Umiliazione, frustrazione e rabbia. Questo è quello che hanno provato migliaia di professionisti della cultura alla lettura del Bando 500 giovani per la cultura, indetto dal Ministero dei Beni culturali e del turismo. Alle dichiarazioni del ministro Massimo Bray sull’importanza del riconoscimento delle professioni dei Beni culturali e del presidente del Consiglio Enrico Letta sulla necessità di dare centralità alla cultura, ha fatto seguito un bando discusso in cui si offre un tirocinio di 30/35 ore lavorative settimanali retribuite 416 euro lorde al mese per un anno.

La Confederazione Italiana Archeologi si chiede se forse questi 2,5 milioni di euro sarebbe stato meglio investirli in qualcosa “di più serio e meno umiliante”, come borse di studio, corsi di aggiornamento, finanziamenti alle startup, sostegni alle imprese sane o, meglio ancora, in nuove assunzioni. L’Associazione Nazionale Archeologi ha definito il bando “un insulto alla dignità del lavoro, al merito e alle competenze dei professionisti, alla cultura italiana”.
Lo scorso 8 agosto è stato approvato il Decreto “Valore Cultura” (D.L. 91/2013). Il decreto reca disposizioni urgenti per tutela, restauro e valorizzazione dei beni culturali italiani, con particolare rilievo al sito di Pompei, nonché disposizioni per il rilancio del cinema, delle attività musicali e dello spettacolo dal vivo, e modalità per assicurare efficienti risorse al sistema dei beni e delle attività culturali. Il 7 ottobre il decreto è stato convertito in Legge (L. 112/2013). Nel testo, all’art.2, è prevista l’attuazione del programma straordinario 500 giovani per la cultura “finalizzato alla prosecuzione e  allo  sviluppo  delle  attività  di inventariazione,  catalogazione  e  digitalizzazione  del  patrimonio culturale, anche al fine di incrementare e facilitare l’accesso e  la fruizione da parte del pubblico. Per  la realizzazione del programma  è  autorizzata  la  spesa  di  2,5 milioni di euro per l’anno 2014, integrata anche con  eventuali finanziamenti europei”. Poco più avanti è indicato che “entro 60 giorni sarà indetta un’apposita procedura concorsuale pubblica diretta alla selezione  dei cinquecento giovani”. Ebbene, come promesso, il bando è uscito il 6 dicembre.  Molti avranno pensato, ma soprattutto sperato, a un bel regalo di Natale. Finalmente un concorso per laureati al Ministero dei Beni Culturali. Un miraggio, un’oasi nel deserto più arido e insidioso. Si sa, lavorare in questo ministero è il sogno di chiunque abbia fatto studi umanistici e si occupi di cultura, anche se a dir la verità, più che sogno dovrebbe essere semplicemente la normalità. La realtà invece è che i concorsi per entrarci sono estremamente rari. A questa moltitudine di speranzosi è bastato leggere il titolo del bando per ricredersi: Avviso pubblico per la selezione di cinquecento giovani laureati da formare, per la durata di dodici mesi, nelle attività di inventariazione e di digitalizzazione del patrimonio culturale italiano, presso gli istituti e i luoghi della cultura stabili. Prima delusione, è un concorso per un posto a tempo determinato. Quindi questo vuol dire che dopo 12 mesi si è di nuovo a spasso. La delusione diventa rabbia alla lettura dei requisiti:
1. possono partecipare i giovani laureati che non abbiano compiuto 35 anni d’età alla data di entrata in vigore del decreto legge 8 agosto 2013 (D. L. 91/2013) e cioè il 9 agosto
2. in possesso di diploma di laurea conseguito con il voto minimo di 110/110 (vecchio ordinamento) o 150/150 (nuovo ordinamento),
3. in possesso di Certificazione Internazionale delle competenze linguistiche di livello B2 di lingua inglese

