Non possiamo ignorare un peccato d’origine, diciamolo francamente: IMPERDONABILE!
Nessun padiglione, come postulato universale, per quanto splendido possa essere, merita 8 ORE di fila per entrare, come il Giappone.

Ma il problema non è stato solo il Giappone; considerando una media generalizzata, possiamo parlare di 3 ORE di fila; allora siamo ancora più precisi: NESSUN PADIGLIONE vale 2, 3 ore e più di fila. Su questo, io e Dalila ci siamo trovati assolutamente d’accordo.
Si può concedere 1 ora, 1 ora e mezza di fila, come MASSIMO raggiungibile. Diciamo che una media accettabile sarebbe MEZZ’ORA. Anni-luce lontano rispetto a come è stato progettato,  allestito e realizzato il controllo dell’afflusso dei visitatori; c’è gente che è arrivata ad un grado di alienazione da vedere l’inimmaginabile; non dico la Madonna (quella c’era davvero; la riproduzione della famosa “Madonnina”), ma cose e persone che non c’erano, e le ha pure descritte e raccontate.
1 SOLO biglietto valido, diciamo per dieci ingressi, ad un  prezzo più ragionevole di quello attuale, da distribuirsi durante tutti i 6 mesi di durata dell’EXPO avrebbe consentito un diluirsi degli accessi, soprattutto ai padiglioni più gettonati.  Avrebbe potuto essere una soluzione? Forse.
Dove erano gli “addetti ai lavori”, quando non c’era da… allungare le mani, ma da pensare al da farsi?
Questo è un gravissimo difetto di PREPARAZIONE e ORGANIZZAZIONE; e, in punto di LEGITTIMITA’ (come si  direbbe in un’aula di Giustizia; ambiente non estraneo all’EXPO, per vari motivi, come si sa), il discorso potrebbe fermarsi qui.

Ma io e Dalila (il 22 ottobre scorso, ma mi piace parlarne come se fosse oggi), ci facciamo forti del nostro badge di giornalisti, che ci permette di scavalcare ogni fila, in quasi tutti i padiglioni (qualcuno ritiene che non meritino privilegi i giornalisti; per avversione nei confronti della stampa in genere o di un certo modo di fare informazione?).
Forse non è molto giusto; d’altronde  non avremmo potuto fare questo resoconto.
Ed ecco che entriamo nel MERITO della giornata.
I PADIGLIONI che abbiamo VISITATO:

Il GIAPPONE
Possiamo ben dire che se il PALAZZO ITALIA è la GRANDE ATTRAZIONE CLASSICA, il GIAPPONE è la GRANDE ATTRAZIONE ORIENTALE, anche se vi è qualche eccesso di “vi stupiremo con i nostri effetti speciali”, a mio avviso, con la benedizione dei vari Panasonic, Sharp, Toshiba, Mitsubishi, Sony, ecc. ecc.
Balza all’evidenza un certo ottimismo sulle “procedure” per nutrire il Pianeta; o forse, meglio, “salvare il Pianeta”; ma al momento di visualizzare l’uomo, l’operatore del “da farsi”, appare un ROBOT.
Il messaggio, l’indicazione giusta su quale dovrebbe essere il comportamento dell’uomo, è compito degli ologrammatici Spiriti dei boschi.
Si può ben dire che non si vede un uomo in giro per i monitors, i fiumi, le valli, il mare e le montagne, gli ologrammi, i grafici; e non si vede cibo, se non virtuale, su sofisticati schermi interattivi, nel “ristorante del futuro”.
L’insieme è abbagliante di tecnologia stupefacente, più che all’avanguardia, ma indubbiamente non poco inquietante.

Gli USA
Molte “arie”; qualche senso di colpa; terrazzi, visione panoramica, vegetazione in verticale (ma il Padreterno l’aveva preferita in orizzontale).
Notevole la scrittura d’acqua: gettiti in verticale che, regolati su diverse pressioni e volumi, evidenziano frasi, raccontano qualcosa:
Nutrire il Pianeta vuol dire risolvere enormi problemi di acqua e di cibo, nonché di spazio e di difesa delle biodiversità.

La RUSSIA
Il suo forte è il grano. Punta sulla conservazione dei semi delle specie vegetali utili, per le future generazioni… se ci saranno.
Il ricordo del grande scienziato Nikolaj Ivanovič Vavilov, prima esaltato, poi perseguitato dal regime sovietico, è di molto aiuto in questo progetto.

