L’infinita saga di Borghezio è un viaggio emozionante attraverso il razzismo, la piromania, gli ufo, gli schiaffoni e la fiatella da gorgonzola. Questa volta l’abominevole rozzone delle nebbie affronta la città eterna, radice di ogni male e sede di mille alleanze e sbronze post elettorali.
Dopo aver tappezzato i quartieri di Roma con manifesti abusivi (e pagati grazie ai rimborsi elettorali), si premura di denunciare l’occupazione abusiva di una struttura pubblica a Casal Bertone. All’Esquilino invece, in un momento di estrema follia dichiara “non sono razzista”, rischiando il linciaggio da parte dei suoi stessi globuli bianchi. Il delirio prende una piega mistica e credendosi Gesù inizia a distribuire pane a tutti. Finora nessuno comprende i suoi insopportabili grugniti e come un Godzilla ubriaco si aggira per le strade ragliando sputacchi sugli ignari passanti.
L’oscuro signore dei budelli giunge infine a Torpignattara, dove riesce finalmente a farsi capire, grazie a un megafono che traduce i rumori gutturali in parole. “Liberare l’Italia dagli immigrati” è lo slogan enunciato proprio davanti a una scuola oggi considerata un modello di integrazione razziale. Le mamme reagiscono immediatamente con degni insulti e allontanano il ruminante bipede che si infila in un tombino e chiede indicazioni per Lambrate. Il pubblico non è dalla sua, ma Borghezio spera comunque in un premio della critica e per la prossima tappa del “Disastro Tour” ha già promesso di lavarsi i denti.