Che cosa si cela dietro l’attentato di Oslo? Quali sono le vere motivazioni che hanno spinto un pazzo a compiere una simile carneficina? Queste le domande poste dalla stampa di tutto il mondo, pronta a indagare sui retroscena e a cogliere il senso di un apparente gesto di follia.
Verso l’infinito e oltre
I contributi fondamentali sull’inchiesta vengono però dalle testate giornalistiche italiane, sempre in prima linea quando si tratta di approfondire, anche a rischio di essere radiati dall’ordine. Lo spavaldo Francesco Giorgino non si vergogna di annunciare il servizio del TG1 che associa la tragedia alla violenza dei videogiochi, origine di tutti i mali e fonte di brutalità quotidiana. L’eroico telegiornale di Minzolini sostiene che la passione per questa forma di intrattenimento, che accomuna altri autori di stragi come i ragazzi di Columbine, sia pericolosa e annulli la percezione della morte. Ma è il temerario Ernesto Assante che dalla sua rubrica su Repubblica.it rivela agli inquirenti la pista principale: la musica heavy metal. Con una scoperta da Pulitzer l’attentatore, noto fanatico cattolico e nazista, viene accostato agli omicidi di stampo satanico compiuti 15 anni fa da un cantante black-metal norvegese. Nessuna cospirazione, nessun gruppo organizzato, la causa è da ricercare nel troppo tempo libero a disposizione per ascoltare musica e giocare alla consolle. Anche l’F.B.I. conferma che se Bin Laden avesse fatto i compiti anziché guardare “Dallas” in tv le torri gemelle sarebbero ancora in piedi.

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