Dopo i tre voti di fiducia, superati con performances superiori alle aspettative, l’Italicum, la nuova legge elettorale che il Governo Renzi sta varando in questi giorni, vedrà probabilmente la luce la prossima settimana nonostante l’ultimo voto a scrutinio segreto che l’ attende a Montecitorio.

Al di là del numero dei dissidenti interni, che in questi giorni sono stati più o meno 38, lo scrutinio segreto potrebbe favorire il soccorso azzurro, o meglio quello delle truppe di Verdini, che garantirebbe una maggioranza numerica pari o superiore a quella fin qui ottenuta. Nell’attesa di vedere confermati, o smentiti, i pronostici della vigilia, non resta che constatare l’assoluta superficialità con cui è stato trattato un tema così complesso, come quello della legge elettorale, nel corso dell’ultima settimana. Un dibattito sterile sulla “fine della democrazia” è rimbalzato dalle colonne dei giornali e dagli scranni parlamentari, attraverso talkshow e dibattiti in rete, da una parte all’altra del Paese, coinvolgendo più o meno tutta la pubblica opinione. 

La verità è che Italicum o non Italicum la democrazia in Italia rimarrà quello che è sempre stata dal dopoguerra ad oggi: un processo perennemente incompiuto da cui stentano ad arrivare risposte concrete ad un Paese sempre più in difficoltà. Per questo il paragone con Mussolini e le accuse di fascismo lasciano il tempo che trovano, oggi come ieri. Non è credibile vedere chi prima veniva accusato, stupidamente, di far parte di un governo dittatoriale, gridare a sua volta al colpo di Stato oggi che è all’opposizione. Né è possibile che si agiti lo spettro del ventennio ogni volta che ci si accinge a prendere delle decisioni, anche se in modo controverso.

La famosa “Legge Acerbo”, più volte tirata in ballo come metro di paragone dai media e dagli stessi parlamentari, era una legge maggioritaria che fu varata nel 1923 dal Governo fascista per rafforzare la maggioranza parlamentare e la posizione predominante del partito fascista. Oggi l’Italicum rischia di mettere in crisi proprio il Governo in carica oltre che  il Pd e Forza Italia, ovvero i due massimi partiti italiani (almeno sulla carta). La legge assegnava i due terzi dei seggi disponibili a chi avesse raggiunto la soglia del 25%. 

L’ultima versione dell’Italicum invece assegna il 54% dei seggi alla lista che raggiunge la soglia del 40%, sennò si va al ballottaggio. C’è una bella differenza, anche perché, va ricordato, che la legge Acerbo fu votata anche da buona parte dei liberali e dei cattolici di destra che poi, una volta sciolte le camere si candidarono nelle liste nazionali fasciste che stravinsero le elezioni del 1924. Una situazione ben diversa da quella attuale che richiama, semmai, più da vicino la controversa vicenda della “legge truffa” del 1953, approvata con voto di fiducia dal governo democristiano di De Gasperi, che suscitò furiose polemiche parlamentari. La “legge truffa”, ribattezzata così dalla sinistra del tempo, assegnava il 65% dei seggi  alla coalizione che raggiungeva il 50% più uno dei voti totali. Ma in quell’occasione la legge pensata per rafforzare la coalizione di governo fallì il suo obiettivo e fu abolita pochi anni più tardi. Proprio come il governo di Matteo Renzi, il governo De Gasperi si trovava ad affrontare una situazione di crisi sociale drammatica che favoriva la crescita delle destre e le forti pressioni da parte delle sinistre, sempre più insofferenti per un Paese che, nonostante le condizioni economiche mutate in meglio, restava in attesa di uno sviluppo ancora di là da venire.

Anche la caduta del Governo Renzi, se dovesse verificarsi, avverrà sui temi economici e sociali che sono la vera emergenza del Paese e non sulle riforme costituzionali che interessano, in fondo, una parte molto ristretta della pubblica opinione. Certo un Governo espresso da una maggioranza parlamentare eletta con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta, avrebbe potuto avere un atteggiamento più dialogante con il Parlamento nel momento in cui si è trattato di legiferare proprio su questo delicato tema, tuttavia, come diceva Renzo De Felice :«uno dei danni più grossi che ha fatto il fascismo, è stato quello di lasciare in eredità una mentalità fascista ai non fascisti e alle successive generazioni antifasciste. Una mentalità di intolleranza e sopraffazione ideologica e di squalificazione dell’avversario per distruggerlo».

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