come suo candidato Bouteflika e per questo le elezioni sono già decise”.
La situazione di incertezza e di mancanza di democrazia in cui versa l’Algeria è sempre più evidente agli occhi della comunità internazionale e, nonostante si tratti di un paese ricco di gas e di petrolio considerato per l’Europa primaria fonte di energia, alcuni analisti europei hanno iniziato a chiedere ai loro governi di cambiare i propri orizzonti di politica estera rispetto al nord Africa, non credendo più alle politiche del governo algerino su alcuni temi, come quello della sicurezza nel Sahara e del Sahel. In particolare è stato chiesto al governo spagnolo di “rivedere la sua politica in nord Africa” tenendo conto dei “cambiamenti regionali alla luce della difficile situazione economica in cui versa la Spagna”. In un documento dal titolo: “Verso una ristrutturazione strategica della politica estera spagnola”, il Think Tank di Madrid, “Real Instituto Elcano”, ha affrontato il problema della necessità di riconsiderare la politica estera di Madrid, proponendo una nuova visione delle relazioni esterne con il mondo, che tenga conto dei cambiamenti regionali e della complessità della situazione politica ed economica del paese.
Nella ricerca si pone in evidenza l’importanza strategica delle regioni del Maghreb e del Sahel per la Spagna e l’Europa in genere, dal punto di vista sia economico che politico, proponendo però il rafforzamento di relazioni sicure con paesi, come il Marocco, che siano stabili e senza problemi di sicurezza e terrorismo. In particolare si sottolinea come l’unico ostacolo al rafforzamento di questi rapporti, come il conflitto del Sahara, sia in realtà da superare in questa fase considerato che i “campi di Tindouf in Algeria, gestiti dal Fronte Polisario, ospitano oltre ai sahrawi anche altre popolazioni, come gli immigrati dal Sahel, sedotti dall’assistenza internazionale fornita ai campi stessi. Nel Sahel però vi è anche la proliferazione di gruppi jihadisti e bande criminali. In tal modo la creazione di un nuovo stato popolato da centinaia di migliaia di persone vulnerabili e i tentativi di radicalizzazione di quelle popolazioni sollevano non poche preoccupazioni al di là della regione del Maghreb”.