Il fondatore e Presidente della Lega Indipendente degli Insegnanti del Marocco risponde a Mariame Tighanimine intervenuta su una Tv francese
L’attivista marocchina Loubna EL Joud, fondatore e Presidente della Lega Indipendente degli Insegnanti del Marocco, è intervenuta oggi sui social per difendere il suo paese dagli attacchi ricevuti in questi giorni dai media europei. In particolare, con una lettera aperta apparsa sul suo profilo Facebook, El Joud ha risposto ad una attivista per i diritti umani, Mariame Tighanimine. Ha risposto alle sue dichiarazioni rese ad una trasmissione francese che attaccava la politica del Regno, la Monarchia e i suoi funzionari.
Partendo dal principio che la comprensione dell’altro passa attraverso la contestualizzazione delle sue posizioni, è facile vedere che il curioso viaggio della signora la dice lunga sulla logica che usa alimentare le sue teorie condiscendenti, persino sprezzanti, verso il suo paese d’origine e verso le sue origini in un modo più olistico. Lungi dal voler processare la signora Mariame Tighanimine, ci sono tuttavia dubbi che richiedono risposte, che si spera facciano luce e ci permettano di fare meglio”.
Questa attivista nel 2017 si toglie il velo, pubblica un libro, che si rivela essere la storia di un lungo processo di emancipazione che l’ha portata ad abbandonare credenze e sistemi di pensiero che erano diventati obsoleti.
El Joud si chiede se stiamo vivendo sotto l’influenza di una presunta dittatura di terze parti-mondialista! La sua risposta è la seguente:
“Ho anche scritto questo manifesto per rispondere a un’emergenza. Quella di poter abbandonare credenze e idee che ci limitano, che ci impediscono di essere esseri umani razionali, liberi e capaci affrontare i grandi problemi contemporanei. Stiamo davvero vivendo in un momento in cui dobbiamo affrontare grandi sfide ambientali, sanitarie, economiche e sociali. Ne’ la magia né la religione li risolverà, ma la scienza, l’educazione e l’azione politica. Anche oggi pago il prezzo del velo perché ho visto i miei anziani non trovare lavoro per questo”.
El Joud si dice più orgogliosa di essere di origine marocchina che di essere francese, perché e secondo le ultime notizie, gli studi gli accademici e il mercato del lavoro marocchino non si pongono come criterio di ascesa sociale e ricerca scientifica, se indossare o meno il velo, che è considerata una libertà personale.
“Credo che la negazione della religione e delle origini musulmane, non faccia rima con ambizione e ricerca disperata del riconoscimento di un’appartenenza condizionati dall’assimilazione identitaria, inseriti in una scatola più globale, quella dell’Anima”.
Il Marocco è a suo avviso un paese che incarna l’interculturalità in tutto il suo splendore. I marocchini non sentono di dover rinunciare ai loro valori per integrarsi meglio.
“Le lezioni della democrazia, dei diritti umani sarebbero più utili a chi le ha davvero bisogno, che soffrono di difficoltà nell’integrazione sociale, che muoiono dalla voglia di esserlo adottato al punto da “mettersi in mostra”, negare la propria identità, opporsi alla propria”.
Si ricorda inoltre il diritto al voto in Marocco e il lavoro delle forze di sicurezza. Ricorda inoltre quanto avvenuto di recente in Qatar.
“Mi sento ancora più vicino ai giocatori della Nazionale perché sono binazionali come me. Sarebbe più appropriato, se facessero parte della reciprocità, non crede Madame? Da parte mia, non credo che questi giocatori marocchini, orgogliosi della loro religione, ci restituiscano la stessa sensazione di vicinanza”.