Gli applausi dei poliziotti agli agenti responsabili della morte di Federico Aldrovandi indignano certo,  e però basta con l’ipocrisia delle Istituzioni!

Dopo la Diaz molti poliziotti hanno proseguito speditamente la loro carriera, anche quelli che sapevano che le prove erano false, false come la prima versione della morte di Aldrovandi, false probabilmente come la prima versione della morte di Magherin:  ad essere tenuto bloccato in terra da quattro uomini in divisa e preso a calci (come si vede in un video) è difficile che non si evidenzino lesioni o escoriazioni . Che infatti c’erano eccome, basta vedere le foto del cadavere pubblicate dalla famiglia. E se si muore per arresto cardiaco pieni di lividi e escoriazioni, come Aldrovandi o Magherini, qualche domanda dovremo pur farcela tutti.

Lo Stato lo sa benissimo, sa benissimo come vanno queste cose, e lo sa benissimo il Ministero degli Interni e anche il Ministero di Grazia e Giustizia: basta con la sceneggiata istituzionale! “Costretta” a  rappresentarsi solo grazie al caso e alla buona volontà e coraggio di qualche testimone:  se non c’era un video, di un cittadino qualunque, in cui si vede Magherini ammanettato mentre quattro carabinieri gli sono sopra e lo bloccano in mezzo la strada, preso a calci  fino a quando non ha smesso di urlare  e anche di respirare, non lo avremo mai saputo.

Qual è il vero problema? E’ lo stato di agitazione e la mancanza di protocolli d’intervento d’emergenza congrui con uno stato di disagio psichico, probabilmente transitorio, forse causato da sostanze.
Che sia malattia mentale o un episodio psicotico da sostanze, che Aldrovandi urlasse in mezzo alla strada in stato d’agitazione psico-motoria (spontanea o reattiva ad un controllo di Polizia) o che Magherini fosse nel pieno di un di un episodio psicotico quel che appare certo è non si può sedare una persona in stato evidente di agitazione psicomotoria “massacrandolo” : questa sì è pura follia e inciviltà.

In psichiatria parliamo di disturbi comportamentali in “emergenza”, quelli in cui i pazienti evidenziano uno stato di “agitazione”: che può oscillare da una forte sensazione soggettiva di tensione fino a comportamenti aggressivi o violenti. L’agitazione psicomotoria si rileva quando c’è un’esagerata risposta a stimoli esterni, irrequietezza motoria, eccitazione, irritabilità, inappropriata e/o attività verbale e motoria incongrua. Un individuo in questo stato può risultare aggressivo fisicamente con contenuti emotivi rabbia ma anche paura, distruttività, predisposto alla lotta e all’aggressione oppure potrebbe risultare aggressivo solo verbalmente con parolacce, maledizioni,  urla e imprecazioni varie.

Cosa fare quando si interagisce con una persona in questo stato? possiamo impararlo tutti facilmente, anche dagli animali. Se non vogliamo “aumentare” la tensione, l’aggressività  in un’interazione  dobbiamo immediatamente adottare un atteggiamento verbale e non verbale che disattivi l’eccitazione dell’altro. Dobbiamo evitare comportamenti autoritari, aggressivi, costrittivi, modulare la voce, tranquillizzare, rassicurare, tentare di “abbassare” la tensione non aumentarla.

Le Forze dell’ordine quando intervengono per ragioni di pubblica sicurezza su un soggetto in pieno stato di agitazione psicomotoria hanno un mandato, condiviso dalla cittadinanza, che è appunto la “sicurezza”  dei cittadini, anche di quel cittadino che “sta dando fuori di testa”. Non è un pericoloso criminale, è una persona in difficolta che peraltro  potrebbe avere un comportamento aggressivo o violento per ragioni neurologiche o mediche (demenze) non solo per ragioni di malattia mentale o di assunzione di sostanze. Basterebbe “saper gestire” il tempo necessario all’arrivo dell’ambulanza. Un’iniezione intramuscolo e anche il paziente più agitato è sedato.

Ma sono addestrati a riconoscere la differenza?
Sanno come interagire in modo da mettere in sicurezza se stessi e la persona in stato di agitazione? Sono formati per essere in grado di gestire la situazione in attesa che arrivi personale medico? Sono capaci di gestire la loro emotività senza ingaggiare un corpo a corpo con una persona in stato alterato di coscienza?
La risposta è no.

E questo implica che non riescono neanche a capire che in quello stato psicofisico la percezione stessa del dolore è alterata, che se per fermare una persona in condizioni normali  un calcio ben assestato, una manganellata tirata al punto giusto o una “certa” posizione di costrizione a terra basta e avanza, non funziona così un individuo in preda ad una crisi psicotica, non sono neanche in grado di “capire” quello che gli sta accadendo, hanno una totale compromissione  del giudizio di realtà. Per fermarli con la violenza, li devi uccidere!  Appunto.
Ma questo lo Stato non può fare finta di non saperlo.

In altri paese europei e del mondo da anni la Polizia analizza la gestione delle emergenze di questo tipo, tenta di formare gli agenti a distinguere le situazioni, si accorda con servizi territoriali ed operatori della salute mentale. In Italia? Niente. Non si riesce a trovare neanche uno studio pubblicato sul tema. Si vede che non interessa, allo Stato soprattutto.
E adesso: che nessuno si dica innocente, siamo tutti coinvolti.
In questo momento girano per le strade d’Italia uomini e donne in divisa che  garantiscono la sicurezza ed espongono se stessi e la loro incolumità al servizio del cittadino e dello Stato. Ma lo Stato non protegge né loro, né noi cittadini.
Perché quei tutori dell’ordine non sanno distinguere e gestire una persona in preda ad un disturbo psichico da un delinquente comune, non sanno interagire in modo efficace, non sanno fare altro che offrirsi come carne da macello “contro” e “macellare” l’altro, quello senza un divisa addosso.
Poi lo Stato copre quello che può coprire
, quando può, quando non può si limita a parlare di “cretini” e li processa. Se sopravvivono. Perché qualche volta muoiono anche loro. E allora la pagina mediatica si chiude con il compianto “squilibrato uccide poliziotto”.
Non è solo lo squilibrato ad aver ucciso,  e non sono solo i poliziotti e i carabinieri coinvolti nella morte di Aldrovandi e di Magherini ad aver ucciso.
E’ lo Stato che non forma, non addestra e non istituisce protocolli  di intervento per la gestione di emergenze di questo tipo, nel rispetto della legge e nella garanzia dei cittadini, tutti i cittadini, quelli con la divisa e quelli senza.

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