ROMA. Un dibattito sulla Rai che non avrà mai fine; un notevole ritardo accumulato sullo sviluppo della banda larga; una legge sulla par condicio che «va aggiornata per tener conto delle mutazioni subite dalla comunicazione televisiva, specie con l’inserimento dei politici nei programmi informativi, ed è da riconsiderare in relazione all’incalzante realtà di Internet»; un regolamento per la tutela del copyright sul web che «seppur così equilibrato», non verrà deliberato dall’Authority «finché il Governo non adotterà» la norma interpretativa. Questa, in estrema sintesi, quanto illustrato da Corrado Calabrò nell’ultima relazione da presidente dell’Agcom, l’Autorità garante nelle Comunicazioni, nel corso della presentazione al Senato del bilancio dell’attività svolta nel settennato 2005-2012.
Numerose le critiche, soprattutto per quanto concerne la tutela del copyright. «È gravissimo che l’Agcom non abbia adottato la delibera in materia di diritto d’autore su Internet – ha dichiarato il presidente dell’Agis (l’Associazione generale dello spettacolo), Paolo Protti -. Questa decisione colpisce duramente un’industria come quella audiovisiva che è strategica per il Paese, sia dal punto di vista culturale che economico. L’Agcom per lungo tempo aveva lavorato ad un regolamento che avrebbe potuto avere effetti fondamentali sia per la tutela delle opere su Internet, sia per lo sviluppo di una sana industria culturale, ed è assurdo che, malgrado gli impegni pubblici presi dal presidente Calabrò, non sia stato adottato. Per evitare il protrarsi degli effetti devastanti della pirateria sull’industria culturale è fondamentale che l’attuale governo si impegni, insieme al prossimo Consiglio dell’Agcom, affinché in Italia si riesca finalmente ad avere un provvedimento che tuteli la proprietà intellettuale in modo efficace».
Dura la replica anche dell’Anica, l’Associazione nazionale industrie cinematografiche e audiovisive. «Come tutto lasciava supporre l’Agcom non ha adottato la delibera sulla difesa del diritto d’autore, adducendo la mancanza di un intervento legislativo, anche in forma di decreto, a suo supporto – ha sostenuto Riccardo Tozzi, presidente dell’Anica -.L’effetto della pirateria, già fatale a musica e stampa, si sta dispiegando in questi mesi sul cinema devastandolo in tutta la filiera, a cominciare dalla sala. Un’industria che aveva saputo risorgere è messa in ginocchio dall’inerzia di gran parte della politica, che per cinque anni ha millantato un intervento parlamentare di cui non si vede traccia. La pirateria è illegalità, evasione, arretratezza, ignoranza, ostilità all’industria. Come può un governo composto di tecnici di così alto livello permettere che un tale fenomeno degenerativo possa mettere in ginocchio l’industria culturale del Paese? L’industria di produzione cinematografica in Europa è presente solo in Francia e in Italia (le sole in cui i film nazionali hanno una importante quota di mercato). La Francia ha difeso il suo cinema: e i risultati si sono visti. L’Italia no».