Io sogno una vita serena assieme a mia madre. Ad avere questo desiderio è Dilman Jamal Alì, un ragazzo iracheno scappato dal suo paese, continuamente falcidiato da bombe dei terroristi. La storia di Dilman è un racconto duro, di chi fugge dal suo paese per cercare un futuro migliore. Sono diversi anni che l’Iraq è nelle mani dei terroristi, dei delinquenti, ogni settimana esplodono autobombe, uomini carichi di esplosivo si lanciano in mezzo alla gente e compiono massacri, uomini armati entrano nelle case e vogliono soldi, altri rapiscono i bambini per ottenere riscatti, donne violentate, persone sgozzate.
In Iraq si vive con il terrore e chi può, scappa. Due anni fa il papà di Dilman, Jamal di 51 anni e suo fratello di 18, Babanne, si recarono al mercato, all’improvviso un uomo si fece esplodere tra la gente. Jamal morì all’istante, il suo corpo fatto a pezzi, Babanne riportò ferite gravi e dopo quattro giorni di agonia è deceduto in ospedale, i morti alla fine furono oltre quaranta. In una sola giornata Dilman si ritrovò solo con sua madre e con un grande dolore.
Qualche tempo dopo Dilman era in un ristorante con un suo amico: un’autobomba esplose poco distante mandando in pezzi la vetrata del ristorante. Grossi pezzi di vetro e schizzarono ovunque, una lastra di vetro tagliò di netto la testa dell’amico, mentre Dilman fu investito da una marea di schegge. In quest’attentato morirono quattro persone e ci furono numerosi feriti. Dilman fu portato d’urgenza all’ospedale, rischiava di morire e fu sottoposto a quattro interventi chirurgici per togliergli a più riprese le 40 schegge di vetro che aveva nella testa e nel viso. Il giovane Iracheno è stato tre mesi in ospedale e ancora oggi ha nella fronte delle schegge di vetro che non gli hanno potuto asportare perché metterebbero a rischio la sua vita. Dilman era sconvolto, morì in quei giorni anche lo zio in un altro attentato e nel febbraio del 2013 decise di scappare. Il giovane vendette tutto quello che possedeva, i suoi amati strumenti musicali, un negozio di parrucchiere con cui si guadagnava da vivere.
Partì dall’Iraq, facendo un viaggio di ventotto giorni, ora a piedi, ora in un camion nascosto tra la merce. La paura di essere preso e rispedito nel suo paese, giorni e giorni a nascondersi fino ad arrivare in Grecia e con una nave approdò a Siracusa. In Italia è subito ricoverato in un ospedale a Catania, era ridotto ai minimi termini, ci rimarrà per un mese. Ora sono dieci mesi che il giovane iracheno è in Italia, per otto mesi è stato accolto nella “Casa della Speranza Viviana Lisi” a Riposto, ora è nella casa famiglia “ Oasi della Divina Provvidenza” a Pedara.
Dilman si fa volere bene da tutti, ma porta con sé i traumi che ha vissuto, assume dei farmaci per stare tranquillo. Ha 33 anni, è nato a Bagdad, è un bravo musicista e cantante, suona tastiera, clarinetto, sassofono, è diplomato in musica, ha anche un canale you tube dove mette alcuni brani da lui suonati.
Conosce ben tredici lingue, tra cui l’inglese, il tedesco, il russo, il turco, l’arabo e l’Italiano. E’ cristiano cattolico e molto volentieri si mette a disposizione per suonare in chiesa. Dilman è anche un bravo parrucchiere e sta facendo tagli di capelli e barbe a tutti gli ospiti di casa famiglia (60 persone), non accetta nessun pagamento, lo fa per ricambiare l’accoglienza che sta avendo. In questi giorni il ragazzo iracheno si è messo a disposizione per fare le docce alle persone disabili che sono in comunità. Egli gioca spesso con i bambini e recita loro una canzone in arabo che nel suo paese recitano i bimbi quando giocano. Ha stretto una bella amicizia conElena una ragazza romena che vive nella casa famiglia a cui insegna l’arabo. Dilman ha un rapporto goliardico con Ornella la cuoca della casa, non fanno altro che scambiarsi scherzi. “Voglio ringraziare tutti gli italiani – spiega Dilman- perché mi hanno aiutato tanto, i carabinieri, la questura, i medici, gli infermieri, l’avvocato Angela Lupo e in particolare la “Casa della Speranza Viviana Lisi” e “l’Oasi della Divina Provvidenza” che mi hanno accolto. Ora ho due sogni: trovare lavoro e far venire in Italia mia madre”.