La Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli ha emesso, giovedì 22 settembre 2022, una sentenza a seguito della denuncia del ghanese Bernard Anbataayela Mornah contro otto paesi africani, ritenuti amici del Marocco. A prima vista, questa decisione è inammissibile perché mina l’integrità territoriale del Marocco, sebbene il Regno non sia parte in questo caso o nella Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli. Le accuse contro questi paesi costituiscono un tentativo disperato dell’Algeria e del Polisario di sminuire l’influenza del Regno sulla scena continentale coinvolgendo tutte le istituzioni dell’Unione africana (UA) nella questione del Sahara.
Un tentativo che riflette l’irritazione della giunta militare algerina a seguito della pubblicazione della Dichiarazione finale di Las Palmas de Gran Canaria nell’ambito della Conferenza Internazionale per la Pace e la Sicurezza tenutasi su iniziativa del Movimento Saharawi per la Pace (MSP) tenutasi il 22 e 23 settembre 2022.
In quanto membro dell’UA, il Marocco è impegnato per una soluzione politica definitiva alla controversia sul Sahara marocchino sotto l’egida delle Nazioni Unite, attraverso l'”iniziativa di autonomia” che continua a suscitare il continuo sostegno di diversi Stati e organizzazioni in Africa e in tutto il mondo, che la considerano la soluzione più seria, realistica e credibile per la risoluzione della controversia del Sahara.
Tanto più che il diritto all’autodeterminazione non concede a una parte della popolazione la possibilità di diventare uno Stato sovrano. Se necessario, ciò metterebbe in pericolo tutti gli Stati membri dell’UA e dell’ONU, ognuno dei quali contiene popolazioni che desiderano diventare Stati.
A tal fine, la Corte non può in alcun modo adottare, al di fuori della propria giurisdizione, un discorso politico, in particolare nei confronti di uno Stato che non aderisca alla Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli.
La sentenza della Corte mostra una mancanza di conoscenza da parte dei giudici di questo organismo degli sviluppi riguardanti la questione del Sahara marocchino e del Meccanismo della Troika dell’UA che ha ceduto, dal 2018, tutte le arance dell’UA per la risoluzione di questa disputa. Di conseguenza, la Corte africana è chiamata a mantenere la sua imparzialità e obiettività sulla questione del Sahara marocchino ea non appropriarsi delle tesi dei nemici del Marocco al riguardo.
Inoltre, il ritiro da parte di diversi Stati africani, come Ruanda, Tanzania, Benin e Costa d’Avorio, della loro dichiarazione speciale resa ai sensi dell’articolo 34 del protocollo che istituisce la Corte africana, ponendo fine alla competenza di questa giurisdizione a ricevere direttamente le denunce da parte di individui e ONG, dimostra una mancanza di imparzialità di queste ultime, che minaccia la pace e la sicurezza del continente africano.
La questione del ritorno del Regno all’Organizzazione continentale, essendo una decisione suprema dei Capi di Stato africani, difficilmente rientra nella competenza degli altri organi dell’UA. Di conseguenza, la Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, la cui missione è garantire il rispetto e l’applicazione della Carta africana dei diritti umani, non ha il potere di pronunciarsi o mettere in discussione la fattibilità della riammissione del Marocco nell’Unione africana.