L’imminente conquista della città portuale di al Hodeida, nell’ovest dello Yemen, da parte dell’esercito regolare yemenita e delle forze della Coalizione araba “costringerà i ribelli sciiti Houthi a sedersi al tavolo delle trattative e a dialogare non potendo più contrabbandare armi dall’Iran”.
E’ quanto ha spiegato l’ambasciatore degli Emirati Arabi Uniti in Italia, Saqer Al Raisi, in una conferenza stampa nel quale ha esposto l’impegno delle forze del suo paese in Yemen in particolare sul fronte umanitario. “Come riportato nel testo della risoluzione Onu 2216: per arrivare alla pace in Yemen, gli Houthi devono ritirarsi dalle città, abbandonare le armi e rispettare il governo legittimo del presidente Abde Rabbo Mansur Hadi. Per questo prosegue il lavoro della Coalizione araba con l’inviato dell’Onu in Yemen, Martin Griffiths, allo scopo di raggiungere questi obiettivi”, ha spiegato il diplomatico.
Il problema infatti è che “da diversi anni i ribelli Houthi rifiutano ogni proposta avanzata dalla Comunità internazionale. Noi allora abbiamo deciso di adottare un approccio graduale, un approccio attentamente studiato in modo che le operazioni militari e quelle umanitarie da noi condotte in quel paese spingano i ribelli Houthi a sedersi intorno ad un tavolo per avviare delle trattative”. La strategia emiratina “si basa su un piano ben delineato e con la liberazione dell’aeroporto di al Hodeida, avvenuta di recente, e la sua messa in sicurezza nelle mani del governo yemenita, le forze della Coalizione inizieranno la fase successiva molto presto che si compone sempre sia di operazioni militari che di interventi umanitari finalizzati alla liberazione della città di al Hodeida. Le nostre attività militari e umanitarie hanno tre priorità: proteggere la vita dei civili, garantire l’afflusso degli aiuti umanitari e costringere gli Houthi ad aderire al processo politico”.
Abu Dhabi opera in Yemen “tramite l’Onu per esercitare quante più pressioni possibili per il raggiungimento della pace. In base alle informazioni dell’Onu, delle organizzazioni umanitarie internazionali, ai media e ai report locali, e in base alle nostre informazioni, gli Houthi stanno lavorando per provocare una crisi umanitaria e compiono una serie di azioni per esacerbare il conflitto generale. In particolare i ribelli filo iraniani in Yemen stanno mettendo fuori uso la rete idrica e il sistema sanitario scavando dei fossati profondi e erigendo delle reti per fermare i carri armati e sfuggire ai colpi di mortaio. Secondo diversi report giornalistici e le testimonianze degli operatori umanitari e degli abitanti della zona, queste operazioni di fatto impediscono l’arrivo dell’acqua potabile nella case e non fanno che aumentare i pericoli di epidemie tramite l’acqua non trattata tra cui quella del colera”.
Un altro problema che si registra in queste ore ad al Hodeida, la città portuale dell’ovest dello Yemen, “è che i ribelli impediscono l’arrivo di carichi di aiuti umanitari dalle navi presenti nel porto. Inoltre i miliziani filo-iraniani hanno anche rimosso tutte le telecamere di sorveglianza presenti nel porto in modo da poter rubare i carichi umanitari già presenti senza che nessuno li possa accusare di furto, deviando così il percorso che questi aiuti dovrebbero seguire indirizzandoli a loro piacimento”. I ribelli yemeniti stanno inoltre “minando la città di ordigni rudimentali in modo indiscriminato, piazzandoli lungo le strade dei quartieri cittadini. Sono stati piazzati ordigni alla base di palazzi e infrastrutture, in particolare nei dintorni del porto, così come sono stati posizionati dei cecchini sui tetti dei palazzi dove sono state portate anche armi pesanti in modo da usare i civili che li abitano come scudi umani”.
Per quanto riguarda l’impegno umanitario degli Emirati Arabi Uniti, spiega l’ambasciatore, “noi continuiamo a monitorare la situazione umanitaria nel paese e abbiamo redatto un piano per adottare un approccio integrato militare, civile e di soccorso. Questo piano si poggia su cinque pilastri principali. Il primo riguarda la fornitura di generi alimentari e di assistenza umanitaria ai residenti di al Hodeida”. Va ricordato che le agenzie delle Nazioni Unite, in particolare il Programma alimentare mondiale, hanno scorte di quasi 100 mila tonnellate, stimate come sufficienti a sfamare 6 milioni di persone per un mese. “Gli Emirati Arabi Uniti hanno portato 35 mila tonnellate di cibo e scorte dentro o intorno ad al Hodeida – aggiunge l’ambasciatore Al Raisi – i meccanismi per trasportare questi rifornimenti vitali variano. C’è ad esempio l’uso di navi, sei navi sono ferme nel porto o intorno, mentre altre quattro navi sono già pronte e possono portare aiuti entro le prossime due settimane. Un altro modo è quello dell’uso dei camion. Ci sono 100 camion tra la zona di al Khukha e quella di al Mokha. Parliamo di 47 camion carichi di aiuti alimentari e 53 carichi di forniture. Una squadra di operatori umanitari della Mezzaluna Rossa emiratina composta da sei addetti, si adopererà per distribuire questi aiuti. Inoltre è previsto l’arrivo per la partecipazione a questa opera di distribuzione di aiuti di altri 15 operatori della Mezzaluna rossa emiratina entro i prossimi 10 giorni. Questo numero non comprende però gli operatori locali e i volontari che verranno. Sono inoltre pronti 14 mila cestini di cibo che sono immagazzinati e saranno consegnati mediante sbarco aereo se verrà confermata la necessità di tale operazione, dopo aver sminato l’area e confermato la situazione di sicurezza, e verrà fornito un paniere per ogni famiglia, composta da 7-9 individui. Lavoriamo a stretto contatto con l’Unicef e con il Programma alimentare mondiale (Wfp) su questa componente”.
