Una nuova città galleggiante sta per vedere la luce nella Polinesia francese: non a causa dei desideri bizzarri di qualche milionario, ma per colpa di un problema globale – quello dell’innalzamento del livello delle acque degli oceani – che sta mettendo a repentaglio la sopravvivenza del Paese. 

Come sarà la città galleggiante

La città sarà costruita su vere e proprie isole galleggianti, in cui la fornitura di energia dipenderà dalla presenza di pannelli fotovoltaici moderni, ma anche di impianti eolici che potranno sfruttare la forza dei venti che spirano nell’oceano; anche grazie all’acquacoltura, in pratica, lo scopo è quello di fare in modo che l’ambiente sia autonomo – per quanto possibile – sotto il profilo energetico.
Non è stata trovata ancora una soluzione, invece, in merito al problema del trattamento dei rifiuti, così come non è ancora stata individuata l’isola nei pressi della quale si darà vita al progetto.

Chi ci abiterà

Come è facile immaginare, i primi potenziali abitanti delle isole galleggianti della Polinesia francese saranno persone benestanti con un budget a disposizione piuttosto elevato: i costi degli alloggi, infatti, secondo le stime che sono state effettuate dalla società che si occuperà della loro progettazione e della loro realizzazione, non saranno molto diversi dai prezzi che si possono trovare nei mercati immobiliari di maggior prestigio, a New York o a Londra.
Con il passare del tempo, ad ogni modo, lo scenario dovrebbe cambiare, e con la messa a regime di tutte le tecnologie le isole galleggianti di un futuro non troppo lontano potranno accogliere anche soggetti con conti in banca più modesti.

Il futuro

Insomma, quello che sta per essere intrapreso nella Polinesia francese è una sorta di progetto sperimentale, e nel momento in cui le tecnologie indispensabili per la messa a punto delle tecnologie galleggianti saranno sviluppate alla perfezione è facile prevedere un abbassamento dei costi.
Non solo: nel caso in cui il progetto dovesse avere successo, anche altri Paesi potranno beneficiarne, sempre con lo scopo di contrastare e prevenire le nefaste conseguenze che potrebbero derivare dall’innalzamento dei livelli delle acque.

Le proteste

Per quanto futuristico e utile possa apparire questo progetto, però, non sono mancate le proteste e le lamentele di chi vi si oppone: tra le motivazioni più diffuse alla base delle contestazioni, c’è chi sostiene che i fondi che saranno investiti per costruire le isole galleggianti potrebbero essere spesi in modo migliore, per esempio in iniziative a favore dell’istruzione o della sanità.
Non manca, d’altro canto, chi sostiene che gli stessi soldi potrebbero essere impiegati per fare in modo che le persone che abitano nei territori a rischio per colpa dell’innalzamento degli oceani si possano trasferire altrove e per costruire lì delle nuove abitazioni.

Il parere dell’esperto

Il New York Times ha intervistato, a tal proposito, un esperto canadese, Simon Donner, geografo che si occupa delle conseguenze nelle isole del Pacifico del cambiamento climatico. Ebbene, secondo lo studioso il progetto che si sta studiando per la Polinesia francese è meritevole di interesse, così come le intenzioni dei finanziatori non possono essere considerate pericolose.
D’altra parte, questa vicenda dimostra che sono i Paesi più sviluppati gli unici a poter far fronte al problema del cambiamento climatico, sia sotto il profilo tecnologico che sotto il profilo economico: cambiamento climatico che, però, è stato innescato e amplificato in gran parte proprio da loro. 

Di Golem

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