La polemica scaturita dall’immagine in costume di Paola Bacchiddu, portavoce della lista Tsipras, come ampiamente prevedibile, non ha generato un’informazione sulla lista Tsipras. Subito dopo il dibattito sulla foto in costume, il povero Alexis presentato agli eventuali elettori italiani nel talk Ballarò, vuoi per problemi di collegamento vuoi per quelli di traduzione ha parlato poco e male. E ancora una volta è stato censurato.
La presunta provocazione nel voler dire ai media “solo se si mettono delle natiche in tv si parla di qualcosa” si è risolta appunto nel far parlare solo di natiche. Come sempre accade, quando si usano con poca scaltrezza e poca competenza, le stesse armi che si vogliono distruggere.
Ma questa polemica “contro” era “bacchettona” e “ moralista” come si è voluto far credere?
O è invece un pessimo discorso strumentale?
E’ in corso in questi giorni un interessantissimo incontro a Roma con 16 donne nord africane provenienti da Marocco, Algeria, Libano e Tunisia organizzato dall’associazione Pari o Dispare, di cui è presidente Emma Bonino.
Le donne tunisine hanno rivelato che l’ormai nota fotografia della ministra Maria Elena Boschi chinata a firmare il giuramento davanti Napolitano è usatissima mediaticamente dai salafiti, cioè dalle frange estremiste islamiche, per denunciare che le donne fanno politica per far vedere le natiche, e che sono puttane.
Questa notizia induce a una serie di riflessioni. Prima fra tutte: non c’è una grande differenza tra la dichiarazione dei salafiti e la ripetizione ossessivo compulsiva delle immagini di donne in politica riprese unicamente per l’aspetto fisico, come fa prevalentemente Libero o i giornali dell’area reazionaria filo berlusconiana (e non solo). Si tratta di un’implicita dichiarazione di fastidio per lo spazio politico che – visivamente – stanno prendendo le donne. Concentrare l’attenzione su un dettaglio fisico che è poi prevalentemente quello che riporta al bunga bunga (l’espressione nasce da una barzelletta su una sodomizzazione) significa riportare le donne all’assoggettamento nel branco. Come avviene appunto nella “sodomia” tra animali. La frequente espressione volgare : “me lo inculo” non è una dichiarazione di omosessualità appunto, ma di dominio di un animale su un altro.
Così, più urlano di essere libertari più svelano la posizione piccolo borghese e profondamente moralista nei confronti delle donne. La pubblicazione di quelle foto diventa la sublimazione della riprovazione, non dichiarata e dichiarabile, che una donna sia in politica. La ministra Boschi del resto non ce la fa neanche troppo a smentirli. Corre a rilasciare interviste su Vanity Fair sul desiderio di avere un marito e di essere madre. Il suo, ovvio, e non delle politiche che si potrebbero fare per consentire alle italiane di avere figli. E tutto ritorna allora all’abito. E forse, inevitabilmente. E forse, fatto apposta. La ministra per le Riforme si veste di rosso ? Libero dedica cinque articoli, un approfondimento e un sondaggio. Anche perché a un certo punto dall’abito sporgeva un seno. Un commentatore, come tanti, conferma: “si veste così perché cerca il cefalo. Ha detto che si sente sola”.
Si voleva forse comunicare altro o suscitare altre considerazioni?
Su questo solco, Matrix – la trasmissione di Canale Cinque diretta da Luca Telese (figura cerniera della sinistra col berlusconismo) in cui Paola Bacchiddu ha trovato riparo per spiegarsi – è stata la maggiore dimostrazione di quale immenso equivoco si sia creato con la profusione di escort vere e presunte tali che hanno attraversato la politica negli ultimi anni.
Non sapendo come frenare lo scandalo di Berlusconi nei confronti dell’ampia area cattolica cui si rivolgono (e da cui dipendono) i media, si è assegnata una generica colpa alle femministe “bacchettone”. In pratica si è data colpa alle uniche grazie alle quali gli stessi che parlano hanno potuto, nelle loro vite, avere una forma di accoppiamento sano e libero. Non solo. Le indagini della procura di Milano circa il reato di sfruttamento della prostituzione minorile di cui è accusato Berlusconi, sono diventate delle “indagini moraliste”. Ecco quindi a cosa serve il discorso sulla morale.
Così, nell’infoiamento generale della difesa delle donne ridotte o autoridotte all’immagine delle natiche, ma classificate come afflati di libertà, la copertina introduttiva di quella trasmissione riparatrice è una specie di sintesi di come si è ribaltato il discorso dei veri moralizzatori contro le donne.
“Quanto se la sono presa le donne per la foto di una giornalista precaria. Una foto su facebook che aveva pubblicato da chissà quanto tempo ha sollevato la reazione della folta schiera delle beghine preservatrici del corpo delle donne dei moralizzatori da terrazza, dei parrocchiani progressisti che sono arrivati a definirla “zoccoletta”. Ma come ogni onesta madre proletaria è da condannare a un campo di rieducazione? Davvero una donna non può scherzare sul proprio sedere e non è libera di usarlo come meglio crede e se le aggrada pure come testimonial per accaparrare voti? Basta così poco perché la “compagna che sbaglia sia consegnata al tribunale del popolo” ? E’ chiaro che a sinistra da qualche tempo si predilige il braghettone la mutanda ascellare il calzerotto coprente. Guai se una femmina rivendica la libertà della chiappa denudata: sia messa alla gogna, affidata all’esorcista, sia coperta di vergogna perché è chiaro che s’è venduta al nemico”.
La mutanda ascellare? Le braghettone? Ma dove è vissuto questo Nicoletti? E poi Mario Adinolfi “un progressista” ? Uno che accumula formule assurde contro l’aborto la fecondazione eterologa e la libertà di tutti? Ritanna Armeni, come tutte le donne di sinistra anche lei con un ruolo cerniera con il berlusconismo, ha trovato “molto interessante” questo osceno editoriale mentre un surreale Belpietro gongolava. Finalmente qualcuna da poter paragonare a una Minetti, accusata di induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile ma, secondo la rilettura di destra, vittima di “bachettonismo di femministe con mutandoni”.
Ma perché nessuno si chiede mai perché, se Belpietro è a favore dello sfruttamento della prostituzione, non prende mai una posizione a riguardo? Perché si concentra sempre contro le donne? Ma non si tratta allora della “libertà del padrone” quella che deve essere difesa? Come il servitore nero del capolavoro di Tarantino “Django Unchained”?
Archiviato il caso Bacchiddu, si è appunto archiviata anche la lista Tsipras, tornata nel dimenticatoio mediatico.
Ma la vera epitome di quest’ epoca in cui i moralisti sfoggiano abiti dei libertari è l’imbarazzante intervento a Otto e mezzo di una giornalista e scrittrice, Annalisa Chirico che apprendiamo giornalista di Panorama, ma anche, apprendiamo, fidanzata dell’imprenditore, di “sinistra”, Chicco Testa. La sintesi del “moralismo libertario”, o come hanno ben individuato in Tunisia, la categoria dei “salafiti laici”, è tutta nel suo libro: “Siamo tutti puttane” presentato durante il confronto con Lorella Zanardo.
Non si poteva non provare imbarazzo per la giornalista quando rilanciava sul tappeto gli stessi temi dei moralisti pastrocchioni che hanno scambiato Se non ora quando che poco e nulla ha a che vedere col femminismo, come “il pensiero femminista”, non avendolo visibilmente mai frequentato, né capito, né digerito. Nella confusione, in un crescendo semi isterico, la poverina se la prendeva con Lorella Zanardo che è stata coinvolta talvolta da Se non ora quando, senza mai farne parte. “Avete detto alle donne di coprirsi!” Ma quando mai è stata detta questa cosa?
E’ stata letta così. Che è diverso. Ma sul pastrocchio neo liberal, la fidanzata poco liberal di Chicco Testa scrive un – nientemeno – pamphlet.
Il massimo è stato quando Lorella Zanardo cercava di raccontare i temi che vorrebbe portare in Europa “ siamo al 71 esimo posto nel gender gap” argomentava .“Ah ho sentito parlare di questo” confessava inconsapevole la giornalista Chirico e proprio come in una gag di Caterina Guzzanti: “Comunque voi femministe anziché scendere in piazza contro le donne che si spogliano dovreste farlo per il diritto all’aborto, per la procreazione eterologa…”. Che è appunto quello che succede.
Solo che nessuno dei quotidiani di riferimento di questa scriteriata scrittrice riporteranno mai argomenti che riguardano appunto la libertà delle donne.