Tra la legge e la sua applicazione pratica qualcuno avrebbe dovuto fare i cosiddetti “conti della serva” per evitare che le questioni pratiche – verificabili prima di disporre su carta la riorganizzazione degli uffici giudiziari e la nuova pianta organica di tribunali e procure della Repubblica – finissero per generare nuovo contenzioso.
Lo schema di riordino delle piante organiche dei giudici presentato dal ministero della Giustizia al Csm riaccende le polemiche sulla revisione del sistema giustizia sul territorio.
Meno 32 giudici e 11 procuratori a fronte di una riduzione del bacino di utenza da servire per Milano; incremento di 11 giudici e 4 Pm per Busto Arsizio. Riorganizzazione più importante per Napoli, che vedrà aggiungersi il polo “Napoli Nord” con una dotazione di 80 giudici e 30 Pm a fronte di un taglio di 29 giudici e 10 Pm nella vecchia sede. Sono solo alcuni dei dati contenuti nella proposta finale (in allegato), elaborata in base ai criteri di popolazione residente aggregata come risultante dal Censimento 2011 e il totale di procedimenti penali e civili nei nuovi circondari.
Sul tavolo della Consulta intanto ci sono le due ordinanze dei tribunali di Pinerolo e Montepulciano, rispettivamente del 16 novembre e del 21 dicembre 2012. In Basilicata due sentenze del Tar annullano i provvedimenti del presidente del Tribunale di Matera che aveva disposto lo spostamento di tutti i procedimenti civili dalla sezione distaccata di Pisticci dal 12 novembre 2012, anticipando di fatto la chiusura disposta per il settembre 2013.
Questioni da vagliare – Il taglio di 949 uffici (31 tribunali, altrettante procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace) implica una riorganizzazione delle piante organiche nel tentativo di riequilibrare la presenza di giudici e pubblici ministeri sul territorio. Aldilà dei numeri, spesso importanti, esistono però le questioni pratiche che viaggiano di pari passo con quelle procedurali. Fattori di buon senso che dovrebbero indirizzare l’opera dell’amministratore pubblico a vari livelli, fino a quello del Legislatore, sono portati alla ribalta dall’ordinanza del monocratico del Lavoro del tribunale di Sulmona, così come dai decreti di Rossano e Melfi sulle procedure per la ricollocazione delle risorse.
Sia per quanto riguarda la soppressione degli uffici giudiziari, sia in materia di riassetto del personale, i giudici hanno sottolineato alcune “superficialità” nella valutazione dei luoghi nei quali cancellare un presidio e nelle modalità attraverso le quali il personale dovrebbe essere ricollocato.
Il giudice di Sulmona, Ciro Marsella, argomenta la sua decisione – che conferma il decreto cautelare con cui si impugna l’accordo sindacale del 9 ottobre, la circolare del ministero della Giustizia 15 ottobre 2012 e l’interpello distrettuale per la ridistribuzione del personale perdente posto – sottolineando l’età dei ricorrenti («al di sopra dei 45 anni»), i carichi familiari, l’incongruenza del voler riassegnare almeno il 50% del personale al Tribunale di L’Aquila, «una sede distante circa 150 km di strade interne e montuose per la cui percorrenza occorrono quasi due ore, rispetto a una sede distante solo 23 km di superstrada, sebbene di altro distretto (Isernia), per la cui percorrenza occorrono non più di quindici minuti».
Echi simili anche da Montepulciano che dovrebbe essere accorpato a Siena. Nell’ordinanza di remissione degli atti alla Corte Costituzionale, il giudice scrive nero su bianco le difficoltà pratiche di tale decisione a partire dalla «scarsa e inefficiente rete di mezzi pubblici a disposizione di chiunque dall’attuale circondario di Montepulciano debba raggiungere Siena». Una scelta che rende vano anche il tentativo di ridurre la spesa pubblica: «La struttura del Tribunale di Siena – si legge – è insuscettibile di ampliamento e quindi l’unica possibilità per accogliere il personale, i Magistrati e i fascicoli provenienti dalle realtà soppresse, è quella di acquisire nuovi locali, adattarli all’uso proprio, il tutto con evidenti maggiori costi ed oneri per lo stato» (riportato con lettera minuscola, ndr).
Facile dire “si accorpa”. Nei fatti mancano le stanze, a Montepulciano come a Matera. Una questione basilare che avrebbe dovuto essere verificata attraverso una ricognizione preliminare e tener conto anche dell’impegno degli enti locali nel sostenere economicamente alcune sezioni distaccate pur di mantenerle nel proprio centro abitato.
I collegamenti risultano spesso carenti e comunque vincolati alle peculiarità del territorio, spesso mancano i mezzi di trasporto pubblico. Possibile immaginarli, certo, ma come la mettiamo con l’obbligo di non inserire nuovi oneri previsto dalla legge delega? Dovrebbero pagare gli enti locali? Se sì, sottraendo risorse a quali altre voci di spesa?
Che dire poi della cosiddetta “regola dei tre” per cui, ricorda il giudice toscano, il Piemonte si «ritrova a spartire la provincia di Torino (popolazione 2.302.353) in due soli tribunali (di cui Torino, tribunale metropolitano con oltre 1.700.000 utenti)» mentre in Molise si suddivide su tre tribunali un territorio di «soli 319.780 abitanti».
Le reazioni dell’Avvocatura – Fermare l’entrata in vigore del provvedimento di revisione della geografia giudiziaria e avviare un confronto con avvocati e magistrati: questa la richiesta che arriva dagli organismi di rappresentanza del mondo forense.
«Si aggiungerà caos al caos», afferma il presidente dell’Associazione nazionale Avvocati italiani (Anai), Maurizio De Tilla: «La richiesta dell’Avvocatura è l’immediata sospensione dei decreti legislativi n. 155 e 156 del 2012, per provvedere successivamente e gradualmente alla ridistribuzione dei singoli uffici con l’emanazione di uno o più decreti correttivi della normativa, con la salvaguardia dell’operatività degli uffici giudiziari sia sedi di tribunali sia sedi distaccate. È incredibile che in questa situazione, con diverse rinvii alla Consulta per la rivisitazione degli uffici, il ministero stia andando avanti con la revisione delle piante organiche». Le vere cause delle disfunzioni della giustizia per il presidente Anai si annidano nei ritardi del processo telematico, nelle carenze di «personale e giudici, nella pessima utilizzazione dei giudici laici».
Preoccupazione viene espressa anche dall’Organismo unitario dell’avvocatura per la riorganizzazione delle piante organiche dei giudici. «Dopo il danno della soppressione, oltretutto incostituzionale, di decine di Tribunali, di tutte le Sezioni Distaccate (e di oltre 600 sedi dei giudici di pace), circa mille uffici giudiziari, – afferma il presidente Oua Nicola Marino – si aggiunge ora la beffa di una revisione delle attuali piante organiche che lascia perplessi. Desta preoccupazione, per fare un esempio, tagliare 13 giudici e 12 pm in un Tribunale come quello di Palermo, dove si lavora già con una carenza di organico. Ciò è inaccettabile per la tenuta dell’intero sistema giustizia, che è sempre più a rischio paralisi».
Revisione piante organiche
Tar Basilicata
Ordinanza Tribunale Montepulciano
Ordinanza Tribunale Pinerolo
Ordinanza Tribunale Sulmona