Il 23 settembre alcuni quotidiani e alcuni servizi facilmente recuperabili in internet hanno parlato di un evento dalle sembianze atroci che vede come protagonisti dei minori: sembrava che dei bambini fossero statati costretti a lottare in una gabbia come i cani dei combattimenti clandestini.


Questo accadeva in Inghilterra il 22 settembre dinanzi un vasto pubblico di incitanti adulti.
Agghiacciante? La realtà forse è molto meno… glaciale di come l’hanno descritta i media, e valutati meglio i fatti ci si può forse accorgere che l’unica cosa davvero agghiacciante è il modo in cui è stato riportato questo evento, perché di un evento si trattava, un evento sportivo come tanti altri.
I bambini verso i quali molti avranno provato pena in realtà sono piccoli marzialisti, per nulla obbligati a combattere, hanno semplicemente partecipato a un incontro di apertura di un evento (e chissà, magari poi tutti a nanna). Oltretutto il match incriminato non ha visto perdenti, solo vincitori: la giuria a fine incontro ha deciso (probabilmente l’avevano già deciso prima) di alzare il braccio della vittoria di entrambi i ragazzini e di dare loro una mina coppa ciascuno. E’ ovvio invece che se fosse stato un incontro di bambini obbligati a combattere ci sarebbe stato dietro anche un giro di soldi e scommesse tali che non sarebbe stato possibile per l’arbitro non prendere una decisione così… salomonica.
Abbiamo chiesto al Maestro Claudio Alberton, una delle massime espressioni in Italia degli sport da combattimento, 6° dan Fikbms direttore tecnico nazionale del K1 rules Fikbms-WAKO; membro della commissione nazionale MMA (arti marziali miste) FIKBMS-WAKO; maestro di karate shotokan 4° dan; presidente della Born to fight e della University of Fighting e allenatore di molti grandi campioni tra cui, per ricordarne una molto nota, Stefania Bianchini.
Con lui abbiamo voluto riguardare il filmato per chiedere a un esperto cosa sia realmente accaduto.

Maestro Alberton cosa ne pensa di questo incontro tra bambini inglesi di 8 anni presentato dall’Ultimate Cage?

Sinceramente già dai primi commenti avrei voluto smettere di guardare il filmato perché si intuiva una chiara strumentalizzazione di quello che semplicemente è stato un combattimento di brazilian jiu jitsu arte marziale praticata per lo più a terra derivata dallo Judo e dallo Jiu Jitsu giapponese.

Mi sembra di capire quindi che si sia voluto creare del sensazionalismo. Guardando il filmato con lei ho sentito frasi che mi sono sembrate fuori luogo, come ad esempio che i due bambini non avevano nessun tipo di preparazione pugilistica, ma di pugni non se ne sono visti, per non parlare di quando il cronista ha affermato che uno dei due bambini era caduto per terra, quando in realtà erano già per terra come la loro disciplina prevede.

Ma sì, questo servizio è chiaramente una bufala. Sono convinto che non solo gli addetti ai lavori, ma tutte le persone dotate di intelletto e un minimo di osservazione, si siano accorte della falsità della notizia. I giornalisti che ne hanno voluto dare notizia hanno fatto sicuramente i finti tonti, perché non posso credere che pensino realmente le cose che hanno scritto o detto. Al massimo quello che mi può venire in mente è che abbiano mandato giornalisti incompetenti sul tema e che questi non avendo le conoscenze abbiano deliberatamente voluto creare una notizia shock.

Dunque secondo lei è mancata la professionalità nel trattare la notizia. Forse però le perplessità sono state indotte anche dall’abbigliamento di questi bambini che non avevano il kimono ma semplici pantaloncini. Crede che se avessero avuto il kimono sarebbe cambiato l’approccio del pubblico?

Premesso che a mio parere l’indignazione che si è tentato di fomentare è stata in realtà molto limitata, non saprei se con il kimono le cose sarebbero andate diversamente. Ciò che è certo è che si è trattato solo un combattimento di BJJ o di Judo se preferisce, quindi di lotta, simile a quella che fanno i bambini quando giocano tra loro.