Sul fronte dell’assistenza sanitaria invece, Abu Dhabi ritiene sia importante “mantenere costante la fornitura di assistenza medica, in particolare per i bambini. Per questo stiamo esaminando le modalità che miglioreranno le capacità ospedaliere esistenti. Ci sono 3 ospedali principali nella zona di al Hodeida. Stiamo anche studiando come migliorare la flessibilità, le capacità e la prontezza delle cliniche mobili. Una volta che le aree saranno protette, le nostre forze armate apriranno un ospedale da campo che è stato pre-equipaggiato per aiutare ad alleggerire la situazione sul terreno. Sono state acquistate forniture mediche, compresi gli strumenti di terapia d’urto, e continuiamo a mantenere uno stretto coordinamento con l’Organizzazione mondiale della sanità e il Comitato internazionale della Croce rossa. Le necessità di emergenza saranno gestite dalla brigata specializzata per le operazioni chirurgiche, così come il trasporto immediato negli ospedali di Aden meglio attrezzati per i casi più complessi”.
Un terzo fronte di tipo umanitario sul quale gli Emirati sono impegnati in Yemen è quello del dare riparo agli sfollati e a chi è rimasto senza una casa, come parte della risposta ai potenziali sfollati interni. “Stiamo cercando dei modi per rafforzare i legami familiari aiutando a fornire più cesti di cibo alle famiglie che vivono insieme e per garantire la loro presenza in aree pubbliche come scuole abbandonate, e se è necessario dando loro un rifugio sicuro. Stiamo lavorando con l’Unhcr e l’Iom a questo riguardo”, ha aggiunto Al Raisi.
Il quarto punto su cui gli Emirati sono impegnati ad al Hodeida è quello dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari. “La pulizia dell’acqua potabile è molto importante”, spiega l’ambasciatore, “come tale, sono stati fatti piani per inviare due unità mobili di dissalazione e per aiutare a completare la fornitura di acqua pulita. Le scarse condizioni igieniche possono causare gravi problemi di salute, come la diffusione del colera. Pertanto, stiamo prendendo in considerazione la possibilità di inviare servizi igienici mobili con aree di drenaggio, e attualmente stiamo considerando la fornitura di serbatoi d’acqua mobili per contribuire a migliorare la situazione. Va rilevato che L’Unicef continua a svolgere un ruolo di primo piano in questioni relative all’acqua, ai servizi igienico-sanitari e all’igiene ad al Hodeida”.
Il quinto pilastro dell’intervento umanitario emiratino per al Hodeida riguarda il rifornimento di carburante per la popolazione locale. “Tutti gli interventi finora pianificati infatti saranno possibili solo se l’accesso sarà consentito e migliorato in città. Siamo pronti a ripristinare il porto se gli Houthi lo danneggeranno e svilupperemo piani alternativi per entrare nella provincia di al Hodeida. La Coalizione ha equipaggiato delle squadre per gestire il porto e fornire supporto logistico in specifiche località lungo la costa che si affaccia sul Mar Rosso per riparare e riprendere le operazioni portuali di al Hodeida. Sono pronte ad esempio gru, locomotive, esperti del trasporto e portuali, logistica, trasportatori diesel e altro materiale. Ci aspettiamo infatti che gli Houthi bombardino il porto e i suoi dintorni prima di ritirarsi. Di conseguenza, abbiamo pronti dei team di sminamento per garantire che possano recuperare rapidamente l’accesso al porto”. Anche Aden è un’arteria importante, così come Mukalla e Mokha che formeranno punti di accesso secondari al paese. In Arabia Saudita inoltre c’è il porto di Jazan che “fornirà l’accesso allo Yemen. A questo va aggiunto l’accesso all’aeroporto “al Rayyan” di al Hodeida che sarà anche importante”.
Le forze della Coalizione araba presenti in Yemen sono impegnate nell’evitare “di danneggiare per errore le operazioni umanitarie, le attività e i gruppi coinvolti nel fornire aiuti allo Yemen, un processo noto come di de-conflitto. Miriamo a stabilizzare rapidamente le aree, renderle sicure per i civili e anche sicure per le operazioni delle organizzazioni umanitarie internazionali di soccorso . Ciò include l’identificazione di infrastrutture umanitarie, convogli umanitari e personale di soccorso. Stiamo anche lavorando a stretto contatto con l’Agenzia per le operazioni di evacuazione umanitarie (Ehoc) per mantenere un elenco chiamato ‘No-Strike list’, che è integrato nelle nostre operazioni, e ci siamo impegnati con l’Onu a indagare su eventuali danni, Un esempio è l’indagine aperta su un episodio avvenuto a inizio di questa settimana quando è stato danneggiato il parabrezza di un veicolo del World Food Program (Wfp)”.
Nel frattempo, il coordinamento tra le forze della Coalizione araba e le Nazioni Unite ha contribuito a consentire alle navi di scaricare le loro merci e di fornire cibo, carburante e altri aiuti umanitari. L’ambasciatore emiratino in Italia ricorda come il suo paese “sia impegnato chiaramente a proteggere e preservare il porto e altre infrastrutture umanitarie importanti. Le nostre forze in queste ore stanno affrontando un gran numero di mine e ordigni esplosivi improvvisati, e si ritiene che il porto sia bloccato perché minato. A nostro avviso qualsiasi azione degli Houthi contro le infrastrutture umanitarie deve essere condannata nel modo più energico possibile. Noi, come alleanza, pianifichiamo tutti gli scenari possibili e questa pianificazione è parte di ogni elemento del processo in corso”.