L’UNGHERIA
Minimalista ma suggestiva. Atmosfera tzigana e… napoletana; dal pianoforte di un eccellente musicista,  si spandono nell’aria le note di Funiculì funiculà, ‘O sole mio, Torna a Surriento.
Ci sono Paesi come il Ghana, il Mali, la Costa d’Avorio, ecc, con box espositivi, rispetto ai quali, quelli degli Stati Uniti, della Cina, della Malesia, dove è ricostruita la foresta tropicale, ecc., che cosa sono? La Cappella Sistina, il Partenone, il Pantheon?
Ma, anche nel constatare ciò, nel chiedersi il perché, c’è costrutto, c’è riflessione, valutazione.
Qui ci concediamo un po’ di riposo.
ORE 13 PAUSA PRANZO; area frequentata da 250mila visitatori, evitiamo di voltarla a “buona cucina”; pizzetta salame e ricotta, patatine, boccale di birra fresca, gelato… questo sì, rigorosamente Pernigotti.
Ed eccoci agli…

EMIRATI ARABI UNITI
Grande sfarzo; aiuti a tutti, costumi tradizionali, deserto, acqua, coltivazione protetta, desalinizzazione dell’acqua marina; il fascino del deserto e della incredibile vita di Dubai e Abu Dhabi; effetto surround, tra il mare e il deserto, selva di grattacieli, tra i più alti del Mondo. C’è da gridare al miracolo (o allo scandalo) o dare di matto: per EXPO Dubai 2020 Connecting Minds, Creating the Future – da Aprile ad Ottobre (percorso al contrario di Milano, per motivi climatici)  è GIA’ TUTTO PRONTO!!! 5 anni prima. Ci sono solo rifiniture da fare, che saranno rapportate all’attualità dei tempi; non ci saranno CAMOUFLAGE, lì [d’altronde anche Astana 2017 (in Kazakhstan; sull’energia del futuro) è in fase avanzata di realizzazione. Quelli speciali siamo noi, dove si tratta sulle prebende, sulle mazzette e sugli scambi di favore, fino all’ultimo minuto e così, all’apertura dei cancelli, ci sono ancora i manovali con cazzuole e carriole che sgattaiolano dappertutto].
Ciò detto, ricordiamo che, nel deserto più ricco del Mondo, è importato l’85% del cibo.
In compenso, gli Emirati riforniscono di petrolio e gas, appunto, il resto del Mondo; ma per loro l’ACQUA è più importante del PETROLIO (che, come ti schizza davanti agli occhi, da tutto l’apparato, ha il gravissimo difetto che non si può bere).
Mi viene in mente un curioso pensiero; forse non il prossimo conflitto mondiale, ma, ad ogni modo, il CONFLITTO PLANETARIO FINALE non sarà per il petrolio, ma per l’acqua.
Ed eccoci in…

COLOMBIA
Ci accolgono dicendoci come la Colombia sia un PAESE FORTUNATO fin dall’inizio.
“L’esatto contrario degli Emirati” mi fa osservare Dalila “dove all’inizio sono stati sfortunatissimi” (infatti, dove ora dilagano i pozzi di petrolio e, poco più oltre le strutture ultramoderne dei centri abitati e le strade percorse da auto di lusso, sparuti cammelli ciondolavano, trascinati in ebeti percorsi, attorno alle dune, da sfarinati cammellieri, oggi magnati con yacht super lussuosi).
Il Padreterno, o chi per esso, creò la Colombia SENZA STAGIONI; l’anno è unitario e il vasto territorio (oltre 4 volte l’Italia) ha 5 CLIMI FISSI, per cui ogni coltivazione è possibile; ogni stile di vita è praticabile (ed anche le conformazioni etniche differiscono un po’): Il CALDO, il TEMPERATO, il FREDDO, le NEVI ETERNE e la BRUGHIERA. Si va da montagne alte più di 5mila metri dal livello del mare, in alcune zone con distanze circoscritte in aree limitate.
E’ il Paese che ha il più alto indice di BIODIVERSITA’ per Kmq al Mondo.

MALESIA
Foresta tropicale; paradiso della biodiversità.
Entrata spettacolare, nella foresta, e sullo sfondo, gli incredibili grattacieli di Kuala Lumpur.
BELGIO
Coltivazioni particolari, non mostrate attraverso video, effetti speciali, tecnologia da bocca aperta, ecc., come in altri padiglioni, ma fatte, concretamente, vedere: vasche con pesci e, ad esse sovrapposte grandi ruote contenenti, come cesti, varie colture.
Da come ho potuto capire, c’è uno scambio di ossigeno tra l’acqua, che permette alle colture di vivere e produrre frutti e queste ultime che trasmettono, a loro volta, ossigeno all’acqua, permettendo ai pesci di vivere; così la flora e la fauna si scambiano “favori”.
Ora sono un po’ stancuccio; Dalila meno. Ci raggiunge Maria Rosaria.

BRASILE
Foresta amazzonica, rete (soprattutto), Rio 2016;

NEPAL
Grande affluenza, grande solidarietà internazionale;
bellissimo Tempio Buddhista, perfettamente realizzato (c’è chi entrando, o uscendo, si segna. Bah… tempi bassi).
Molto Buddha; molto Katmandu; molto (graditissimo) zenzero.