Ma non crede che il kimono, nell’immaginario, venga associato al valore positivo delle arti marziali?

Certo il kimono rende tutti più tranquilli e sicuri. Le arti marziali sono associate al kimono, e le arti marziali sono consigliate ai bambini, io stesso mi trovo a consigliarle a chi mi chiede di essere indirizzato ad un’attività motoria per bambini, e così consiglio il Karate o il Judo, che hanno il kimono. Ma parlando dell’incontro, le posso dire il motivo per cui questi bambini non avevano il kimono: la loro preparazione richiedeva una tenuta di maggiore praticità come i pantaloncini.

Quindi l’occhio vede una cosa e la mente se ne spiega un’altra: vediamo bambini buttarsi per terra con il kimono e non ne rimaniamo colpiti, vediamo invece bambini muoversi in modo anche meno violento ma poiché sono in pantaloncini ci impressioniamo.
Si è parlato come se questi bambini stessero facendo dei veri e propri incontri di arti marziali miste…
Non esiste la mma praticata da bambini! E questo ci tengo a sottolinearlo. Se dovessero esistere genitori che iscrivono i loro bambini a fantomatici corsi di mma, proporrei per questi l’arresto e comunque sicuramente toglierei loro la patria potestà. Probabilmente sarei portato a credere che siano incapaci di intendere e volere, ma quanto detto non si riferisce all’incontro del quale stiamo parlando perché, ripeto, era solo lotta stile BJJ o se preferisce stile Judo.

Una delle critiche avanzate riguarda la mancanza di protezioni di questi bambini.

Non avevano protezioni perché stavano facendo lotta e non essendovi lo striking, cioè i calci e i pugni, non servivano le protezioni, vedi ad esempio il Judo. Stiamo parlando invece di una disciplina da combattimento differente. L’mma è completo, si combatte su due livelli, in piedi e a terra, le discipline sono essenzialmente la Muay Thai, il wrestling e la submission. Queste sono quelle classiche poi ogni marzialista compie il proprio percorso di studi che può comprendere ad esempio anche il bbj, il sambo e alcuni stili di Karate. In questi combattimenti nella categoria dilettanti le protezioni sono obbligatorie e fino al 5° match non sono concessi neanche i colpi di striking durante le fasi di lotta a terra, una volta divenuti professionisti rimangono comunque obbligatori i guantini.

Quindi il fatto che questi bambini non avessero protezioni ancor di più ci fa comprendere che in realtà si trattava di un incontro di Bjj.

Queste informazioni gliele posso dare con certezza in quanto membro della commissione di mma della FIKBSM – WAKO ,alla quale è stato ultimamente associato il settore di mma in modo ufficiale, che è senza dubbio la federazione italiana più rappresentativa per gli sport da ring e da tatami.

A proposito di tatami, ha fatto probabilmente impressione al pubblico vedere che questi bambini stessero combattendo in una gabbia solitamente adottata dall’mma.

L’mma in realtà viene praticato anche sul ring, ricordo ad esempio il famoso circuito giapponese del “Pride”. La gabbia invece viene solitamente usata nell’altro circuito, quello americano chiamato U.F.C.
La gabbia offre un’area più estesa e permette il lavoro vicino alle reti senza il rischio di cadere, invece il ring avendo le corde obbliga l’arbitro a dover bloccare l’incontro quando i contendenti si avvicinano troppo al bordo, poi li fa riaccomodare al centro nella stessa posizione in cui erano, per vedere da lì cosa accade.

Beh, detta così sembra tutto un gioco… comunque se ho capito bene la gabbia è tutelante, sarebbe stato più pericoloso se questi bambini avessero combattuto sul ring in quanto potevano rischiare di cadere.

Sia esso fatto sul tatami, sul ring o all’interno di una gabbia, sostanzialmente il prodotto non cambia, non bisogna lasciarsi impressionare dai termini, bisogna imparare ad osservare. Comunque come organizzatore di incontri ed eventi marziali io stesso preferisco la così detta gabbia se vi è lotta a terra, perché è più idonea.

