Per i tifosi azzurri, per i cinefili o per gli appassionati di scienza e natura, la tv a pagamento è il canale preferito per accedere a contenuti interessanti e di qualità, altrove inesistenti. Certo, costa caro, ed è per questo che milioni di italiani confrontano online le diverse offerte di pay tv e scelgono la più conveniente e interessante per sé, ma i telespettatori non rinunciano.
Il vero problema, però, si materializza quando l’abbonato tenta di passare dall’uno all’altro colosso della pay tv, di cambiare tipo di abbonamento o di recedere dal contratto senza pagare penali. In realtà vige a tutela dei consumatori la cosiddetta Legge Bersani del 31 gennaio 2014, visionabile su Normattiva, che assicura al telespettatore il recesso senza il pagamento di alcuna penale e senza alcun vincolo.

Le frequentissime lamentele degli utenti dimostrano che situazioni di questo tipo sono all’ordine del giorno. Questo accade perché, ovviamente, l’azienda non ha alcun interesse a perdere clienti e, nel caso in cui se ne verificasse l’intenzione da parte di alcuni abbonati, è pronta a tutto pur di trattenerli il più a lungo possibile, continuando a recepirne il pagamento.

Così, procrastinando le risposte alle richieste di recesso e attenendosi ai cavilli burocratici più nascosti del contratto di abbonamento, l’azienda riesce a ostacolare quello che è una semplice e legittima, se non naturale, rinuncia ai servizi della compagnia. Riuscire a superare questo iter ad ostacoli non è comunque impossibile per l’utente; basta, infatti, seguire alcuni accorgimenti.

Per disattivare il contratto pay tv senza problemi e restringendo al minimo i tempi di attesa è consigliabile seguire alla lettera ogni minima formalità presente nel contratto di abbonamento. Sono proprio questi i cavilli cui gli operatori si aggrappano per trattenervi come clienti, e sono questi, quindi, a dover essere aggirati.

Un esempio su tutti vale per la modalità di invio della richiesta di recesso: inviando la lettera tramite raccomandata semplice, infatti, l’operatore farà finta di nulla, appellandosi al contratto e cestinandola. L’atto sottoscritto, d’altronde, prevede che sia inviata in questo caso una raccomandata con avviso di ricevimento, e così deve essere fatto se si vuole portare a termine il recesso.

Diversi atteggiamenti, poi, sono da tenere in base alla tipologia di disattivazione del contratto cui si tende. Per la disdetta a scadenza, ad esempio, basta inviare la raccomandata con avvis di ricevimento che esprime la volontà di non rinnovare il contratto. In questo caso non vi sono spese aggiuntive se inviate entro 30 giorni dalla scadenza naturale.

Se impazienti, il contratto può essere disdetto anticipatamente e in qualunque momento, sempre tramite raccomandata con avviso di ricevimento, previo preavviso nei termini previsti dal contratto e pagamento delle spese di recesso anticipato, oltre che al rimborso degli eventuali sconti legati alla durata dell’abbonamento.

Se l’abbonamento, invece, è stato venduto online, via telefono, a domicilio o per strada, il contratto può essere disattivato senza spese, purché sia inviata la solita raccomandata con avviso di ricevimento entro 14 giorni dalla sottoscrizione.

Se ancora non si dovessero ottenere risposte è, però, obbligatorio ricorrere alla conciliazione attraverso il Corecom, il Comitato regionale per le comunicazioni, deputato alla ricerca di un accordo tra le due parti. Per disattivare l’abbonamento pay tv, non serve quindi disperare, piuttosto rileggere attentamente il contratto e osservarne testualmente ogni cavillo.

Di Golem

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