Forse la pazienza del Governo è finita (nonostante le assicurazioni declamate che non si vogliono prendere decisioni unilaterali), forse il sottosegretario Pier Paolo Baretta ha “sentito” una forma di rigetto per la proposta dell’Esecutivo, forse si vogliono trovare troppi “scogli” in mezzo al mare del gioco pubblico ed ai casino online autorizzati, forse ognuno pensa troppo alla propria posizione e non al “globale territorio”, forse si vogliono mettere “troppe distanze” tra il sociale e le attività ludiche, forse si rischia di creare ghetti nelle città e non qualificare i punti di gioco.
Indispensabili premesse per far comprendere le parole che poi vengono esternate dallo stesso Sottosegretario quando asserisce che “toccherà a noi decidere” se tutta la disponibilità messa in gioco dal Governo non è stata ben compresa, e perché non si può più attendere una riforma che già è in ritardo, e non di poco. Detto questo, sembra proprio che Pier Paolo Baretta cerchi di mettere un punto fermo, che probabilmente vuole essere una sorta di “ultimatum nascosto”, ed avvisare che i tempi sono maturi per il riordino che “deve trovare una soluzione”.
Baretta, da parte sua, ammette che il Governo sia in assoluto ritardo nella regolamentazione del gioco, che l’eccesso di offerta del prodotto è rilevante, che si è sottovalutato l’effetto sociale del fenomeno e che per anni si è guardato (purtroppo) solo probabilmente all’interesse erariale: e che per questi motivi bisognerebbe “correre” verso la riforma che, invece, si sta dimostranno assai complicata e difficile.
Onestamente, l’Esecutivo è sembrato essere disponibile ad ascoltare tutti ed a provare, in parte, ad accontentare tutti: ma sembrerebbe che non sia ancora abbastanza. Da qui il pensiero che il Governo “dovrà correre da solo”, visto che non si può lasciare tutto in sospeso dopo che si è a lungo lavorato e dopo, sopratutto, un periodo di attesa per gli operatori del gioco: non sarebbe responsabile lasciare gli addetti ai lavori ancora in una totale incertezza per il presente e per il futuro.
Dopo tante disquisizioni perdurate mesi, il gioco ed i casino online sono penetrati sempre di più nell’italico territorio e di conseguenza il Governo ha preso coscienza, in modo nuovo, di questo settore che è “un poco scappato di mano”. Anche le conseguenze del fenomeno gioco, il gioco problematico, vanno al di là di una “semplice battaglia” di numeri: ed anche le linee proibizionistiche approntate dalle Regioni e dalle Amministrazioni non possono essere completamente sostenute e condivise dallo Stato.
Stato che deve riportare il gioco ad una situazione di normalità e non permettere una sua presenza così “pressante” sul territorio: deve riportarlo ad essere divertimento, motivo per il quale è nato, ma sembra che nessuno abbia colto il tentativo del Governo di questa forte riforma. Baretta tiene a sottolineare che l’intervento dell’Esecutivo per l’accordo con le Regioni e gli Enti Locali si è mosso su più punti: per mantenere il sistema concessorio in modo che lo Stato abbia il controllo diretto sul settore.
Poi, per la riduzione dell’offerta delle apparecchiature di gioco che al momento sono 400mila e sono veramente tantissime che con il 30% di taglio verrebbero tolte dagli esercizi secondari cominciando a “tagliare” da bar e tabacchi. Ed infine, poi, tenendo in considerazione i metri quadrati dei punti di gioco ed anche riducendone il numero, quasi dimezzandolo: sottraendo l’offerta del prodotto si dovrebbei contribuire ad una sorta di prevenzione ed “intervento diretto” sulla cura dell’abuso del gioco.