Da quanto lei ha detto riguardo all’incontro sul ring, ovvero che l’arbitro ferma i contendenti, poi li fa risistemare al centro nella stessa posizione, l’mma mi sembra meno violento di quello che forse può apparire nell’imaginario comune, come mai invece ha questa fama che le altre arti marziali non hanno?

Il combattimento può sembrare violento per l’essenza stessa della tipologia di confronto, la gente probabilmente si lascia suggestionare dal fatto che non vi siano protezioni e si utilizzino i guantini aperti, ma in realtà se confrontato con la boxe, la quale gode invece di un positivo consenso da parte del pubblico…

Certo, la nobile arte!

Ecco, questa in realtà risulta più pericolosa; nell’mma infatti i colpi vengono distribuiti sull’intero corpo e inoltre si vince anche per sottomissione e strangolamento, che altro non è che mettere in atto una mossa che sarebbe offensiva, ma senza portarla a termine, in quanto l’avversario batte per terra facendo capire di essersi arreso.
Nella boxe i colpi vengono concentrati principalmente sul viso e nella ricerca del ko, a causa dei guantoni ammortizzanti, di colpi ne vengono dati tanti e ripetutamente, questo può rischiare di portare delle complicazioni; certo anche nell’mma esiste la vittoria per ko, ma paradossalmente, proprio perché vi sono i guantini aperti, basta un colpo ben assestato per far sì che si dichiari ko, senza aspettare che la persona sia tramortita di pugni fino a cadere.

Si potrebbe pensare che la fama dell’mma e della boxe sia in realtà legata ai film: chi mai dimenticherà l’eroicità di Rocky? Mentre di contro, soprattutto ultimamente, si sono visti film violenti sull’mma.

Vorrei dire una cosa: sono 33 anni che milito nelle arti marziali e sport da combattimento, ho girato il mondo sia come allievo che come maestro. Attualmente organizzo anche eventi sportivi, come il Milano in the Cage, mio fiore all’occhiello, e ho moltissimi campioni che hanno vinto con me diversi titoli, ben 24 cinture tra quelle europee e mondiali, ma la mia più grande soddisfazione è non aver mai accompagnato nessuno all’ospedale per infortunio grave!

Mma vuol dire arti marziali miste quindi immagino un pubblico appassionato a diverse arti marziali, mentre mi sembra che nell’immaginario ci sia la visione di un pubblico più violento.

Il pubblico è eterogeneo, si va dall’appassionato di arti marziali al neofita. La completezza e la spettacolarità rendono questo sport affascinante ed appassionante. In realtà lo consiglio ai ragazzini solo se accompagnati dai genitori e istruiti su quanto stia accadendo sul ring o nella gabbia, i genitori devono trasmettere una visione dello sport più ludica e meno competitiva, e questo vale per tutti gli sport!. In quanto membro della commissione di Mma vorrei chiudere con una riflessione: l’Mma è l’essenza del combattimento dove non è lo stile praticato ma è l’uomo a fare la differenza. E’ un confronto aperto gestito da regole e vince il migliore, che in quel caso è colui che si è meglio preparato per il match.

Le parole del maestro Alberton ci hanno consentito di eliminare qualche stereotipo e qualche pregiudizio sul mondo delle arti marziali. Dall’evento di cui sono stati protagonisti i due bambini in Inghilterra si è voluto fare del sensazionalismo. Questo può essere controproducente e rischia di creare una profezia che si autoavvera. Cosa penseranno di loro stessi questi due bambini dopo il caos scoppiato per il loro incontro? E’ probabile che questo finto scandalo divenga per loro il vero shock da dover superare.
La stampa ha un grande potere e, per citare un famoso film di Sam Raimi, “da un grande potere derivano grandi responsabilità”.
Anche là dove la notizia è un fatto bisogna stare attenti ai dettagli: può essere divertente credere in un fatto, ma pericoloso crederci interamente.

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