“A difesa del pluralismo e della rappresentanza all’interno dell’Avvocatura, l’Associazione Nazionale Forense ha impugnato di fronte al Tar del Lazio il regolamento sulle modalità di elezione dei componenti dei consigli degli ordini circondariali forensi. E’ una decisione che si è resa inevitabile in quanto il regolamento è una sorta di ‘Italicum’ in salsa forense, di cui ripropone le storture, con candidature calate dall’alto e meccanismi che favoriscono le maggioranze bloccate.
E’ grave e preoccupante che il Ministero della Giustizia non abbia inteso ascoltare i pareri delle associazioni forensi e addirittura quelli delle Commissioni Giustizia del Senato e della Camera, fissando delle regole che contrastano in modo palese con la legge di riforma forense oltrechè con i princìpi costituzionali della rappresentanza”.
Lo dichiara Ester Perifano, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense.
“La riforma – continua Perifano – prevede che ciascun elettore possa esprimere un numero di voti non superiore ai due terzi dei consiglieri da eleggere e richiamando l’art.51 della Costituzione dispone che almeno un terzo dei consiglieri eletti appartenga al genere meno rappresentato. Consente che la disciplina del voto di preferenza debba prevedere la possibilità di esprimere un numero maggiore di preferenze se destinate ai due generi.
L’errore di fondo del regolamento ministeriale, e per questo illegittimo , è ritenere che il limite indicato sia un limite minimo, mentre è del tutto evidente che si tratta di un limite massimo. Questo regolamento elettorale capestro, inoltre, favorisce un voto di lista, che consente di votare in blocco con un ‘click’ la totalità dei candidati. Viene azzerata la tutela del voto limitato e stroncate le candidature singole, che rifiutando gli accordi ‘di corrente’ potevano essere portatrici di posizioni libere e autonome”.
“Il voto di lista – aggiunge Perifano – addirittura lede uno dei principi basilari di ogni votazione che si possa definire democratica, cioè la segretezza del voto, e viene meno il rispetto della parità di genere con l’arrotondamento al ribasso delle quote. Tra le conseguenze del sistema lo svilimento delle specificità femminili, costrette, per essere elette, ad accodarsi al candidato di spicco”.
“Confidiamo che giunga in tempi rapidi una sospensiva da parte del giudice amministrativo, in modo da limitare i danni potenziali di un regolamento da controriforma, ritagliato sulle esigenze di chi vuole una avvocatura cristallizzata e autoreferenziale” – conclude Perifano.