Piccoli musicisti crescono. In ogni angolo del mondo. Mentre in Brasile si affrontano le nazionali di calcio, a Berlino si tiene una rassegna che mette a confronto le migliori orchestre giovanili di tutto il mondo.
Giunto alla sua quindicesima edizione, e sostenuto da diverse istituzioni pubbliche e fondazioni private, il festival Young Euro Classic ha presentato quest’anno cinque orchestre (provenienti da Francia, Russia, Romania, Cina e Sudafrica), in cinque grandi concerti sinfonici, tenutisi nella prestigiosa Philharmonie (a causa dei lavori di restauro del Konzerthaus, che tradizionalmente ospita questo festival), che ruotavano intorno al tema dei conflitti mondiali, a cento anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, e 75 dall’inizio della Seconda. Affollatissimo di pubblico – a testimonianza dell’importanza che ha la musica nella cultura germanica -, e introdotto da due noti uomini politici dell’Spd, il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e il sindaco di Berlino Klaus Wowereit, il concerto inaugurale ha visto l’Orchestre Français des Jeunes esibirsi in un programma assai impegnativo, che comprendeva la Sinfonia n.1 di Sibelius, il Concerto per la mano sinistra di Ravel e la Leonore III di Beethoven. L’orchestra francese, sapientemente diretta da Dennis Russell Davies, ha dimostrato una grande maturità e una profonda coscienza stilistica dei pezzi eseguiti: ha colto assai bene la temperie drammatica dell’ouverture beethoveniana; le nuances timbriche (soprattutto nei fiati) del concerto di Ravel (scritto nel 1930 per il pianista austriaco Paul Wittgenstein, mutilato del braccio destro durante la Prima Guerra Mondiale), dove le trame orchestrali si intrecciavano mirabilmente con l’eloquenza e il calore della parte solistica affidata a Romain Descharmes. Ma i giovani musicisti francesi si sono fatti valere anche nei numerosi assoli che punteggiano la Prima Sinfonia di Sibelius, rendendo anche con grande musicalità le ampie volute melodiche, gli squarci più descrittivi, le spigolosità dello scherzo, gli imprevedibili percorsi del finale. Non da meno, sul piano tecnico, sono parsi i giovani orchestrali della All-Russian Youth Orchestra, selezionati dal suo fondatore Yuri Bashmet, che si è anche esibito come solista nel Concerto n.2 per viola, pianoforte e orchestra («Studi in semplici colori») di Alexander Tchaikovsky, e ha diretto L’Alba sulla Moscova di Musorgskij (da Chovanščina), e la Quinta di Čajkovskij. La Sesta Sinfonia del compositore russo, la celebre «Patetica», è stata invece eseguita dall’Orchestra Giovanile Nazionale Rumena, ritornata allo YEC dopo due anni – e considerata attualmente la migliore orchestra in Romania -, che sotto la guida di Cristian Mandeal, ha suonato anche le Danze rumene di Theodor Rogalski, la Rhapsodie espagnole di Ravel e alla Danza dei sette veli di Richard Strauss (da Salome). I 150 anni dalla nascita di Strauss sono stati celebrati anche dall’Orchestra del Conservatorio di Pechino, che Yongyan Yu ha diretto in Ein Heldenleben, oltre che nel Concerto n.3 per pianoforte di Beethoven (solista Gerhard Oppitz), e in un lavoro recentissimo, e visionario, della giovane compositrice cinese (residente negli Stati Uniti) Fay Wang, dal titolo Empyreal OasiS. Ha impressionato il pubblico per il grande temperamento e senso del ritmo, l’orchestra giovanile sudafricana MIAGI / New Skool Orchestra, che ha eseguito la Jazz Suite n.2 di Shostakovich, insieme alla Celebration Suite dello svedese Anders Paulsson, che ricordava i 20 anni dalla fine dell’Apartheid in Sudafrica, ispirandosi ai canti di protesta contro la discriminazione razziale (nello stesso concerto l’attore Dietmar Bär – noto in Germania come il commissario Freddy Schenk nella popolare serie Tatort – ha recitato testi di Nelson Mandela). La rassegna proseguirà in agosto all’Admiralspalast, mescolando insieme concerti sinfonici (di orchestre giovanili provenienti da Spagna, Germania, Svezia) con spettacoli di danza.