Si conclude a Torino la due giorni di conferenze dal titolo: “Prevenire l’estremismo violento e il ruolo della società civile, sfide presenti e future” che vede il confronto di esperti del settore della lotta all’estremismo e alla radicalizzazione delle italiani e stranieri.
A concludere gli interventi della prima giornata di lavori è stato El Mostafa Rezrazi, dell’Osservatorio marocchino sull’estremismo e le violenze, il quale ha presentato il progetto formulato da Rabat e denominato “Musalaha” di deradicalizzazione volto ad attuare e una riconciliazione tra i soggetti deradicalizzati e la società marocchina. L’esperto, che è anche docente in diverse università marocchine, ha fatto una netta distinzione tra “gli attori individuali che non sono legati a nessun gruppo e le organizzazioni che sono attive nel diffondere l’estremismo pur non avendo una presenza sul campo nei teatri di guerra o non commettendo direttamente atti violenti”. Rezrazi ha sottolineato infatti come in ambito islamico esistano “due tipi di radicalizzazione: quella che va con l’estremismo, come le formazioni di Ansar al Sharia in Tunisia, dei Fratelli musulmani in Egitto e di Giustizia e Carità in Marocco, e quello legato all’estremismo violento”. Le formazioni dell’estremismo islamico quindi, alcune delle quali hanno anche delle ramificazioni a Torino, “hanno le stesse finalità dei gruppi violenti, come ad esempio la creazione del Califfato islamico, anche se ciascuno adotta i suoi metodi per realizzare questi obiettivi”.