Prima di fornire stime, riportare informazioni o dichiarazioni di politici su questo o quel procedimento, gli organi di stampa dovrebbero fare un po’ di chiarezza, invece di confondere solo le idee al lettore… Si legge di multe, infrazioni, sentenze, processi, procedure e intanto… Il populismo, la chiacchiera da bar, con le loro false illuminatrici semplicità si annidano nelle nostre menti, si mescolano alla rabbia e fomentano una confusa speranza di una società migliore, si parla di destre e di sinistre, ma la cultura imperante è sempre quella del menefreghismo consolatore, del “perché alla fine vincono i buoni anche se vincono i cattivi”.
CARTA STAMPATA E VIRTUALE COME CARTA IGIENICA USATA
E la rivoluzione digitale, per il fruitore di mass media, è solo una grande baggianata se il computer diventa come un televisore, nel senso che non viene usato attivamente per andare quanto più è possibile a monte di un fatto, usando links e citazioni invece di parole ad antani… Ma niente, si continua a ricevere passivamente informazioni, a non documentarsi su questioni banali, nemmeno se si scrive per una testata con doveri in più verso la collettività, dato che riceve fondi per l’editoria, che potrebbero essere destinati direttamente ai giornalisti o aspiranti precari, oppure perché hanno la fiducia di tanti abbonati. Non è possibile che si confondano ancora la Corte dei diritti dell’uomo, con sede a Strasburgo, con la Corte di Giustizia europea che invece ha sede in Lussemburgo, dimostrando una grave lacuna in educazione civica e alimentando la disinformazione, l’arma infame e ipnotica di distrazione di massa.
Soprattutto quando si affrontano temi molto generici ci vuole quell’umiltà, quella modestia dotta e socratica di ammettere di non sapere… Di provare a colmare dei minimi vuoti sulla politica europea, sulla storia, e quindi di seguito si trovano alcune nozioni di educazione civica sugli organi giudiziari dell’unione politico-economica detta Unione europea e dell’organizzazione per i diritti umani, distinta ma a questa connessa come si vedrà, chiamata Consiglio d’Europa, che a sua volta viene confusa con altri due istituzioni dell’Ue: l’ex Consiglio dei Ministri, oggi noto come Consiglio dell’Ue, e il Consiglio Europeo, di cui fanno parte i vari primi ministri.
Poi si scenderà nei dettagli e si presenteranno alcuni dei numerosi esempi di disinformazione di testate note e non, errori che magari non sono imputabili direttamente ai colleghi che scrivono, si spera, ma che probabilmente per qualche confusione, grave e madornale comunque, in fase di correzione dell’articolo tra la corte di Strasburgo e quella lussemburghese…
LA CORTE DI GIUSTIZIA UE IN LUSSEMBURGO, IL PARLAMENTO A STRASBURGO
Per prima cosa, bisogna ricordare che la Corte di Giustizia dell’Unione europea è l’organo giurisdizionale dell’Unione Europea, l’entità politica che comprende 28 paesi membri. È una delle sette istituzioni europee, insieme al Parlamento europeo che si riunisce sia a Bruxelles che a Strasburgo, città francese dove ha sede un altro organo giurisdizionale che è la Corte europea per I diritti umani, più conosciuta come Corte di Strasburgo e spesso confusa come istituzione dell’Ue.
La Corte dell’Ue è formata a sua volta da tre organismi con competenze ripartite per materia e procedure, e che ovviamente riguardano il diritto comunitario: la Corte di Giustizia con un giudice per stato membro e almeno otto avvocati generali; il Tribunale (precedentemente noto come il Tribunale di primo grado) deve avere almeno 28 giudici che possono svolgere anche funzioni di avvocato generale, e sono scelte tra i “giureconsulti di notoria competenza”, cioè che ricoprono le più alte funzioni giurisdizionali; ci sono infine i tirbunali speciali, quello per i marchi deve essere ancora istituito, mentre esiste già quello per la funzione pubblica, che risolve alcuni contrasti tra le istituzioni dell’Unione e i suoi agenti.
LE COMPETENZE DELLA CORTE “LUSSEMBURGHESE” E I RICORSI DELLA COMMISSIONE EUROPEA
Ci sono vari tipi di cause per le quali la Corte e il Tribunale si pronunciano, tra i quali: il più comune è il cosiddetto “rinvio pregiudiziale”. In questo caso la Corte dovrà dare un parere, la “pronunzia pregiudiziale”, a un giudice nazionale qualora ci siano dubbi sull’interpretazione di una norma dell’Unione, e di cui dovrà tenere conto nel giudizio; c’è poi il ricorso per annullamento che può essere avviato anche dalla Commissione, mentre per i ricorsi per inadempimento la Corte è quasi sempre adita da questa (che riceve segnalazioni da cittadini nonché da altri Stati membri), e potranno essere iniziati direttamente da uno Stato membro (evento rarissimo) solo nel caso in cui la Commissione non si sia pronunciata in materia. Ci sono poi i ricorsi per carenza qualora la Commissione, il Consiglio o il Parlamento si siano astenuti da alcuni obblighi, e ancora quelli presentanti direttamente da privati cittadini o imprese al Tribunale, o quelli avviati da altre istituzione come la Banca Centrale Europea.
