Concludevamo la precedente puntata sulle sibille con un riferimento al cristianesimo. Ebbene, non si tratta di un riferimento casuale. Delle sibille, infatti, si sono occupati anche Padri e Dottori della Chiesa.

San Giustino, ad esempio, visitata Cuma, riferisce di aver visto la spelonca tagliata in un’unica roccia dalla quale erano dati gli oracoli della Sibilla Cumana e le tre cisterne in cui ella sibilla si lavava. San Gerolamo, poi seguito da Marsilio Ficino, dice espressamente che il dono della profezia fu accordato alle donne in questione in ricompensa del loro mantenimento della verginità. Tertulliano, Lattanzio, Clemente Alessandrino e altri non dubitano mai che fossero sante fanciulle inviate espressamente dal Cielo per rivelare i grandi misteri della religione. E Sant’Agostino ammette la sibilla nel numero di coloro che appartengono alla Città di Dio.

Questi riferimenti di autori cristiani alle sibille sono da ricollegare ai Libri e agli Oracoli Sibillini. A questo proposito, si deve ricordare che i tre Libri Sibillini venduti a Tarquinio andarono distrutti nell’incendio del Campidoglio dell’82 (o 83) a.C. Fu quindi inviata una commissione per raccogliere oracoli in Grecia, Sicilia, Asia Minore e ne fu portatoa Roma un gran numero (compresi mille versi della sibilla Eritrea). Gli oracoli, un po’ alla volta, crebbero a tal punto che Augusto ordinò la distruzione di duemila volumi spuri. I versi accettati erano conservati nel tempio di Apollo sul Palatino e un collegio sacerdotale li custodiva e li consultava in casi molto gravi. La raccolta, però, fu bruciata nel 389 per ordine di Stilicone, magister militum divenuto alla morte dell’imperatore Teodosio comandante in capo dell’esercito dell’impero di Occidente. Ebbene, oltre alla raccolta oracolare ufficiale, esistevano probabilmente anche altre raccolte, di carattere  privato, comprendenti molti versi, tra cui erano numerosi quelli di ordigine ebraica e cristiana. L’obiettivo principale dei “sibillisti” ebraici era di sostenere l’unità e la sovranità di Dio, Essere Supremo, invisibile, autogeneratosi, senza inizio né fine.  I versi di origine cristiana raccomandavano l’adorazione di un solo Dio, prevedevano la venuta di Cristo e la sua resurrezioine, annunciavano tutti i grandi eventi della religione cristiana.

Non va poi dimenticata l’ambiguità dei responsi delle sibille, tanto che l’aggettivo “sibillino” è  divenuto sinonimo per eccellenza di enigmatico, di dubbia interpretazione. Il classico esempio di questa ambiguità è la risposta data dalla sibilla ad un soldato che le aveva chiesto quale sarebbe stata la sua sorte in guerra. Ecco il responso: ibis redibis non morieris in bello. Ora, se si pone una virgola prima di non si ha un responso positivo: andrai tornerai, non morirai in guerra. Se la virgola, invece, si mette dopo il non, il responso è negativo: andrai non tornerai, morirai in guerra.

Quello che a noi rimane sotto il nome di Oracoli Sibilllini è un insieme di versi greci, una compilazione di vaticini vecchi e nuovi, con aggiunte e interpolazioni di autori ebrei e cristiani  vissuti tra il 160 a.C. e il VII secolo d.C. Si tratta quindi di apocrifi, del prodotto di una “pia frode” operata da ebrei e cristiani a favore della propria religione. Vero è che un uso fraudolento degli oracoli sibillini si ritrova anche tra i romani. Così, per esempio, quando Giulio Cesare fu investito del titolo di dittatore,  i suoi sostenitori, cercando un pretesto per fargli conferire anche quello di re, diffusero un nuovo oracolo sibillino secondo il quale i Parti non potevano essere assoggettati che da un re dei romani. Allo stesso modo, quando Pompeo volle ristabilire Tolomeo Aulete sul trono d’Egitto, i suoi avversari pubblicarono una predizione sibillina secondo la quale se un re d’Egitto avesse chiesto aiuto ai romani, non gli si sarebbero dovute fornire truppe.
Alla povera sibilla, insomma, si cominciò ben presto a mettere in bocca ciò che si voleva: Tanto può la malizia umana. E pensare che il nome sibilla (da Siòs  = theòs e bolla = boulé) vuol dire “consiglio di Dio”!

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