Tra poco meno di una settimana non si parlerà più di spread, di tassi, di crisi, di occupazione e disoccupazione. Niente di niente. Verrà tutto sepolto sotto una valanga di palloni, perché tutti (più o meno) siamo già volati in Brasile, come i calciatori.
Siamo lì con la testa. A proposito, a scanso equivoci: la preposizione del titolo non è sbagliata, è voluta, perché con la capoccia siamo partiti anche noi. Ma prima di aprire le patatine e i pop corn facciamo un rapido riesame di come è andata.
Dietro le spalle
Non c’è un pescatore, come cantava De André, ma tutte le polemiche che hanno attraversato il campionato 2013-14. La magia del Brasile però le ha cancellate.
Infatti non si parla più di Seedorf, se verrà rimosso o meno (in realtà sì), non frega più niente a nessuno chi lo sostituirà; non si parla più di chi è stato scartato (vedi alla voce Giuseppe Rossi), salvo pentircene amaramente se le cose dovessero andare storte già dal primo turno. Ci frega poco o niente se Thohir si rimangerà la parola e scaricherà Mazzarri alla prima di campionato, mentre non vedere più Immobile giocare in Italia ci dispiacerà alquanto.
E allora, tanto per non dimenticare, di questo campionato che è finito e sepolto facciamo un breve excursus.
Quale filosofia ha vinto nel 2013-14? sicuramente quella della Juve, che parafrasando Francesco Saverio Borrelli è andata avanti col motto vincere, vincere vincere.
Chi è stato il vero supereroe di questo campionato? Bah, quando ad un allenatore viene rivolta questa domanda risponde sempre: “è la squadra che vince”. Vero, per questo a noi piace citare Di Francesco che nonostante la cacciata e la richiamata, per il bene del Sassuolo è tornato e l’ha pure salvato. Ma non si può non citare il “vecchio” Toni che comunque ha segnato i suoi 20 gol e nella classifica marcatori è dietro solo ad un Immobile che in questo campionato tanto fermo non è stato.
Da sottolineare che Giuseppe Rossi ne ha segnati 16, nonostante l’infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo per quattro mesi (e uno così non ce lo siamo portato in Brasile… bah…).
Ma si sa, nel calcio conta anche il fattore “C” e in questo campionato sono stati in tanti a mostrarlo, dalla Roma di Garcia (che con il suo accento francese è piaciuto tanto alle signore) fino alla Juve schiacciasassi che proprio non ne aveva bisogno, passando per quello con il segno negativo (-C) che va a Reina per alcune parate da gollonzo.
Poi ci sono state le magie di Garcia che ha fatto sognare i giallorossi per le prime dieci giornate di campionato e gli irriducibili laziali che al grido di “Lotito Peppa Pig” non hanno mai mollato la polemica anti-presidente.
Chi è stato il più bello? De gustibus non sputazzella est dice un mio amico, quindi per me il più bello è stato Llorente, seguito da Kakà, Borriello, Osvaldo, Perin, Iguain, Pirlo, Bonucci, Giuseppe Rossi detto occhiodismeraldo. Totti invece è fuori classifica, è il più bello da sempre.
E il più elegante? Inequivocabilmente Seedorf su tutti, solo lui è capace di indossare i gemelli a bordo campo, non c’è storia.
Il più barbuto invece non può essere che lui, super Moscardelli che avrebbe dovuto essere in Brasile solo per la barba. Perin al secondo posto per barba capelli e baffi e lui in Brasile c’è.
Che dire allora della classifica tatuaggi? Tutti ne hanno almeno uno, ma in cima alla classifica ci sono sicuramente Daniele De Rossi con i teletubbies e Gilardino con Peppa Pig, tutti gli altri sono dei pivelli.
Ma alla fine di tutto, non si può non citare chi in questo anno ha vinto più di tutti, chi parlando di Stefano Borgonovo morto di SLA si è commosso e non se ne è vergognato, così come si è commosso al matrimonio della figlia.
Ha vinto più di tutti ma non si è mai scomposto, mai una parola fuori posto, mai un’insulto. Si tratta di Carletto Ancelotti, l’unico allenatore insieme a Bob Paisley a conquistare la Coppa dei Campioni per tre volte. Altro che Special One: imparate signori, imparate, come si fa a vincere e a commuoversi senza scomporsi e senza perdere mai la testa.