Tutte e ventuno le discariche per rifiuti urbani presenti in Emilia Romagna sono in fase di esaurimento da qui al 2014. Secondo i dati diffusi dalla regione il volume residuo disponibile negli impianti è di circa 4,6 milioni di metri cubi capace cioè di contenere ancora circa 4 milioni di tonnellate di rifiuti. Uno spazio insufficiente ad accogliere la spazzatura che la regione produrrà nei prossimi due anni (circa 6 milioni di tonnellate che equivalgono ad 80mila container carichi di pattume).
Di fronte a questo scenario non sono neanche una decina le richieste di ampliamento degli impianti esistenti avanzate dai gestori della regione fra cui il gruppo Hera, che operando nel settore attraverso la sua partecipata Herambiente, la fa da padrone e gestisce direttamente sei delle discariche presenti e, indirettamente, altre due.
Al completamento dei piani di ampliamento in corso, saranno ricavati ulteriori due milioni circa di mc di spazio in più che potranno accogliere complessivamente poco più di 1,7 milioni di tonnellate. Mentre sarebbero ben tre le province, Rimini Parma e Piacenza, che da anni hanno rinunciato alla discarica puntando tutto sulla raccolta differenziata e sull’incenerimento dei rifiuti.
Aumenta la raccolta differenziata, ma gli standard europei sembrano lontani
È la scommessa della regione Emilia Romagna che punta a ridurre progressivamente il numero delle discariche esistenti – recependo così gli obiettivi individuati dalla direttiva europea 98/2008, cosiddetta “discarica zero” -, ad incrementare, il recupero dei rifiuti e ridurne sempre di più la produzione. “Dieci anni fa – spiega Sabrina Freda, assessore all’ambiente della regione – smaltivamo in discarica il 51% del totale dei rifiuti urbani prodotti. Nel 2010 siamo arrivato al 18% del totale. Nel 2010 per la prima volta la quantità di rifiuti differenziati ha superato quella degli indifferenziati destinati a discarica ed incenerimento, e si è attestata al 50,4%. Solo nell’ultimo anno la raccolta differenziata è aumentata del 3,1%”.
Un andamento che seppur positivo, non sarebbe sufficiente, secondo Legambiente Emilia Romagna, a raggiungere l’obiettivo europeo del 2012 con la raccolta differenziata al 65% perché significherebbe che in pochi mesi l’incremento della differenziata dovrebbe essere di un ulteriore 15%. “L’obiettivo di differenziare – spiega Lorenzo Frattini presidente regionale di Legambiente – il 65% dei rifiuti entro il 2012 è irraggiungibile. Occorrerebbe dare un’accelerata incredibile alla differenziata il che è praticamente impossibile se si considera che in regione ci sono ancora capoluoghi in cui fa fatica a decollare. L’ipotesi più plausibile è che i rifiuti che prima andavano in discarica potranno essere destinati all’incenerimento il che sarebbe anche legato alla necessità dei gestori di ammortizzare i costi dell’investimento per gli impianti di nuova costruzione come quello di Bologna o quelli non ancora ultimati, di Parma e Reggio”.
La maglia nera della raccolta differenziata va Bologna che non arriva al 41% (contro il 58,4% a Reggio Emilia, il 56,6% di Parma ed il 54,1% di Piacenza). Nel capoluogo felsineo, infatti, l’incremento della differenziata tra il 2009 ed il 2010 è stato dell’1,5%, al di sotto di 1,6 punti percentuali rispetto alla media regionale. Un dato deludente anche in considerazione che a Bologna c’è il maggior numero di impianti di prima destinazione di avvio al recupero della regione. Sono 49, contro i 34 di Reggio e Modena, 33 a Ravenna, 29 a Ferrara e giù di lì fino ai 10 di Rimini.
Nuovi impianti? Costi troppo elevati
“Non è sempre possibile attivare la raccolta differenziata – continua l’assessore Freda – perché ci sono dei luoghi in cui logisticamente è realmente difficoltoso. È molto più facile fare la raccolta porta a porta nei paesi più piccoli dove si possono collocare i cassonetti dei rifiuti differenziati, per esempio, nei cortili. Diverso il discorso per le grandi città dove è difficile trovare spazi comuni accessibili dagli operatori ecologici che possono essere destinati alla raccolta differenziata dei condomìni”. Sarà per questo che la raccolta porta a porta fa fatica a decollare. Nel 2010, secondo i dati della regione, è stata dell’11% di media con un picco di eccellenza del 41% a Parma ma con una tendenza nelle altre province che oscilla dal 16% di Piacenza e Rimini al 3% di Modena.
Ma non si ferma la politica virtuosa della riduzione delle discariche che è anche condivisa dai gestori. “Stiamo allineando la nostra attività – chiarisce Filippo Brandolini presidente di Herambiente – alle direttive europee che oltre al riciclo dei rifiuti puntano anche sulla termovalorizzazione con il recupero energetico di modo da ridurre l’utilizzo delle discariche in funzione. Laddove possibile procediamo all’ampliamento per soprelevazione come per esempio a Voltana di Lugo, in provincia di Ravenna, a Busca in provincia di Cesena e a Galliera nel Bolognese. È sempre meglio che costruire degli impianti nuovi perché comporterebbe nuovi costi infrastrutturali”.
Gli inceneritori e il (basso) rendimento energetico
Attualmente in regione ci sono 9 inceneritori più due in costruzione a Parma e Reggio. Per la verità, tutti questi inceneritori, per essere in linea con la direttiva europea, ed essere quindi considerati impianti di recupero dovrebbero avere un rendimento energetico del 65%. “Si tratta di un coefficiente – spiega Vito Cannariato, capo servizio rifiuti della regione Emilia Romagna – che viene calcolato in base alla capacità dell’impianto di produrre sia energia elettrica che energia termica”. Ma gli inceneritori della regione, la cui costruzione risale prevalentemente agli anni ‘60, ‘70 e ‘80, non hanno un rendimento che supera il 25% dal momento che producono sì energia elettrica (complessivamente per 625mila MW) ma non termica con la conseguenza che tutto il calore proveniente dall’incenerimento, che potrebbe essere destinato al riscaldamento delle abitazioni, viene per lo più sprecato eccetto che negli impianti di Bologna, Ferrara e Reggio dove complessivamente si producono 129mila Gcal.
Tabella. Le discariche in Emilia Romagna novembre 2012