PARMA. Esplora l’aspetto sacrale e archetipico della maternità e il suo ruolo fondamentale nella cultura mediterranea attraverso una selezione di capolavori archeologici e artistici da Pinturicchio, Veronese, Moretto, fino ad arrivare a Giacometti, Pistoletto, Bill Viola la grande mostra allestita dall’8 marzo al 28 giugno nel Palazzo del Governatore di Parma. Esposte 170 opere provenienti da oltre 70 importanti musei e collezioni italiane e assicurate per circa 100 milioni di euro di valore.
Mater. Percorsi simbolici sulla maternità, promossa dal Comune di Parma, è stata ideata da Elena Fontanella, mentre la curatela è stata affidata ad Annamaria Andreoli, Elena Fontanella e Cosimo Damiano Fonseca. Una selezione, la loro, finalizzata a indagare, anche dal punto di vista artistico, i misteri della vita e della procreazione sia nelle dimensioni soggettive sia in quelle cosmiche, in un percorso che affronta e illustra i simboli della maternità così come nei millenni l’uomo li ha creati, percepiti e descritti. Suddivisa in quattro ampie sezioni, la rassegna prende le mosse dalle antichissime raffigurazioni delle Grandi Madri ‘steatopigie’ e dai miti greco-romani, presentando preziosi reperti quali la ‘Venere di Savignano’ (da Pigorini di Roma), la ‘Madre dell’ucciso di Urzei’ (dall’Archeologico di Cagliari), l”Artemide Efesia’ (dai Vaticani), l’Ara con Eos (da Gela), i famosi ‘Bambini in fasce’, ex voto rinvenuti nel santuario di Vulci, alcuni affreschi pompeiani, la curiosa tavoletta eburnea con una scena di parto del I sec. d.C. (dall’Archeologico di Napoli), il busto di Iside in basalto della XXVI dinastia (dall’Egizio di Firenze) e dalla straordinaria statua di Proserpina (III sec. a.C.) del Museo Civico di Lucera. Dopo aver illustrato le cosmogonie delle dee madri, la rassegna affronta la decisiva svolta simbolica nella rappresentazione artistica della maternità dopo il Concilio di Nicea nel 325 d.C quando Maria fu riconosciuta quale madre di Dio. Accanto alle icone bizantine, ecco i capolavori che abbracciano un arco temporale che va dal Trecento toscano fino al XVII secolo. Esposte in questa sezione meravigliose tavole e una serie di celebri ‘Madonne con Bambino’ da Filippo Lippi ad Andrea Mantegna, da Pinturicchio a Rosso Fiorentino, dal Veronese a Tiepolo.’Dalla maternità sacra alla maternità borghese’ esplora invece come la trasformazione della famiglia in ambito borghese ottocentesco abbia modificato l’ideale di sacralità della maternità. Ne emerge il forte squilibrio sociale creato dalla rivoluzione industriale che fa da sfondo al recupero della maternità come valore nuovo, qui ben esemplificato dai ritratti di genere di Francesco Hayez e di Domenico Induno per approdare alle magnifiche tele di Felice Casorati (‘La famiglia Consolaro Girelli’) e di Gino Severini, autore di quella splendida ‘La Maternità’ icona della mostra. La sezione che conclude il percorso è dedicata al secolo breve, al ‘900, nel corso del quale si è assistito all’emancipazione della figura femminile dai temi archetipici. Il tema della maternità è stato infatti poderosamente trattato dall’arte del ‘900 e dalle sue Avanguardie. Il risultato è stato il sostituirsi di una figura di madre astratta e chiusa in una propria femminilità sacrale con l’immagine di una donna affrancatasi dalla condizione esclusiva di madre e invece in reale, costante competizione con il quotidiano. Ciò ha determinato nell’arte una variazione della propria iconografia: la maternità sacra si trasforma in femminilità seduttiva, mentre il senso procreativo cede il passo ad una rappresentazione estetica concettuale. La moderna ricerca espressiva di un nuovo archetipo femminile prende vita nelle opere di Mimmo Rotella, Michelangelo Pistoletto, Max Kuatty, Bill Viola, Mat Collishaw, fino alla celebre icona del personaggio di Valentina di Crepax (di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario) che chiude il percorso.