Il primo presidente della Corte di Cassazione, GIorgio Santacroce, dice no alle “frequenti tensioni e polemiche” tra magistrati e chiede di eliminare “forme di protagonismo, cadute di stile e improprie esposizioni mediatiche”.
Durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, Santacroce parla anche di giustizia al collasso: “Ipotizzando l’impossibile sopravvenienza zero, occorrerrebbero pur sempre tre anni e 4 mesi per azzerare le cause arretrate della Corte di Cassazione”. Secondo il primo presidente servirebbe una energica cura dimagrante, che alleggerisca la Corte dei processi pendenti per consentirle di svolgere il suo ruolo.
I numeri in calo del contenzioso sia civile che penale, ha continuato Santacroce, dipendono dalla laboriosità dei magistrati che sono tra i più produttivi d’Europa, mentre continuano ad essere troppo gli avvocati tra quelli distribuiti sul territorio nazionale e quelli iscritti all’Albo speciale dei patrocinanti in Cassazione. Una anomalia tutta italiana, secondo il primo presidente, che non giustifica una esigenza di mercato.
Santacroce ha anche messo in guardia dal “più grave pericolo di una società globalizzata come quella attuale rappresentato dalla possibilità che la politica sia asservita alle scelte economiche e che l’economia assurga al ruolo di vera guida delle decisioni politiche innalzandosi a unico parametro dell’agire dell’uomo”.
Il ministro della Giustizia Andrea Orlando, da parte sua, ha ribadito che “la riforma dello Stato e la riforma della giustizia risultano profondamente intrecciate: “un indubbio protagonismo nel cambiamento – ha detto – compete alla magistratura. E’ alle spalle la stagione nella quale erano posti in questione il ruolo e la funzione della magistratura: oggi il confronto, anche nella sua asprezza, si svolge in una visione di riferimento condivisa della giurisdizione nella quale la magistratura assolve una funzione essenziale per le garanzie della persona e per la tutela dei beni giuridicamente rilevanti”.
Il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa, nel suo intervento ha ripercorso le tappe dell’ultimo anno, “un anno cruciale per l’Avvocatura”.
Primo punto fra tutti, l’approvazione della riforma forense, fortemente voluta dal Consiglio nazionale e approvata dal Parlamento a vastissima maggioranza. A questo proposito il presidente del Cnf ha evidenziato innanzitutto gli aspetti più qualificanti del nuovo codice deontologico entrato in vigore di recente, che – come ha ricordato Alpa – “ha introdotto, oltre ad una nuova concezione dell’illecito basato sul principio della tipicità, importanti principi per la difesa dei diritti dei cittadini, riguardanti i rapporti con il cliente, i rapporti con i colleghi e il ruolo dell’avvocato nel processo” nel rispetto dei valori che la legge di riforma professionale assicura, in termini di dignità, decoro, diligenza e competenza degli avvocati.
Dignità e decoro, legati all’equità dei compensi. Sul punto Alpa, ricordando la forte riduzione dei redditi e la difficile situazione economica in cui versano i professionisti, ha sottolineato l’importanza della reintroduzione, grazie alla legge di riforma forense, del divieto del patto di quota lite e l’entrata dei nuovi parametri che, oltre a restituire il riconoscimento della dignità dei compensi per la categoria forense, hanno introdotto maggiore trasparenza e imparzialità, prevedibilità dei costi delle prestazioni professionali, nell’interesse esclusivo di cittadini e imprese.
A lanciare un allarme, a margine della cerimonia di inaugurazione, è stato l’Organismo unitario dell’avvocatura attraverso il presidente Mirella Casiello: «Il patrocinio a spese dello stato – denuncia – è sempre più depotenziato: un errore e un’ingiustizia! Questo strumento in questi anni è stato fondamentale nella difesa dei cittadini meno abbienti. Chiediamo al Ministro Orlando che si inverta la rotta, servono nuove politiche che rilancino questo sistema di tutele e che valorizzino gli avvocati che prestano la loro attività in questo ambito, riconoscendogli compensi equi e dignitosi in tempi rapidi e certi. È una scelta di buonsenso e di civiltà».
Infine il presidente dell’Oua, alla fine della cerimonia, ha sottolineato anche «l’importanza dei continui e ripetuti riconoscimenti al ruolo costituzionale degli avvocati, protagonisti insieme ai magistrati della giurisdizione, come testimoniano tutti gli interventi di oggi, compreso quello del Guardasigilli e delle massime autorità della magistratura. Un passo in avanti dopo anni di ostracismo nei confronti dell’avvocatura».