Il vitigno ha una storia antica: fu importato in Italia probabilmente dai Greci, intorno al VII, VI secolo a.C., e fu celebrato dal poeta latino Orazio, originario proprio del Vulture.
Il suo nome originale era Elleanico o Ellenico, che ne richiamerebbe l’origine greca, e divenne Aglianico, essenzialmente per questioni di pronuncia, durante la dominazione spagnola nel XV secolo.
Oggi dà la sua migliore espressione in Basilicata, dove è prodotto nella zona del Vulture, da una quarantina di produttori che non superano i tre milioni di bottiglie all’anno, ma si trova anche in Campania (l’altrettanto celebre Aglianico del Taburno), Puglia e Molise e, da qualche anno, addirittura in Australia.
L’Aglianico può essere vinificato da solo o in blend con altre uve, per formare alcuni vini importanti e rinomati, come il Taurasi Docg della provincia di Avellino o il Falerno del Massico Doc della provincia di Caserta.
L’aglianico del Vulture ha ottenuto la Doc nel 1971, mentre dal 2010 la tipologia “Superiore” è tutelata dalla Docg. Se invecchiato per almeno tre anni, di cui due in legno, potrà riportare in etichetta la dicitura “vecchio”, mentre nel caso di un invecchiamento di cinque anni, di cui due in botte, diviene “riserva”.
Ha colore rosso rubino profondo, che acquista riflessi aranciati con l’invecchaimento, profumo vinoso, con sentori di fragola e lampone, spezie e liquirizia, sapore sapido, asciutto e armonico, giustamente taninico, di grande persistenza finale, che diventa sempre più vellutato con il passare degli anni.
La vendemmia è piuttosto tardiva, avviene in ottobre; la pianta, che vuole terreni collinari posti a un’altitudine tra i 200 e i 700 slm, ha buona vigoria e produzione abbondante e costante.
L’Aglianico è un vino adatto al lungo invecchiamento e sarebbe meglio non berlo prima di almeno tre anni dalla vendemmia, avendo cura di stapparlo un’ora prima del servizio.
Si sposa con antipasti di salumi, pasta al ragù, carni allo spiedo, arrosti, selvaggina e formaggi molto stagionati; è ideale con la carne di agnello.
Qualche produttore vinifica anche l’Aglianico con metodo charmat, ottenendo un vino spumante rosso amabile, che si accompagna con i dolci, soprattutto crostate alla marmellata.
I produttori consigliati
Azienda Vinicola Paternoster
Don Anselmo Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto in loco a 26 euro.
Synthesi Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto in loco a 9 euro.
Rotondo Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto in loco a 24 euro.
Giuv Aglianico del Vulture bio Doc: Aglianico 100%, venduto in loco a 8 euro.
L’Antico Aglianico del Vulture spumante: Aglianico 100%, venduto in loco a 7 euro.
Su prenotazione è possibile effettuare visite e degustazioni in cantina.
Contrada Valle del Titolo, Barile (PZ), tel. 0972.770224, www.paternostervini.it
Basilisco Azienda Agricola
Teodosio Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto a circa 11 euro in enoteca.
Basilisco Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto a circa 25 euro in euro.
L’azienda non effettua vendita diretta, ma su prenotazione è possibile effettuare visite e degustazioni in cantina.
Via delle Cantine 22, Barile (PZ), tel. 0972.771033, www.basiliscovini.it
Azienda Agricola Musto Carmelitano
Maschitano rosso IGT: Aglianico 100%, venduto in loco a 6 euro.
Maschitano rosato IGT: Aglianico 100%, venduto in loco a 6 euro.
Serra del Prete Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto in loco a 9 euro.
Pian del Moro Aglianico del Vulture Doc: Aglianico 100%, venduto in loco a 10 euro.
Su prenotazione è possibile effettuare visite e degustazioni in cantina.
Via Pietro Nenni 23, Maschito (PZ), tel. 0972.33312, cell. 388.6069526, www.mustocarmelitano.it