Al PADIGLIONE ZERO non concedono entrata riservata ai giornalisti; così come CINA e KAZAKISTAN  (circa quest’ultimo, “sarà perché lo reputano inutile – dico a Dalila che però mi guarda storto e non dà segno di darmi retta – ritengono che in ogni persona ci sia un kazako, quindi, inutile visitare il padiglione, basta guardarsi dentro”).
Ed infine, l’imperdibile spettacolo dell’Albero della Vita, di fronte all’enfatica scritta luminosa, sul padiglione italiano: “ORGOGLIO ITALIA”.

Il film dell’EXPO giunge alla parola FINE.
Il tema “NUTRIRE il PIANETA” per quanto strapazzato sia stato dagli organizzatori e da alcuni degli Stati presenti (per non parlare di quelli assenti) ha attirato oltre 20 MILIONI di visitatori.
Un tema di grandissima rilevanza; di rilevanza COSMICA, potremmo dire.
Le ultime 3 ESPOSIZIONI UNIVERSALI, sono state quelle di
SARAGOZZA 2008 – Tema “acqua e sviluppo sostenibile”; anche questo non da poco. Visitatori 5 MILIONI e ½ ;
SHANGHAI 2010 – Tema “città migliore, vita migliore”. Visitatori 73 MILIONI; beh… siamo in Cina, sufficienti loro a riempire il plafond;
YEOSU (Corea del Sud) 2012 – Tema “Coste e Oceani”. Visitatori 14 MILIONI.
La precedente EXPO italiana di maggior rilievo è stata quella di MILANO 1906 – Tema “i trasporti”. Visitatori 10 MILIONI.

Un numero RADDOPPIATO, oggi, a distanza di oltre UN SECOLO; dato ambiguo:
il MONDO credeva di più nel suo futuro, a quei tempi; l’ITALIA molto di più. La dura realtà ha poi deluso un po’ tutti. E oggi? Chi sa…
L’AREA dell’EXPO non  può essere smantellata, una volta suonata la campanella dell’ultimo giorno.

Lo spazio, i padiglioni, sono ormai, nell’immaginario di chi ha sentito qualcosa, di chi ha visto qualcosa, l’area misteriosa, improvvisamente silenziosa, dove si aggira lo SPETTRO, che toccherà a noi definire: NON lo SPETTRO della FAME; ma, sperabilmente, lo SPETTRO della SOLUZIONE del problema della giusta nutrizione del Pianeta.
“NUTRIRE il PIANETA” dovrebbe poter diventare un TEMA PERMANENTE di studio, di attrazione, oltre che di pubblico, gente comune che non vuol chiudere gli occhi o nascondere la testa sotto la sabbia, approfittando, contemporaneamente, dell’occasione, per ristorare lo spirito, e stare un po’ all’aria aperta, di scienziati, sociologi, filosofi, economisti, politici, di TUTTO il MONDO, che dovrebbero ANNUALMENTE (ormai non c’è più tempo di prendersela comoda) incontrarsi, per fare il punto della situazione.

Proprio accanto all’Albero della Vita; proprio lì dove è celebrato il TRIONFO della Vita sulla Morte, mi piacerebbe fosse collocato l’OROLOGIO di MILANO, sulla scia del Doomsday Clock di Chicago; dove con riferimento al tema specifico indicato, l’ora ZERO sarebbe segnata da “Expo 2015”, da aggiornare ogni anno, più o meno nello stesso periodo (in ottobre?); sperando che le lancette possano essere spostate in SENSO ANTIORARIO (o almeno restare stazionarie) e, magari, trascinare con sé, da destra verso sinistra, anche le lancette dell’OROLOGIO di CHICAGO.
Ma, come si dice da certe parti… PARTIAMO dal BASSO… speriamo che almeno qualcuno che abbia una certa potestà decisionale, si occupi di queste problematiche; se ne interessi un po’, e non resti indifferente, lasciando che tutto vada a ramengo, allegramente, come spesso accade in Italia.

E PER FINIRE
Un po’ di spazio anche al sentimento:
Ora che i cancelli sono chiusi e solo il vento la fa da padrone lungo i cardi e il decumano, tra le vele che sbattono come se volessero partire, ma in realtà sono ancorate a terra, a che cosa? Alla voglia di vivere, di riprendere il viaggio, o lasciarsi andare e morire? Ora che sono coperte dai teli quelle opere d’arte che improvvisamente ti apparivano davanti nella giornata, come la Quadriga di Messina, l’inquietante Les Arbres Brûlés di Philippe Pastor, le Ali di Daniel Libeskind in Piazza Italia, e così via, come buoni messaggi dell’Uomo, sottolineature che egli è quindi capace di questo e non solo di ignominie e atti abominevoli; ora che il vociare, il calore umano, le scolaresche, gli amori che riempivano l’aria e l’area dell’EXPO, sono spariti, ci mancano; mancano anche a coloro che hanno visto poco o visitato solo gli esterni, o anche non sono andati affatto al capolinea di Rho, e hanno potuto vedere solo in TV o seguire sui giornali, sapevano però che era lì, e quando volevano potevano andarci.
Tutto questo ci manca e sentiamo solo un vago senso di malinconia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *