Il gruppo terroristico denominato Stato islamico di Iraq e Siria (Isis) è sul punto di superare per forza e importanza la casa madre di al Qaeda.
Il gruppo armato, sorto più di un anno fa da una fusione dello Stato islamico iracheno, cellula di al Qaeda in Iraq, e gruppi di jihadisti presenti in Siria dopo la guerra del 2011 contro il regime di Bashar al Assad e fuori usciti dal Fronte al Nusra, cellula siriana di al Qaeda, sta acquisendo col tempo sempre più potere, controllando un’ampia fetta di territorio all’interno dei due paesi e divenendo sempre più punto di riferimento per i jihadisti nel mondo. Gli uomini dell’Isis controllano infatti quasi il 20 per cento del territorio siriano, ed in particolare le zone petrolifere di al Hasaka e al Raqqa che permettono di svolgere un florido contrabbando di petrolio e di rafforzarsi militarmente economicamente. Da alcuni mesi controllano anche quasi la metà della provincia irachena sunnita di al Anbar e in particolare la zona di Fallujah, riuscendo a respingere i continui attacchi dell’esercito iracheno.
Il recente arresto di 62 persone in Arabia Saudita, accusate per la raccolta di fondi e di coordinare il traffico di persone e di armi in favore dell’Isis, ha lanciato l’allarme non sono per gli esperti di intelligence e per le forze di sicurezza dei paesi arabi ma anche all’interno stesso di al Qaeda sulla crescente forza che sta acquisendo questo gruppo, che rischia di scavalcare la vecchia organizzazione di al Qaeda sempre più debole e isolata in Afghanistan. Per la prima volta infatti la cellula saudita di al Qaeda nella Penisola araba (Aqap) collaborava direttamente con l’Isis. Il gruppo, guidato da Abu Bakr al Baghdadi, sta diventando quindi più importante di quello di Ayman al Zawahiri. I segni premonitori erano evidenti a fine 2013, quando al Baghdadi ha cominciato a prendere le distanze da al Qaeda. Ora l’Isis sta iniziando ad allargarsi ai paesi confinanti e il suo primo obiettivo è l’Arabia Saudita, fonte primaria di finanziamenti per il terrorismo islamico.
Zawahiri è reo di aver di fatto rinnegato l’Isis all’inizio di quest’anno, chiedendo agli uomini di al Baghdadi di passare nelle fila del suo diretto rivale, il leder del Fronte al Nusra Abu Mohammed al Golani. In un messaggio audio il medico egiziano aveva affermato: “al-Qaeda annuncia che non ha alcun legame con lo Stato Islamico dell’Iraq e della Siria. Non lo ha creato, non l’ha investita di autorità, non si è consultato con esso e non ha espresso approvazione per la sua nascita. Piuttosto al Qaeda ha ordinato di fermare le sue azioni. Pertanto, non è un affiliato di al Qaeda la quale non ha nessun rapporto organizzativo con l’Isis e non è responsabile per il suo comportamento”. La presa di distanze si era resa necessaria dopo che l’Isis si era macchiata di atroci delitti in Siria e dell’accusa, da parte delle altre forze ribelli, di rovinare l’immagine dell’opposizione armata.
Il rifiuto di Zawahiri di sostenere il progetto dell’Isis ha avuti però l’effetto contrario rispetto a quello sperato e spinto al Baghdadi a tessere la propria tela per la costruzione di un’alternativa per la jihad globale più attraente di quella vecchia di al Qaeda, facendo leva anche sul fatto che non c’è più Osama Bin Laden vero leader carismatico del gruppo. Al Baghdadi fa leva inoltre su un altro punto fondamentale, quello della regola sunnita per cui il Califfo di un califfato islamico debba essere necessariamente un discendente della tribù di Maometto. Al Baghdadi afferma infatti di essere un discendente del clan dei Qureishiti, ponendosi quindi come leader globale del terrorismo islamico. In un suo messaggio ha fatto uso diretto della retorica islamica affermando che “i musulmani devono anche stare attenti alla probabilità dell’arrivo di un falso messia che sarebbe di fatto l’anticristo. L’Isis oggi trova la sua forza in una regione tra l’Iraq e la Siria e questo è il luogo da cui l’anticristo secondo la tradizione dovrebbe emergere”.
Questa retorica, mai usata da al Zawahiri, secondo gli osservatori arabi sta ottenendo un grande successo tra le nuove leve del jihad, sbaragliando i più tradizionali teorici di al Qaeda come Abu Muhammad al Maqdisi e Abu Qatada al Falistini, imprigionati in Giordania. Inoltre, la narrazione e critiche rivolte da al Baghdadi ad al Qaeda stanno attirando combattenti stranieri in Siria, dove l’Isis li addestra sul campo di battaglia e nelle competenze amministrative e finanziarie, per poi rinviarli in patria o in un paese terzo per lo sviluppo operativo del gruppo. Sui forum jihadisti in internet sono sempre di più i documenti pubblicati in sostegno alle tesi dell’Isis e l’espansione del concetto di “stato islamico” sviluppato da questo gruppo si vede ora anche in Yemen. Nei primi mesi del 2014 il leader dell’Aqap in Yemen, Maamoun Hatem, ha dichiarato il suo sostegno all’Isis. Hatem ha twittato linkato un documento dal titolo: “Il sostegno yemenita all’Isis.