Esattamente 414 anni fa, il 17 febbraio del 1600, moriva a Roma Giordano Bruno, bruciato vivo a Campo dei Fiori per mano dell’inquisizione romana che ne aveva condannato le dottrine, giudicate eretiche. La tenace resistenza che oppose a ogni tentativo di convincerlo ad abiurare alle sue idee, portate avanti con determinazione fino all’estremo sacrificio, ne ha fatto un martire della libertà di pensiero il cui ricordo è sopravvissuto nei secoli e il cui mito, oggi, è più vivo che mai. Ma chi era veramente Giordano Bruno ?
La sua tragica morte ha contribuito ad accrescerne la fama ma per lungo tempo i tratti fondamentali del suo pensiero sono rimasti offuscati dall’alone leggendario creatosi attorno alla sua figura. Di modeste origini, Bruno nacque a Nola nel 1548 dove fu battezzato con il nome di Filippo Bruno. All’età di 17 anni entrò nel convento di San Domenico Maggiore, a Napoli, come novizio e prese il nome di Giordano. Pensatore rivoluzionario per la sua epoca, a Giordano Bruno si devono alcuni concetti fondamentali del pensiero moderno: l’infinità dell’universo, il superamento della concezione aristotelico-tolemaica del cosmo, l’importanza del lavoro come principio di civiltà e una nuova forma di scrittura filosofica. Un intellettuale “europeo” a tutti gli effetti dunque, ma figlio della tradizione del pensiero italiano che vuole la filosofia impegnata, preminentemente, nell’azione civile.
Convertirsi alla giustizia
Per commemorare l’anniversario della morte del filosofo e per ricostruire l’impatto del suo pensiero dissacrante sull’Europa del XVI secolo, si è tenuta a Napoli, martedì 17 febbraio 2014, una lectio magistralis di Aldo Masullo, notissimo pensatore partenopeo che ha raccolto idealmente l’eredità di Giordano Bruno. Palcoscenico perfetto dell’evento è stata la Sala del Capitolo, nel complesso di San Domenico Maggiore, fra le celle, le sale e il chiostro che videro il giovane Bruno intraprendere i suoi studi e sviluppare il primo nucleo del suo pensiero che lo portò, proprio nel convento napoletano, ad avere i primi problemi con l’inquisizione. L’iniziativa ha inaugurato il ciclo di appuntamenti, voluto dall’assessorato alla cultura del Comune, che mira a riscoprire i maggiori pensatori napoletani: “L’orgoglio è un pensiero – Pensato a Napoli”. Una location ideale e un relatore d’eccezione dunque, per ricordare quello che è stato, probabilmente, il padre della filosofia moderna in Italia la cui opera rimane, a più di 400 anni dalla sua morte, decisamente attuale. Così, davanti a un pubblico delle grandi occasioni, Masullo ha iniziato la sua lezione, dal titolo “Convertirsi alla Giustizia”, sottolineando l’emozione di essere nelle bellissime stanze del complesso di San Domenico (da poco restaurato), le stesse stanze che videro formarsi Giordano Bruno come uomo e come intellettuale. «Bruno è il filosofo che cambia il mondo», ha esordito Aldo Masullo leggendo alcuni passi del dialogo Dell’infinito universo et mondi. In quest’opera Bruno presenta quella che è forse la sua teoria più importante per il contributo apportato alla scienza moderna, che nascerà da lì a poco grazie alle osservazioni di Galileo Galilei e alle teorie di Newton. Il Nolano, nel passo letto da Masullo, per la prima volta sostiene che l’universo non è sferico e limitato, come lo aveva immaginato Aristotele, bensì infinito come infiniti sono i mondi che, potenzialmente, esistono. All’interlocutore, rappresentante del senso comune, che gli rimprovera nel dialogo come «Con questo vostro dire volete ponere sotto sopra il mondo», Bruno risponde, per bocca del suo alter ego letterario, «Ti par che farrebe male un che volesse mettere sotto sopra il mondo rinversato?».Il “mondo sottosopra” evocato da Giordano Bruno nell’opera in questione altro non è se non l’ordine sociale, l’ordine della “normale” quotidianità che finisce per essere rovesciato: metter sottosopra un ordine che si trova già messo sottosopra è, secondo Masullo «una negazione della negazione: un raddrizzare l’ordine capovolto per restituirlo alla normalità. Ciò vuol dire ristabilire il giusto rapporto tra enti e tra valori, ridare positività al mondo, rimetterlo in una posizione di giustizia». Rimettere in piedi il mondo rovesciato vuol dire dunque “fare giustizia”, ma con questa parola, ha sottolineato Masullo, «non si intende la giustizia dei tribunali ma innanzitutto la giustizia come verità epistemologica perché la scienza tolemaico-aristotelica “rovescia” la verità e la retta ragione critica che viene messa a tacere dal potere».
