È duro il giudizio dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura per quanto riguarda l’intervista rilasciata dal Presidente della Corte di Assise di Appello di Firenze, Alessandro Nencini, sul caso Meredtih, dopo la sentenza di condanna della scorsa settimana.
Per Nicola Marino, presidente Oua: «È un grave errore, l’ennesimo, purtroppo, di una parte della magistratura che commenta le sentenze (o le stesse inchieste giudiziarie in corso) sulle pagine dei giornali. Anche in questo caso sono rimaste inascoltate le parole dello stesso presidente della Repubblica, quando parlava di attenersi al rispetto delle “norme di comportamento”. Saltano, invece, ancora una volta i confini, le responsabilità, gli stessi ruoli che la Costituzione assegna alla parti».
«I processi – conclude Marino – si fanno nelle aule dei tribunali, non con i titoli a tutta pagina sui giornali o anticipando, di fatto, in un’intervista le motivazioni di una sentenza. Siamo lieti che in questo caso anche l’Anm abbia ritenuto opportuno criticare l’accaduto».
E a proposito di avvocati e magistrati, l’Organismo unitario dell’avvocatura stigmatizza l’atteggiamento dell’Anm abruzzese sulla proroga relativa alla chiusura dei tribunali della regione.
L’approvazione di un emendamento al decreto Milleproroghe che consente una necessaria proroga per la prevista riorganizzazione (chiusura e accorpamenti) dei tribunali abruzzesi, ha provocato secondo l’Organismo Unitario dell’Avvocatura, «una ingiustificata reazione corporativa da parte della locale sezione dell’Anm». Per Nicola Marino, presidente Oua, è, «un assurdo. Invece di prendere atto delle gravi disfunzioni per i cittadini – continua- i giudici protestano per non essere stati consultati…cosa che, oltretutto, in Italia avviene molto raramente. L’avvocatura che è spesso esclusa dal confronto con il Ministero della Giustizia, invece, ha altre, e più forti, ragioni di disagio. La prima tra tutte: le proroghe dovrebbero interessare tutto il Paese, visto i danni derivanti da un’irrazionale revisione della geografia giudiziaria. Eppure si va avanti, come se nulla fosse. Forza, forse, delle richieste particolari proprio di una parte della magistratura. Altro che difesa dei localismi, dei campanilismi»
Per Marcello Luparella, coordinatore della Commissione Geografia giudiziaria dell’Oua, è, appunto, incredibile che «l’ANM Abruzzo si dica “sconcertata” e “sbigottita” per lo spostamento al 2018 dell’entrata in vigore della riforma della geografia giudiziaria per i Tribunali abruzzesi».
«Si tratta – aggiunge – di una presa di posizione poco rispettosa dei cittadini abruzzesi e che non tiene in nessun conto l’oggettiva impossibilità di approntare le necessarie strutture per il settembre 2015. Il che dimostra come i magistrati considerino prioritarie le loro esigenze rispetto all’interesse pubblico».
«Ma anche – conclude Luparella – rappresenta uno strano concetto di concertazione: principio sacrosanto ma che dovrebbe essere esteso a tutte le categorie interessate dalla riforma. Non risulta, infatti, che l’ANM, né in Abruzzo né altrove, abbia mai messo in discussione la “sensibilità istituzionale” degli organi legislativi e di governo quando essi, nell’elaborazione e nella attuazione della riforma, hanno sistematicamente e volutamente escluso l’avvocatura».