Ad ogni modo, quello che bisogna sottolineare, è che quando sulla stampa si parla, con colpevole genericità, di circa “100 procedimenti e multe dell’Ue” ci si riferisce a quelle procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea, che è anche “guardiano dei Trattati”. La prima fase è chiamata “pre-contenziosa”: si invia una “lettera di messa in mora” allo Stato nel quale si è verificata la violazione del diritto dell’Ue, indipendentemente dal soggetto che ha commesso il fatto. Ci sono due mesi di tempo per rispondere: se non lo si fa o le risposte non soddisfano la Commissione questa ricorre alla Corte (un esempio concreto può essere tenere aperta una discarica che viola le norme ambientali). La Corte che dovrà rilevare e formalizzare l’inadempimento e imporre il pagamento della sanzione economica: per l’Italia, secondo il DPE, ammontano a quasi 9 milioni di euro minimo, forfettari (cioè quelli dovuti anche se si risolve l’infrazione durante la causa), più una cifra che oscilla tra i 10000 e i 655000 euro al giorno di penalità di mora (ossia quando si persiste nell’inadempienza anche dopo la sentenza di colpevolezza della Corte). Sicuramente potrà essere un vanto il fatto che i nostri giudici sono più attenti, o quanto meno più attivi, sulla giurisdizione comunitaria dato che ci sono molti rinvii pregiudiziali tricolori, però è altrettanto vero che l’Italia ha il maggior numero di procedure avviate dalla commissione, e non solo…
LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO, DETTA CORTE DI STRASBURGO
La Corte dei Diritti dell’Uomo vigila sulle violazioni della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, da non confondere con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu e nemmeno con la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Ue.
In questa sede, dei rapporti tra le due Corti, argomento spinoso e controverso, è importante ricordare che è in corso l’attribuzione di una funzione di controllo di quella con sede in Francia su quella Lussemburghese, prevista dalla “costituzione” (le virgolette sono d’obbligo per un qualcosa che è una costituzione anche se da questa non può essere formalmente chiamata così) europea, ossia il Trattato di Lisbona. E si accenna anche, con la promessa che Golem ci ritornerà, che solo per il disumano caso del sovraffollamento delle carceri rischiamo di pagare altri svariati milioni in ammende e risarcimenti (risarcimenti che stiamo già pagando e che hanno fatto concedere una proroga all’Italia fino al 2015), e che per numero di ricorsi sulla violazione dei diritti umani l’Italia è in cima alla “black list” insieme a Turchia e Russia.
ESEMPI DI EURO-DISINFORMAZIONE ITALIANA
Nonostante molte testate siano aiutate da cospicui contributi pubblici o possano contare su un’ampia schiera di “fedeli” abbonati al mito della verità, non riescono ad assicurare i requisiti minimi che una notizia dovrebbe avere, per esempio le famose “5 W” che potevano valere anche per alcuni tipi di temini da scuola elementare (chi, cosa, dove, quando e perché).
Si citano solo tre esempi, tra i più significativi: su Repubblica, a firma di anonimo, del 28 marzo scorso, in un articolo intitolato “Ferrovie, Italia deferita dalla commissione Ue per i diritti viaggiatori” si cita infatti la Corte di Strasburgo e viceversa, sempre sul quotidiano si trovano svariati riferimenti all’originale Corte “Ue” dei diritti umani (sarà un tribunale speciale?!)… Anche in un articolo datato 10 marzo 2014 de “Il Fatto”, mentre si parla del famoso centinaio di procedimenti succitati si fa riferimento a 120 milioni pagati per risarcimenti sanciti dalla Corte di Strasburgo, e meno male che poi si cita anche il Consiglio d’Europa. E addirittura su “Controcopertina” si legge, a Gennaio 2013, quando Strasburgo emetteva sentenza sul problema carceri: “la corte di giustizia europea ci condanna” (ma davvero?! E come la mettiamo con i rapporti sui diritti umani tra le due Corti? Ma tanto sempre Corte o lunghe, che ce frega?!).
Chi scrive questo articolo si rende conto che a molti non sembrerà carino “infangare” colleghi, ma qui di “macchina del fango” non si tratta: è ignoranza su temi che dovrebbero essere scontati per un giornalista (a maggior ragione se scrive di esteri); è lo sfornare pagine piene di parole antani per questo Mondo a cui dovremmo mostrare di sapere, ma sapere cosa?
Si ringraziano i lettori e si spera che sia quelli con carenze di educazione civica che sono capitati sulla pagina giusta, ma anche quelli specializzati, quegli affezionati che seguono le pagine virtuali di Golem, che hanno avuto la pazienza di resistere anche a questi “sfoghi” metainformativi, avranno le idee più chiare su come funzionano l’Europa e la stampa italiana.
Si continuerà, su queste pagine, a trattare più in particolare il tema dei procedimenti in sospeso, e non, riguardanti il diritto comunitario, oltre che del funzionamento stesso dell’UE, perché premessa necessaria per affrontare poi anche i temi come quelli di Malagrotta, della Terra dei Fuochi, delle carceri medioevali nel 2014… Perciò, “stay tuned” con l’informazione senza pretese e con tanti documenti e link per cercare di andare direttamente “alla fonte”. Per ogni dubbio o qualunque cosa che secondo gli attenti lettori, doveva essera inclusa, o non risulta chiara, i commenti sono benvenuti.
Per raccogliere direttamente dati e informazioni:
http://www.echr.coe.int/Documents/Court_in_brief_ITA.pdf