Infiniti universi e mondi
«Il mondo che Bruno vuole rovesciare», secondo il professore, «è dunque un mondo gerarchico, in cui la verità così come il potere, discende dall’alto. La stessa Legge è solo una funzione del potere invece che del diritto che è , o dovrebbe essere, espressione della ragione piuttosto che del potere.» La Legge al tempo di Giordano Bruno era dunque emanazione del potere e non del diritto ma il Nolano, con la sua straordinaria intuizione dell’infinità dell’universo e della pluralità dei mondi, rivoluziona la visione arcaica del cosmo e, di conseguenza, quella della società. Se infatti l’universo non ha un limite, esso non ha neanche un centro e la Terra, il mondo dell’uomo, altro non è se non un pianeta come tanti presenti nella galassia. Un universo eccentrico, privo di centro, dove ogni punto è un centro, dove ogni mondo è “il” mondo. «Anche nella società dunque» – ha sottolineato Masullo- «non c’è più un centro e ogni uomo, ogni individuo, diventa il centro dell’universo. “In ogni uomo si contempla un mondo” si legge nelo Spaccio de la bestia trionfante. È dunque, quella di Giordano Bruno, una visione “anarchica” dell’universo, una visione che rivendica la centralità di ogni essere umano e, finanche, di ogni essere vivente. In Bruno allora si ritrova anche la nascita della democrazia nella sua dimensione “tragica”, ovvero “ciò che è necessario e, allo stesso tempo impossibile” «Ma cos’è che è necessario e impossibile insieme?» – questa la domanda sollevata a questo punto da Masullo nel cui lunghissimo curriculm vitae c’è anche una pluriennale esperienza politica in entrambe le Camere del Parlamento e in varie Commissioni chiave. «È necessario che tutti comandino per realizzare la democrazia» – si è risposto il Masullo politico-« ma ciò è allo stesso tempo decisamente impossibile perché la Democrazia non è un qualcosa di assoluto, di già dato, ma è una realtà relativa che si costruisce attraverso delle procedure». E proprio la relatività è secondo Masullo, «un antidoto contro il nichilismo e contro ogni forma di assolutismo». La figura di Giordano Bruno che si materializza, come evocata dalle parole di Aldo Masullo, è quella di un filosofo della pluralità, fra le stelle , così come nella società umana.
Il futuro di Giordano Bruno
L’infinito teorizzato da Bruno non si limita allo Spazio, ma si declina anche nella dimensione del Tempo. A differenza del tempo degli antichi, il tempo di Bruno non è ciclico ma è uno scorrere incessante ed è dunque un tempo storico: tempo della Natura, della società e, dunque, delle istituzioni. Da Bruno prende il via la visione storicista del tempo che avrà una lunga serie di sviluppi in seguito. Grazie a questa visione che relativizza e storicizza gli avvenimenti, le stesse ingiustificabili azioni degli aguzzini di Giordano Bruno vengono interpretate con gli occhi delle categorie storiche dell’era della Controriforma. Un tempo in cui le guerre di religione hanno distrutto le speranze di pace e la Chiesa Cattolica, scossa dalle conseguenze della Riforma Protestante cerca, con ogni mezzo, di rimettere al centro la sua dottrina. In questo contesto l’opera di personalità geniali come Bruno nella filosofia o come Caravaggio nell’arte rappresentano delle figure scandalose perché mettono al centro dell’universo l’uomo comune, l’uomo della strada : Bruno lo mette al centro del cosmo e Caravaggio lo rende protagonista dei suoi quadri sacri. La visione plurale del cosmo e della società, che non può essere altro che una società del dialogo, è l’eredità più grande che Giordano Bruno consegna agli uomini del XXI secolo insieme ad una visione del tempo aperta all’infinito e quindi al futuro: «Giordano Bruno» – ha concluso Masullo fra gli applausi dei presenti- « è un propugnatore di futuro: non si limita a cambiare le categorie filosofiche, ma rivolge lo sguardo dell’Uomo al futuro».