Dieci settimane dall’avvio della campagna Detox di Greenpeace e si possono già celebrare tre importanti successi internazionali. I più grandi brand dell’abbigliamento sportivo, Nike, Adidas e Puma, si sono impegnati ad azzerare entro il 2020 il rilascio di sostanze pericolose in tutta la filiera e negli articoli in commercio.
Ma facciamo un passo indietro. Tra il 2010 e il 2011, ricercatori di Greenpeace hanno effettuato – sotto copertura – analisi e campionamenti in due complessi industriali in Cina. Queste fabbriche, che producono per l’industria tessile sia locale che internazionale, riversano nei principali fiumi sostanze tossiche per l’ambiente e l’uomo. Greenpeace le ha analizzate e le ha individuate e nel rapporto “Panni sporchi” rivela anche l’esistenza di rapporti commerciali tra alcuni dei maggiori brand di abbigliamento e queste industrie. Ma non è finita qui. A fine agosto è stato pubblicato un secondo rapporto, “Panni sporchi 2”, che ha fornito la prova che sostanze pericolose, come i nonilfenoli etossilati, vengono usate nel processo di manifattura da molti brand internazionali, tra cui anche l’italiana Kappa. Su 78 articoli di abbigliamento e scarpe sportive acquistati da Greenpeace in 18 differenti Paesi in tutto il mondo, fra cui anche l’Italia, 52 prodotti appartenenti a 14 marche (Abercrombie & Fitch, Adidas, Calvin Klein, Converse, G-Star RAW, H&M, Kappa, Lacoste, Li Ning, Nike, Puma, Ralph Lauren, Uniqlo e Youngor) sono risultati positivi al test sui nonilfenoli etossilati (NPE).
I rischi iniziano con i lavaggi.
È importante precisare che questi abiti non sono pericolosi per chi li indossa. Ma lo diventano nel momento in cui sono sottoposti a lavaggio, sia industriale che domestico. In che senso? Una volta che i nonilfenoli etossilati entrano in acqua si degradano in una forma più pericolosa, il nonilfenolo (NP). Il nonilfenolo è persistente nell’ambiente perché non si degrada facilmente e si accumula negli organismi viventi, fino ad arrivare all’uomo. Inoltre, può alterare il nostro sistema ormonale anche a dosi molto basse. È per questa ragione che non esistono livelli “sicuri” quando abbiamo a che fare con questi composti pericolosi. L’impegno di Nike, Adidas e Puma, per una politica di “scarichi zero”, dimostra che tutte e tre le più grandi aziende sportive hanno riconosciuto che solo la loro totale eliminazione dalla filiera produttiva può fare la differenza. Questi brand stanno ora lavorando, con il supporto tecnico dei nostri esperti internazionali, al fine di pubblicare un proprio Piano di Attuazione entro il 20 settembre, per quanto riguarda Puma, e per la metà di ottobre, per Nike e Adidas. Greenpeace ha invitato tutte le aziende fashion a diventare campioni di un futuro senza sostanze tossiche e di lavorare con i propri fornitori per eliminare i composti pericolosi dalla catena di produzione e dai prodotti in commercio.
1971 stop agli esperimenti nucleari.
Nata il 15 settembre 1971 quando un gruppo di attivisti salpò a bordo del peschereccio Phyllis Cormack alla volta di Amchitka, nel Pacifico settentrionale, per protestare contro un imminente test nucleare sotterraneo Usa, Greenpeace festeggia 40 anni di campagne, di impegno e di vittorie. Gli attivisti non riuscirono a fermare il test e la bomba esplose il 6 novembre. Ma fu l’ultima: il tentativo eroico di quel piccolo gruppo conquistò le prime pagine dei giornali nordamericani e da allora Amchitka non fu mai più utilizzata per i test nucleari.
Motivati dagli stessi principi: indipendenza, nonviolenza e creatività; appoggiati da di milioni di sostenitori, negli anni Greenpeace ha ottenuto tante vittorie come il trattato internazionale che protegge per cinquant’anni l’Antartide da esplorazioni petrolifere e minerarie, la messa al bando delle spadare, la moratoria internazionale sulla caccia baleniera, il divieto di sversamento di scorie nucleari in mare, la protezione di migliaia di ettari di foresta primaria.
Oggi la partita per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici, i cui principali responsabili restano i Paesi industrializzati, si gioca anche in India, in Cina, Brasile e Africa.
Panni sporchi Dossier Greenpeace
Panni sporchi 2 Dossier Greenpeace