“CI sono questioni senza risposta che richiedono un’avvocatura compatta e dalla voce autorevole; il tema di una reale rappresentanza diventi centrale per chi siede negli organismi forensi”.
Riduzione dei numeri di accesso alla professione, maggiori tutele nel rapporto di collaborazione e una conseguente maggiore copertura previdenziale. Sono questioni imprescindibili per l’avvocatura italiana – e in particolare per i giovani legali – quelle ricordate con chiarezza dalla presidente nazionale di Aiga Nicoletta Giorgi nel corso del proprio intervento alla tavola rotonda “Giovane avvocatura: una scelta consapevole?”, tenutasi oggi alle 12 nell’ambito della Conferenza nazionale dell’avvocatura organizzata dall’Oua a Napoli. Temi da tempo all’ordine del giorno, accomunate dal fatto di non aver ancora trovato una risposta accettabile. Necessità indifferibili che rendono il tema della reale rappresentanza dell’avvocatura una questione centrale per chi siede negli organismi forensi istituzionali e associativi.
ACCESSO ALLA PROFESSIONE E NUMERO CHIUSO UNIVERSITARIO
La riflessione della presidente dei giovani avvocati parte dalla necessità di una decisa riduzione dei numeri di accesso alla professione. «Nell’aprile 2013 – ricorda Giorgi – la Corte europea dei diritti umani ha stabilito che il numero chiuso all’università non viola il diritto allo studio. Nella specie, la Corte ha ritenuto che l’imposizione di un numero chiuso, determinato sulla base delle risorse materiali a disposizione delle università e delle effettive esigenze di una data professione in seno alla società, sia conforme alla giurisprudenza consolidata della Corte. Oggi la professione forense ha l’esigenza di una riduzione dei numeri di accesso alla professione. Perché l’avvocatura non ha ancora raggiunto questo risultato?».
TUTELE NEL RAPPORTO DI COLLABORAZIONE E NUOVA REGOLAMENTAZIONE PREVIDENZIALE
Altro tema caldo affrontato dalla presidente di Aiga è quello della regolamentazione dei rapporti di collaborazione. «La medesima mozione di Genova del 2011 – ricorda Giorgi – chiedeva la regolamentazione dei rapporti di fatto, sulla scia dei rapporti regolamentati in Francia e in Spagna. Una regolamentazione che introduce le tutele nel rapporto di collaborazione, fin dalla fase della pratica, e che consentirà di individuare una nuova regolamentazione previdenziale volta ad anticipare l’apertura del profilo pensionistico-assistenziale per chi oggi subirà un sistema che a regime, per l’erogazione della pensione di anzianità richiede 35 anni contributivi al settantesimo anno di età. Perché l’avvocatura non ha ancora raggiunto questo risultato?».
L’ASSENZA DI UNA VOCE AUTOREVOLE DELL’AVVOCATURA NEL CONFRONTO CON LE ISTITUZIONI
Il motivo di tanti risultati mancati, conclude Nicoletta Giorgi, «purtroppo deve essere ricercato in una assenza, ormai non più accettabile, di una voce autorevole della categoria con le istituzioni. La condizione dell’avvocatura, e più che mai della giovane avvocatura, in un momento di crisi economica e intellettuale deve far diventare oggi il tema della reale rappresentanza una questione centrale per chi siede negli organismi forensi istituzionali e associativi».