Un’emergenza: tre giovani africani sono rimasti per strada, senza un giaciglio dove dormire. A trovarli nelle vie catanesi sono i volontari dell’associazione “Insieme Onlus” nel consueto giro notturno che raggiunge i senza fissa dimora.
Giuseppe Motta, uno dei volontari, accerta che sono tre ragazzi del Senegal, molto giovani (di ventuno, ventidue e ventiquattro anni), senza permesso di soggiorno, sono arrivati in Italia con uno dei tanti sbarchi sulle coste siciliane. Dopo il consueto periodo nei centri di accoglienza (erano decorsi i termini allo SPRAR) erano rimasti senza un alloggio. Giuseppe Motta chiama il responsabile dell’Associazione” Insieme Onlus che decide di ospitarli nella casa famiglia “Oasi della Divina Provvidenza”, ma dal giorno dopo. Occorre trovare un alloggio per la notte per i tre ragazzi e a quel punto(sono le 23) vengono chiamati numerosi istituti religiosi. La risposta per accogliere i tre africani è sempre no, le motivazioni: “Non è il nostro carisma”, hanno risposto delle suore; “Non facciamo di queste cose”, la risposta di alcuni frati.
I volontari non sanno più chi chiamare, si pensa di telefonare a un Bed and Breakfast di Nicolosi gestito da persone sensibili. Purtroppo il B&B è pieno, ma la giovane Emanuela Tomaselli è anche una scout Agesci, e la situazione la porta a riflettere su un passo del Vangelo: “Ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato e in prigione e siete venuti a trovarmi!” Emanuela capisce che Cristo sta bussando alla sua porta, guarda negli occhi il suo compagno, si scambiano poche parole e richiama i volontari: “Ospitiamo noi i tre ragazzi africani, a casa nostra”. E’ mezzanotte, i volontari portano i tre ragazzi senegalesi a Nicolosi, da Emanuela che prepara tre letti di fortuna con un divano letto e dei sacchi a pelo. Tutta la notte trascorre serena e nella prima mattina, i volontari vengono a prendere i tre giovani immigrati dalla casa di Emanuela per portarli alla casa famiglia “ Oasi della Divina Provvidenza” a Pedara (CT). Trascorre così un periodo sereno fino a quando i tre profughi, uno a uno, trovano lavoro e nuovi alloggi.
In questi giorni risuonano le parole di Papa Francesco: “Molti di voi siete musulmani, di altre religioni; venite da vari Paesi, da situazioni diverse. Non dobbiamo avere paura delle differenze. La fraternità ci fa scoprire che sono una ricchezza, un dono per tutti. Viviamo la fraternità”. “Carissimi religiosi e religiose- afferma il Papa- i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi. I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati”. “La sola accoglienza non basta- ribadisce Papa Francesco- non basta dare un panino se non è accompagnato dalla possibilità di imparare a camminare sulle proprie gambe”. Parole chiare quelle di Papa Francesco, noi italiani, noi europei siamo chiamati all’accoglienza dei profughi che scappano da paesi in guerra, dove le armi, la fame, le malattie mietono vittime ogni giorno. Sentiamoci tutti chiamati ad aiutare chi viene da noi per avere una vita dignitosa.