Il cinema italiano, si sa, è in crisi e Nanni Moretti ha finalmente scoperto perché: “il pubblico è pigro”. Senza dubbio un’analisi esegetica illuminante da parte di un esponente del cinema radical-geriatrico italiano.
L’acuta osservazione viene poi seguita da un sillogismo ancora più ponderato: “i ragazzi vanno a vedere un altro tipo di film, in un altro tipo di sala cinematografica”. Ergo, il cinema italiano è una specie di kryptonite che crea un inatteso vuoto pneumatico nelle sale. Il passo successivo è la ricerca di una soluzione universale ai problemi dei registi italiani, amareggiati dalla svogliatezza degli spettatori. Tipo mettere in commercio le mutande d’acciaio e accendere dei magneti potentissimi collegati alle poltrone del cinema Sacher di Moretti. Oppure ipnotizzare le persone con girotondi sulla figa e poi sigillare la sala stracolma di vittime, insomma un “trattamento Ludwig” di Arancia Meccanica.
Povero Nanni, non c’è un’alternativa poco dispendiosa o legale a questa piaga e non rimane che unirci al suo antico lamento (quest’anno è anche l’anniversario di quarant’anni di pianto ininterrotto). Di certo non si può rinunciare ai finanziamenti della RAI, del Ministero dei Beni Culturali, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, oltre ad avere le spalle coperte da produttori come Fandango. Ma, soprattutto, guai a fare un film che non sia vietato ai minori di sessant’anni, benestanti, veterocomunisti e mortiferi, ironia non inclusa.