Ormai siamo di fronte alla totale mistificazione della realtà e della totale e completa vittoria dell’ignoranza sulla cultura e su una società che dovrebbe basarsi sulla meritocrazia.
Il nostro Paese ha sì bisogno di riforme e di ristrutturazioni, ma certamente non ha bisogno di un popolo di legulei che non sanno neanche scrivere in italiano.
L’esame di avvocato per quanto difficile possa sembrare o apparire, non è assolutamente impossibile; tra l’altro l’adozione di alcuni sistemi correttivi, addottati da alcune commissioni esaminatrici (quelle della Calabria per intenderci), sicuramente discutibili, assicuravano a chi non era in grado di superare l’esame di passarlo senza troppe difficoltà. Il trucco era semplice, le commissioni non correggevano i compiti e quindi tutti avevano assicurato l’esame orale. A queste conclusioni si giungeva, per ovvietà, stante il fatto che l’esame scritto veniva superato dal 96% dei partecipanti; era ovvio, quindi, che le commissioni non correggevano alcunché.
Successivamente il mondo giudiziario adottò un sistema per superare il trucchetto subdolo adottato da quelle commissioni esaminatrici; cioè l’inter-scambio delle commissioni esaminatrici tra le varie circoscrizioni di Corti d’Appello.
A questo correttivo adottato dal sistema giustizia, la classe degli ignoranti ha opposto ed eccepito il conseguimento del titolo attraverso l’espatrio del professionista verso la Spagna, e successivamente (dopo due mesi) il rientro in Italia con l’ambito titolo di Avvocato.
In questo modo l’ignorante di turno poteva riempirsi la bocca della parola Avvocato, fare felici i genitori che dopo anni di mantenimento del proprio figliuolo, finalmente potevano dire alla vicina di casa, suscitandone l’invidia, che il pargolo era diventato AVVOCATO.
Agli ignoranti questo non è bastato, visti anche i costi dell’espatrio del professionista. Ci sono agenzie, infatti, che alla modica cifra di circa € 4.000,00 assicurano al potenziale professionista il disbrigo dell’intera pratica per il coronamento del sogno: diventare AVVOCATO.
Sulla scorta dell’onda emotiva di una crisi economico/finanziaria, che non si risolve con l’automatica concessione di un titolo professionale, hanno pensato bene di allargare le maglie del sistema e, quindi, preliminarmente hanno consentito, con le riforme in atto, l’avvio del tirocinio professionale fin dall’Università, in un sistema dove la struttura universitaria non è in grado di assolvere anche a questo compito. Bisognava prima assicurarsi che le università avessero i mezzi per poter avviare tale tirocinio. In secondo luogo la riforma in atto consentirà a tutti, decorsi 18 mesi dall’inizio del tirocinio – e “speriamo” – conseguita la laurea, di forgiarsi del titolo abilitativo.
Mi sorge spontanea una domanda: ma studiare è così discriminatorio? Perché deve essere sempre consentito tutto a tutti? È questa l’eguaglianza sancita dai Padri Fondatori nella Carta Costituzionale?