C’è un luogo in internet dove le cellule cerebrali vanno a morire, schiantandosi come i kamikaze a Pearl Harbor. Per scovarlo è necessario andare su Facebook e digitare due macabre parole: Matteo Salvini.
Subito si aprirà la cloaca che ospita i conati del fine pensatore leghista, prova vivente dell’inesistenza di qualsivoglia divinità. Incredulo per la libertà concessagli dal social network, la cui normativa consente omofobia, razzismo, fascismo e feticismo dei brufoli, Salvini dà la stura a un flusso di demenza apocalittica.
La pagina fognaria è un magnete per i sottosviluppati con tastiera alla mano che, con la fierezza di chi ha appena imparato l’alfabeto, sostengono quel gran pezzo di Lega del loro leader. Argomentare con costoro sarebbe come gettare un arbre magique in un cacatoio per elefanti. Inutile rispondere, impossibile difendersi. Ma una soluzione c’è e si chiama “Gattini per Salvini”. Un evento lanciato su Facebook per inondare la bacheca dell’uomo felpato con immagini di felini teneri e indifesi. Circa 25.000 persone hanno aderito all’iniziativa, sommergendo il vomito di Salvini con migliaia di foto di gatti, in particolare quelli immigrati, neri e persiani. Per una volta reale e virtuale coincidono e l’unica possibilità per liberarsi di un topo infetto è sguinzagliare un gatto, e quanto più è grosso e molesto, tanti più gatti serviranno.