Come preannunciato la settimana scorsa, il Consiglio nazionale forense ha presentato le sue proposte: otto mosse per rendere il sistema giustizia più efficiente e rilanciare l’economia cercando di combattere luoghi comuni e pregiudizi.
Riforma forense, arruolamento straordinario di avvocati per smaltire l’arretrato, negoziazione assistita, processo telematico, osservatorio permanente sulla giurisdizione, qualità della legislazione, best practices e meno trasferimenti di magistrati. Queste le otto mosse presentate oggi, venerdì 15 luglio, dal Cnf al seminario «Economia e Giustizia: gli avvocati italiani per la ripresa».
Il presidente del Cnf Guido Alpa ha chiamato a raccolta protagonisti del mondo politico, economico e giuridico per discutere «senza pregiudizi, senza condizionamenti e senza presunzioni di mala fede». La necessità per gli avvocati è quella di uscire dai luoghi comuni venuti alla ribalta soprattutto negli ultimi giorni (vedi articolo “Avvocati all’angolo” dell’8 luglio) secondo i quali la giustizia lenta è dovuta essenzialmente all’elevato numero degli avvocati.
«L’avvocatura è disposta a collaborare – ha detto Alpa – e responsabilmente avanza le sue proposte, ma occorre fare chiarezza in un dibattito che si presenta affastellato e confuso. E poi non si possono fare né riforme a costo zero né continue riforme dei codici di procedura senza un disegno organico: negli ultimi anni se ne contano 20 ma la situazione non è migliorata».
I richiami ci sono stati per tutti: per gli operatori economici perchè molto spesso dimenticano che il contenzioso è alimentato dalle stesse imprese; per il Governo che anche nell’ultima Manovra ha approvato misure che non corrispondono all’obiettivo dal momento che si limitano ad aumentare il contributo unificato, addossando unicamente sui cittadini i costi di un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione.
Le proposte
Approvare subito la riforma forense che secondo il Cnf risolverebbe molte questioni: per i giovani accesso per i più meritevoli e quindi garanzie di sbocchi di mercato qualificati, formazione continua, specializzazioni, assicurazione obbligatoria, tariffe chiare e procedimento disciplinare più efficace. Istituire un Osservatorio permanente sulla giurisdizione aperto a Confindustria ed ad altri soggetti.
Approvare la legge sulla negoziazione partecipata: un sistema di risoluzione della controversia che veda le parti avviare una negoziazione con un avvocato che può autenticare l’accordo e la identità delle parti. Sarebbe una nuovo modo di risolvere una controversia su base volontaristica.
Per smaltire l’arretrato il Cnf propone forme di collaborazione con l’avvocatura come “collaborazione emergenziale” assunta con senso di responsabilità. Gli avvocati, scelti dai Consigli dell’Ordine, potrebbero assumere l’incarico di definire una parte del carico pendente nel rispetto di alcune incompatibilità. Ovviamente, questa strada che potrebbe non essere onerosa per lo Stato, richiede però che lo Stato faccia la sua parte destinando risorse per l’aumento dell’organico in magistratura, per la copertura di quello amministrativo, per la completa informatizzazione della giustizia. Il presupposto dell’operazione dovrebbe essere rappresentato da una trasparente verifica dei dati dei carichi e della produttività degli uffici, che consentisse di conoscere la dimensione della sofferenza del sistema e perciò dell’entità del contributo da richiedersi agli avvocati.
Potenziare l’informatizzazione con un adeguato stanziamento delle risorse necessarie. Al proposito il Cnf ha stigmatizzato il modo di procedere adottato dal governo, che anche di recente ha imposto ai legali oneri sempre più consistenti (albo elettronico, comunicazione della PEC, registri per fini anti-riciclaggio, modulistica per la privacy, oneri di indicazione di codici fiscali, apertura di diversi conti correnti separati, etc.) procedendo in modo disordinato ed estemporaneo, il più delle volte con norme settoriali all’interno di manovre omnibus.
Promuovere le best practices e i protocolli d’intesa. Sull’esempio dei Tribunali di Verona, Bologna, Genova, Modena, dell’Osservatorio romano sulla giustizia civile dove sono state affrontate e a volta risolte questioni tecnico-organizzative e tecnico-interpretative.
Il Cnf propone di avviare una riflessione sui trasferimenti dei magistrati, che incidono sulla durata dei processi e sui collocamenti fuori ruolo.
Infine, è stata anche richiamata l’attenzione su una modalità di legislazione sbagliata che vede il ricorso frequente alla decretazione d’urgenza, ai decreti mille proroghe, ai maxi emendamenti e che finisce per creare confusione ed incertezza. Il rapporto dell’Ufficio studi del Consiglio nazionale forense ha inoltre analizzato gli ultimi Dossier di Confindustria, Bankitalia, Banca Mondiale e Cepej, sottolineando che a volte il binomio eccessiva litigiosità-elevato numero di avvocati non è comprovato.
Le contraddizioni
Il rapporto analizza anche alcune contraddizioni: se per esempio l’argomento per cui la notevole litigiosità italiana dipende dall’elevato numero di avvocati è comune a Confindustria e a Bankitalia, tuttavia quest’ultima lo pone alla base di riflessioni che mettono in luce la debolezza della soluzione proposta da Confindustria: si dice infatti che l’elevato numero di avvocati produce litigiosità proprio in quanto aumenta la concorrenza tra avvocati, che dunque non può essere la soluzione al problema.
Due le criticità secondo il Cnf nella tesi di Confindustria: la prima è che l’equazione semplificazione=efficienza non sempre è vera nel mondo del diritto, la seconda è che la giustizia non può essere amministrata secondo un metodo economico. Quanto alla corrispondenza tra cattivo funzionamento della giustizia e rachitismo dei mercati finanziari, avverte il Cnf, spesso sono i mercati finanziari che funzionano male. Mentre la critica all’eccessivo numero di avvocati, per il Cnf il rapporto Confindustria tradisce un vizio logico: per il principio di concorrenza un maggior numero di operatori garantisce un’apertura concorrenziale del sistema e, almeno in tesi, una maggiore competizione in grado di innescare virtuosismi preziosi. Eppure il dato dell’eccessivo numero degli avvocati è indicato come fattore estremamente negativo. Specie da quando (2006) – dice ancora il rapporto del Cnf – i minimi tariffari sono stati abrogati, l’alto numero di avvocati dovrebbe favorire (ed in effetti favorisce, gli avvocati che esercitano lo sanno) un abbassamento dei prezzi delle prestazioni. Gli effetti però non si sono visti e l’abrogazione dei minimi non sembra aver dato particolare spinta all’economia italiana.
Ha contribuito alla discussione anche il Presidente della Camera Gianfranco Fini che, nel suo messaggio inviato al Cnf, ha sottolineato come la giustizia debba essere concepita come servizio da rendere ai diritti e alla sicurezza di tutti i cittadini e non come potere. «È in questo quadro – riporta il testo del suo saluto – che le prossime riforme da fare, oltre a dover scaturire da un ampio confronto parlamentare tra le forze politiche e tutti gli operatori del settore, dovranno anche derivare da lucide e ponderate e quindi non improvvisate, valutazioni delle patologie strutturali del sistema giudiziario». Perchè solo in questo modo, conclude il messaggio «L’Italia potrà compiere, in modo credibile, un passo in avanti in direzione di quel buon governo della “cosa pubblica”, senza il quale non c’è progresso di libertà e giustizia».