Istanbul è la città di antiche origini che, tra Europa e Asia, meglio incarna il passaggio, le contaminazioni e le trasformazioni contemporanee. E non è un caso se il Film Festival si conferma come una delle rassegne culturali più interessanti nel panorama internazionale.

Giunto alla 37esima edizione l’Istanbul Film Festival, in programma dal 6 al 17 aprile, spazia dagli undici titoli in competizione (da segnalare Tuzdan Kaide del turco Burak Çevik, viaggio nel tempo e nello spazio interiore di una donna costretta a vivere in una caverna; As boas maneiras, il thriller franco-brasiliano di Juliana Rojas e Marco Dutra; Ev dell’iraniano Asghar Yousefinejad, opera ironica sulla possibilità di lasciare il proprio corpo in donazione post mortem a una fondazione per scopi scientifici e Chien del francese Samuel Benchétrit con Vincent Macaigne, Bouli Lanner e Vanessa Paradis, dramma di un uomo che vede naufragare in un solo colpo matrimonio e lavoro premiato all’ultimo Festival di Locarno) alla sezione interamente dedicata ai documentari, fino all’omaggio a Ingmar Bergman nel centenario della nascita. Ciò che rende particolarmente rilevante la manifestazione è la consapevolezza di essere in Turchia, in una città simbolo per la sua stratificazione culturale e per la sua disposizione geografica. Ed ecco allora che perfino la retrospettiva dedicata al cineasta svedese ha una connotazione ben precisa: è stata concepita come la selezione di dieci titoli fatta da altrettanti registi turchi, ognuno di loro ha scelto il “suo” film preferito di Bergman. A dare ulteriore spessore al programma, curato dal direttore artistico Kerem Ayan, sono sezioni come quella sui Diritti umani, realizzata insieme a Eurimages, e Zona minata che offre un ampio panorama sulla sperimentazione e la ricerca di nuovi linguaggi cinematografici. Al Festival, il cinema turco, ovviamente e giustamente, fa la parte del leone, a differenza di tante manifestazioni nostrane che si ritengono tanto più internazionali quanto meno prendono in considerazione la produzione nazionale.
Così l’Istanbul Film Festival ad alcuni grandi artisti come lo sceneggiatore Osman Şahin (Kibar Feyzo e Adak di Atıf Yılmaz, Silky e Kurşun Adres Sormaz di Bilge Olgaç) e l’attrice Perihan Savaş (interprete di numerosi film tra cui Silky  e Eve Dönüş di Ömer Uğur) assegnerà i riconoscimenti di questa edizione; sette delle tredici pellicole presentate nelle varie competizioni sono opere prime; una sezione è dedicata a tutte le produzioni nazionali più recenti; Silky una delle opere più intricanti della regista Bilge Olgaç, scomparsa negli anni Novanta in giovane età, è stata restaurata per l’occasione e sarà proiettata al pubblico.
Ben piantati nel proprio territorio, ma con lo sguardo attento sul mondo, il Festival propone anche screenshot dei film più interessanti presentati in altri manifestazioni internazionali e le opere di giovani registi talentuosi emersi in varie rassegne.

Per saperne di più:

http://film.iksv.org/en /><br />"</a>"</a>"</a>"</a>”

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