Sospeso tra la fiaba e la tragedia “Centro di Permanenza Temporanea”, il libro di Lucia Venuti edito da Rupe Mutevole edizioni, sembra accogliere il lettore nella disperazione di un animo giovanile, che sente lo scadere del suo tempo imprigionato in un corpo mortale.
Vengono così creati castelli come nelle fiabe dei bambini, ma al tempo stesso viene ancora cercato il profumo di quella realtà seppur prolificante di marciume. E nella ricerca di quel profumo, che in realtà è comune a tutti gli animi sensibili, si scorge sull’uscio la speranza.
Assistiamo quindi all’anima dell’artista che è satura delle responsabilità del corpo di donna, e sente che sta pian piano soffocando, o forse è proprio l’anima d’artista, lei sola, che si sta suicidando.
Forse quest’anima per non morire soffocata, decide di farlo subito e da sola. Al soffocamento quindi si contrappone un grido, ma un grido che riecheggia mentre si lancia nel vuoto; ed ecco che cadendo l’artista riprende a respirare e percepisce che non può finire così, c’è ancora qualcosa da fare, come ne “L’uomo felice” (una delle favole del libro) che nella lenta attesa di cedere e cadere, pur sapendo che tra non molto vi sarà morte sicura, si sofferma ad ammirare la fragranza di un fiore.
Un uomo era inseguito da una tigre. La tigre stava quasi per raggiungerlo e sbranarlo, quando l’uomo riesce a saltare in un baratro.
All’ultimo momento, due metri sotto lo spigolo, riesce ad aggrapparsi alla radice di un albero, che comincia pian piano a cedere. La tigre è sopra di lui e la radice sta per spezzarsi. Sotto di lui il precipizio e la morte sicura.
Accanto a lui, su una piccolissima roccia, c’è un fiore.
L’uomo si china sul fiore e dice: Che meraviglioso profumo! (pag. 65)
L’anima di questa storia, che scorre tra sassi e pietre preziose (del resto spesso soggetti dei suoi racconti), sorgendo dall’autrice sfocia in tutti i personaggi delle favole che popolano la storia, mentre cerca di non farsi travolgere dalle cronache (di fatti reali). Ma invano, come un torrente che non riesce ad evitare la melma portata da una tempesta. Ma mentre muore questo torrente è ancora alla ricerca della purezza, di giovani animali da abbeverare (forse proprio come l’autrice stessa spesso intenta ad allietare i bambini della sua fantasia).
Così cadendo nella disperazione la scrittrice protagonista si trova a dover fare i conti con le sue sofferenze, con le sue delusioni, pur cercando ancora quel fiore, dove sarà quel fiore?
Probabilmente in realtà il fiore è già in quell’anima d’artista, chi sa perché questa rincorsa avvilente nel cercare qualcuno a cui mostrarlo. Di fiori ve ne sono tanti, ognuno dovrebbe godere di quel che ha, di quel che trova.
Ma l’autrice dentro di sé sembra saperlo, e sembra accennarlo nella sua favola dell’uomo che temeva la sua ombra, che corsa inutile!
C’era una volta un uomo che temeva la sua ombra e detestava le proprie orme, così decise di liberarsene correndo, ma più accelerava la fuga, più marcava il terreno con le impronte dei piedi, nonostante fosse velocissimo, l’ombra non gli era da meno.
Pensò allora di non correre abbastanza, si mise a scappare a perdifiato senza tregua come un fulmine, finché le forze lo abbandonarono e cadde morto.
Era stato tanto stolto da non capire che se si fosse allungato, sdraiandosi adagio, si sarebbe sbarazzato dell’ombra. (pag. 97)
Inseguita in questo caso probabilmente dal tempo, sarebbe bastato soffermarsi e pensare “tutto quel che voglio l’ho già”.
Del resto chi ha ricevuto un dono, anche fosse un fiore, non vi è motivo per cui debba mostrarlo a tutti, basta che non se lo dimentichi mai: ha davvero bisogno la farfalla di essere ammirata per poter volare? Sono più che altro i fanciulli a perdersi in questa dimostrazione, alla ricerca di un’approvazione che confermi loro ciò che sanno già; ma è anche vero che in ogni artista batte forte, fortissimo, il cuore di un fanciullo e quello di questa scrittrice e protagonista batte senza sosta mentre la sua mente scorre come un torrente.
Ma forse ora è il momento di uscire da questo “Centro di Permanenza Temporanea”; da quale porta? E come comportarsi al di fuori? Probabilmente come dal di dentro: continuando a perdersi sospesi nell’istante di una percezione sensoriale.
“Centro di Permanenza Temporanea”, Rupe Mutevole Edizioni, pagg. 160, euro 12,00