Oggi alle 13, sui temi legati alla tutela dei minori è stata ascoltata dalla Commissione Giustizia della Camera una delegazione dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, composta dalla Coordinatrice della Commissione (Oua) Famiglia, Graziella Algieri e dal Componente dell’Assemblea Oua, Stefano Radicioni.
Alla fine dell’incontro, Graziella Algieri e Stefano Radicioni, hanno espresso soddisfazione per l’attenzione mostrata dai parlamentari, ma anche preoccupazione per le gravi criticità derivanti dalla legislazione attuale in materia di minori, adozioni e famiglia: «C’è molto da fare e non c’è tempo da perdere – sottolineano i due rappresentanti dell’Avvocatura – è in discussione un segmento sensibile della popolazione che ha bisogno di attenzione, di politiche adeguate e di strumenti e leggi efficaci: parliamo del futuro del nostro Paese, delle nuove generazioni. L’Italia è ancora lontana dal conseguire parametri accettabili nella tutela dei minori».

La Coordinatrice della Commissione Famiglia Oua, Graziella Algieri, ha quindi, evidenziato alcuni ulteriori aspetti di merito: «Non è più possibile differire da alcuni interventi normativi, a partire dalla necessità di bilanciare il diritto del figlio a conoscere le proprie origini, soprattutto nei casi di malattie genetiche, con l’interesse della madre a mantenere l’anonimato, come ha anche già sancito la nota sentenza della Corte Europea del 2013. Non si può continuare a preferire, in modo incondizionato, la riservatezza materna e non anche l’esigenza del figlio. È quindi importante prevedere l’obbligo per le strutture sanitarie di raccogliere i dati anamnestici e sanitari (senza informazione di identificazione) delle donne che si avvalgono della facoltà di non riconoscere il figlio, al fine di tutelare il diritto del minore alla propria salute senza alcuna violazione della identificazione materna».

«Il figlio – continua – inoltre deve poter rivolgersi al Tribunale competente, che per l’OUA deve essere quello di residenza del figlio ricorrente.
Sempre in tal senso è improrogabile l’istituzione in tutti i Tribunali Ordinari di apposite Sezione Specializzate di Famiglia, sopprimendo l’attuale e deficitaria organizzazione basata sui Tribunali per i Minori. Ne è valido esempio quanto fatto dal Tribunale Ordinario di Milano che da oltre un decennio ha realizzato l’apposita “Sezione Famiglia”».

Per la Algieri, un altro grave nodo da sciogliere è quello dei cosiddetti minori “parcheggiati” e della necessità di istituire una Banca Dati nazionale dei bambini adottabili e non: «Bisogna istituire, con urgenza, una Banca Dati Ufficiale dei bambini adottabili (è prevista, ma tuttora rimane un progetto) ma anche di quelli “parcheggiati” nella case famiglie, che includa la data di entrata del bambino presso l’istituto, la sua età, la data di eventuale uscita per l’affidamento, la motivazione dell’eventuale lunga permanenza e il rinnovo dell’affidamento. Due o quattro anni all’interno di una casa-famiglia o comunità sono un tempo infinito per un bambino. Non dimentichiamo, inoltre, che le case-famiglie per ciascun bambino percepiscono dai Comuni soldi pubblici. È bene, quindi, monitorare con attenzione questo fenomeno per evitare eventuali abusi».

«Infine – aggiunge – un’ultima osservazione: la nuova riforma, cioè la legge 219/2012 da poco in vigore, sta creando notevoli problemi, anche in un aspetto molto controverso: il riconoscimento dei figli incestuosi a seguito, anche, dell’orientamento espresso della Corte Costituzionale. La normativa risulta carente sulle modalità previste: infatti il riconoscimento con l’assunzione del cognome e con registrazione in pubblici uffici, genera una conoscenza pubblica del concepimento incestuoso, con grave disagio e danno al minore nel contesto sociale». 

Di Golem

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