Il processo civile telematico è una risorsa importante per il sistema giudiziario. E poiché chi ben comincia è già a metà dell’opera, occorre puntare a norme chiare, che raccordino sin dal principio gli aspetti tipicamente procedurali con quelli tecnologici. Da questa premessa sono partiti i lavori della seconda edizione “I fori fanno rete”, incontro sulla giustizia telematica a cura della Fondazione italiana per l’innovazione forense, fondazione del CNF, per mettere “in rete” le esperienze dei referenti informatici dei Consigli dell’Ordine, degli uffici giudiziari e i rappresentanti delle istituzioni forensi e del Ministero della Giustizia.
All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, per il Ministero della Giustizia, il Capo di Gabinetto Giovanni Melillo, Massimo Orlando dell’ufficio legislativo e, per la DGSIA, Giulio Borsari; Vincenzo Di Cerbo e Giuseppe Corasaniti per la Corte di Cassazione. “Il processo civile telematico è una scommessa di efficienza per una giustizia innovativa che il CNF, per il tramite della FIIF, promuove e sostiene a livello culturale, formativo e normativo sin dalle prime fasi che hanno preceduto l’entrata in vigore del depositi telematico obbligatorio del 30 giugno. Gi avvocati hanno dato immediata risposta positiva sull’attuazione del programma del Ministero della Giustizia. Nonostante i problemi tecnico-operativi della fase iniziale, l’apporto dell’Avvocatura è stato fondamentale sia a livello di modifiche normative, sia a livello di promozione di una cultura sul PCT”, ha evidenziato il presidente del CNF Guido Alpa.
Il coordinatore della FIIF, Lucio Del Paggio ha ricordato le numerose iniziative, rigorosamente telematiche, promosse dalla Fondazione presso gli avvocati: le minipillole “Lo sai che #Pct”, i vademecum, i pod cast e i tutorial su Youtube, i seminari su tutto il territorio nazionale. I rappresentanti del Ministero della Giustizia Giovanni Melillo (Capo di Gabinetto del Ministero della Giustizia) e Massimo Orlando (Ufficio Legislativo del Ministero della Giustizia) hanno ricordato i risultati del Tavolo permanente, che con la collaborazione del CNF e dell’Avvocatura ha permesso di rimuovere molte difficoltà, rendendo possibile affrontare la fase di start-up. Una collaborazione che verrà perseguita anche per la predisposizione della riforma organica del processo civile. I dati sui depositi telematici degli atti sono confortanti, non solo nei numeri ma anche nella riduzione dei tempi del processo. Tra un mese, hanno ricordato, sarà il momento dell’entrata in vigore dell’obbligo delle notifiche telematiche nel processo amministrativo. Sullo sfondo la prossima sfida: quella del processo penale telematico.
Ines Simona Immacolata Pisano (Tar Lazio) si è soffermata sulla futura obbligatorietà del processo telematico amministrativo e tributario evidenziando le difficoltà tecniche che la giustizia amministrativa si appresta ad affrontare: “l’obbligatorietà del deposito obbligatorio degli atti nel processo amministrativo solleva non pochi dubbi. La legge 114, rispetto a quanto stabilito da Dl 90, ha sancito in maniera imperativa che tutti gli atti del giudice dovranno essere sottoscritti con firma digitale ma non sono state emanate le regole tecniche-operative”.
Tra gli altriinterventi, Vincenzo Di Cerbo e Giuseppe Corasaniti, in rappresentanza della Corte di Cassazione, hanno evidenziato gli sforzi compiuti della Cassazione per assicurare prassi univoche e chiare nell’attuazione del Pct e sottolineato l’importanza del dialogo con l’Avvocatura per la futura fase di sperimentazione delle comunicazioni telematiche nel processo telematico penale.
Sugli aspetti tecnico operativi aperte dai Dl 90 e 132 del 2014, a partire dalla facoltatività del deposito telematico degli atti, sugli scenari aperti dalla fattura elettronica per gli avvocati e, più in generale, sull’analisi delle contraddizioni normative, sono intervenuti gli avvocati del gruppo FIIF Valentina Carollo, Maurizio Reale, Daniela Dondi, Mauro Ferrando, Andrea Pontecorvo, Francesco Paolo Micozzi, Alessio Pellegrino Giovanni Rocchi e Fabrizio Pettoello.
Comune la pozione espressa circa la necessità di un maggior raccordo tra la normativa posta in essere dal legislatore con l’evoluzione degli strumenti tecnologici messi a disposizione dei principali attori coinvolti nel non sempre agile processo di digitalizzazione detti atti processuali. La semplificazione delle procedure e l’adozione di Protocolli unici, l’eliminazione delle differenze a livello organizzativo e di risorse tra le diversi sedi giudiziarie sul territorio nazionale “scontano” un ritardo che, allo stato attuale e nel futuro immediato, rappresentano i veri nodi su cui si giocherà la sfida innovativa del processo telematico. L’effettiva attuazione del PCT, fa notare Valentina Carollo (FIIF), allo stato attuale si basa 18 fonti (di cui 10 di rango primario), 2 circolari ministeriali, 33 protocolli, diversi decreti attuativi, 3 decreti ministeriali e un provvedimento della DGSIA.
Giulio Borsari, in rappresentanza della Direzione Generale dei sistemi informativi automatizzati (DGSIA), intervenendo sul processo civile telematico in Europa ha evidenziato come “ il progetto E-justice nel 2006 è stata la prima impronta di un piano di azione comune dei ministri della giustizia degli Stati della Ue. Nell’Action plan sulla sperimentazione della giustizia digitale europea, la creazione del progetto ECodex rappresenterà sicuramente un ulteriore passo in avanti nel senso dell’interoperabilità dei sistemi della giustizia digitale. Il progetto ECodex si prefigge di creare un acceso intransfrontaliero tra cittadini, imprese e operatori della giustizia “mettendo in Rete” i portali di E justice già esistenti. Sono già realtà concreta: il decreto ingiuntivo europeo in fase di sperimentarne dal luglio 2013 presso il tribunale di Milano e, in ambito penale, lo scambio transfrontaliero dei dati giudiziali sensibili e il mandato di arresto europeo.