Pasquale Scimeca è un regista siciliano che ha realizzato tanti film significativi intrisi di storia, letteratura, impegno sociale.

Nel tuo ultimo lavoro “ Biagio” hai voluto raccontare la storia di Biagio Conte, della sua ricerca di Dio e della sua scelta di farsi povero per scimeca1occuparsi degli ultimi, come mai?

Perché fratello Biagio è un  rivoluzionario. Uno degli ultimi veri rivoluzionari del nostro tempo.   Un faro (per usare un’espressione di Hermann Hesse riferita però a san Francesco) la cui luce riflessa è giunta fino a noi. In un mondo dominato dalla cultura del consumismo che ha eletto il denaro a divinità (abbiamo costruito il vitello d’oro e l’adoriamo), dove le uniche cose che contano sono il potere e la violenza generata dall’esercizio del potere, a qualsiasi livello e in qualsiasi modo, un uomo che ha il coraggio di lasciare ogni ricchezza, di rinunciare a ogni forma di consumo, di amare la natura fino a immergersi in essa e a diventare un tutt’uno con le forme del creato, che ha il coraggio di cercare Dio nell’immensità dell’universo, che, infine, ha il coraggio e la coerenza di amare i poveri fino a farsi povero con essi e a dedicare la sua intera esistenza agli ultimi, a chi non ha più niente, e insieme a loro costruire un percorso di dignità e di vita, vera, umile, essenziale….  Chi più di lui merita di essere raccontato in un film?

In questo tuo ultimo film, ora in programmazione nei cinema e nelle scuole, ( il sito http://www.biagiofilm.it/) alla fine spesso sei presente per narrare la figura di Fratel Biagio che ora nelle sue missioni ospita circa 1000 persone. Si nota come tu sia affascinato da questo missionario, che ha girato a piedi, con la croce in spalla, tutta la Sicilia cosa ne pensi di questa sua iniziativa?
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E’ un gesto di sublime bellezza. Caricarsi sulle spalle la Croce, e assieme alla Croce, caricarsi sulle spalle “il dolore del mondo offeso” è in realtà un grido di dolore: “Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re. E  allora, che cosa siete andati a vedere? …” (Matteo 3.1).  E noi, cosa vediamo noi che corriamo con le nostre automobili, persi dietro falsi pensieri, con le menti ottenebrate dalla cupidigia? Cosa vediamo noi con la nostra supponente grettezza?  Un uomo che viene da un tempo lontano? Un esibizionista? Un folle? No. No. No. Noi non siamo ancora pronti per capire, per capire che questo è soltanto un uomo, un uomo solo che grida nel deserto.

Un regista, quando realizza una pellicola la percepisce come una sua creatura e la valorizza in ogni modo,  la segue quasi come un padre. La sensazione di chi ti ascolta quando parli di Biagio o quando si legge un tuo articolo sulla tua opera cinematografica o sul missionario, è che sei molto coinvolto, cosa sta accadendo in te?
Certo che sono coinvolto. C’è una strofa, in una bella canzone di Fabrizio De Andrè che dice: “Anche se saremo tutti morti/ siamo lo stesso coinvolti”.  L’essere stato vicino a Biagio, l’aver cercato in lui quello che a me mancava, mi ha insegnato una cosa che credo sia importante per tutti noi: un uomo deve sempre mettersi in cammino e cercare la verità, quella verità che è sempre rivoluzionaria.. si cammina e si cerca, si cade e ci si rialza, ci si guarda indietro e si va avanti. La vita e il suo mistero, la morte e la paura, si cammina e si va avanti, prima o poi, Dio avrà misericordia di noi e stenderà la sua mano per una lieve carezza, per un soffio di brezza mattutina, per una lama di luce che per un attimo, un solo attimo rischiarerà le tenebre e ci farà danzare, e farà vibrare il nostro cuore, e ci farà gridare con tenerezza: “Nuove orecchie per nuova musica, nuovi occhi per il lontanissimo”.

Oltre che un regista sei uno storico specializzato in storia delle rivolte contadine in Sicilia, come pensi che la Sicilia possa finalmente diventare unascimeca3 terra libera da soprusi, dalla mafia? Giovanni Falcone diceva : ““Certo dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.”
Quando secondo te ci sarà la fine della mafia?
Quando tutti capiremo qual è il senso del nostro stare al mondo.

Ancora oggi sei premiato per il film “ Placido Rizzotto” del 2000, che racconta la storia di un sindacalista ucciso dalla mafia. Quando metti in scena una pellicola come questa che emozioni provi?
Quando rivedo quel film, a distanza di tanti anni, ancora mi commuovo. Spesso mi chiedo: Ma sono stato io a farlo? Poi, una volta, sono stato a Corleone, e ho visto la tomba di Placido costruita con le pietre donate da ogni parte d’Italia, dove, finalmente, riposano le sue misere ossa, e allora ho capito che anche un film, alle volte, può essere utile per muovere le coscienze, per dare un significato alle cose, per far trasmigrare una tua emozione e far si che diventi un’emozione di tutti.

In “ La passione di Giosuè l’ebreo” del 2005, narri la cacciata degli ebrei  dalla Spagna nel 1492 da parte della Regina Isabella. Ci porti a conoscenza di pagine di storia dove i cattolici furono coloro che fecero tanto male alle minoranze religiose.  Quando finalmente, secondo te, non ci saranno più estremisti religiosi che in nome di Dio compiranno nefandezze? 
Quando tutti capiremo veramente qual è il senso vero del nostro stare al mondo.

Pasquale,  sono diventato un tuo fan accanito, i tuoi film mi commuovono, mi elevano, mi portano a conoscenza di pagine di storia che ignoravo. Ti voglio chiedere,  qual è la strada per la salvezza per noi esseri umani? 
Ti ringrazio per la stima, ma veramente e sinceramente, non lo so. Ancora non lo so.

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