Giovani, una definizione tutta italiana
A chi ha stabilito i requisiti bisognerebbe innanzitutto far notare che a 35 anni solitamente in Italia, come nel resto dell’Europa e del mondo, si è smesso da tempo di essere giovani laureati. Passi che l’Italia ha iter universitari tra i più lunghi, ma prendiamo il caso di un archeologo: inizia a 19 anni il corso di laurea per concluderlo a 24, a questo punto può decide di specializzarsi, iter che concluderà a 26 anni, o iniziare a lavorare. C’è chi sceglie in alternativa, o ulteriormente, di migliorarsi con dottorati o master. Insomma a 35 anni si è lontani dalla laurea presa a 24 anni, sarebbe più appropriata la definizione di giovani professionisti, perché una decina di anni sono più che sufficienti per diventarlo, e sarebbe il caso di far notare a chi di dovere che ci sono giovani all’estero che a 35 anni hanno ruoli dirigenziali. In Italia invece lo Stato propone ai suoi professionisti un misero tirocinio per il quale però richiede la massima votazione di laurea e una buona conoscenza dell’inglese, perché a questo corrisponde il livello B2  (“Livello intermedio superiore: comprensione di testi complessi e discussioni tecniche sul suo campo di specializzazione, interazione sciolta, spontanea e naturale con i parlanti nativi, elaborazione testo chiaro e dettagliato su un’ampia gamma di argomenti e spiegarne i diversi punti di vista”). Ora, è di dominio pubblico la poca importanza data allo studio dell’inglese, e delle lingue straniere in generale, nelle nostre scuole e università. Persino nelle facoltà relative all’ambito dei Beni culturali, l’inglese è stata a lungo una materia facoltativa. Ma andiamo avanti nel Bando. Dopo aver chiarito che non si tratta di rapporto di lavoro subordinato, sono indicate le ore di lavoro: 30/35 ore settimanali con esclusione di buoni pasto. In molti avranno sperato in un compenso alto, adeguato sia all’alto livello formativo richiesto che alle tante ore di lavoro richieste. Ennesima delusione. L’”indennità” di partecipazione è, al lordo, di 5000 euro annui, ossia 416 euro al mese con i quali bisogna far fronte alle spese legate al raggiungimento del posto di lavoro e al pranzo. E’ prevista anche una prova selettiva con test a risposta multipla. D’altronde quando in palio ci sono simili cifre da capogiro!

La protesta generale
In molti si sono indignati ritenendo questo bando “un insulto nei confronti di chi ha speso anni in studio, impegno e passione perché simili condizioni umiliano l’etica del lavoro. La risposta migliore a questa offerta sarebbe astenersi”.
anaSui social networks impazza la polemica. Su Facebook sono state create numerose pagine di protesta, in una di queste si legge: “Questa protesta deve essere trasversale, coinvolgere non solo chi ha una laurea, chi ama i beni culturali ma in genere tutti quelli che ritengono che il diritto al lavoro sia ancora uno dei fondamenti di questa nazione”. C’è chi ha fatto notare che “si vuole far passare per  programma di formazione ciò che in realtà è un contratto di lavoro de facto”. E ancora: “Il compenso offerto è inferiore a quello del servizio civile” denunciano Antonia Falcone e Paola Romi archeologhe nel loro sito Professione Archeologo “si guadagna di più facendo il cameriere o dando ripetizioni. E per fare cosa poi? Farsi sfruttare un anno al ministero e ritrovarsi nuovamente alla casella di partenza. E il nostro archeologo si chiede, disperato, ma se nemmeno il mio Ministero crede che valga più di un lavavetri al semaforo perché dovrebbe crederci il resto della società civile? Perché dovrei crederci io?”.
Indignate anche le associazioni professionali. L’Associazione Nazionale Archeologi (ANA) ha subito ribadito la sua contrarietà, peraltro già manifestata il 5 agosto, alle modalità previste dall’avviso pubblico “500 giovani per la Cultura”. Invita “tutti coloro siano contrari a fare fronte comune” sulla pagina 500 no al Mibact creata appositamente su Facebook. Rivendica buona occupazione e rispetto per i professionisti e per le imprese dei Beni Culturali, chiede perciò l’immediato ritiro del bando, e indice per il prossimo 11 gennaio una manifestazione di protesta da parte di tutti i Professionisti dei Beni Culturali (le adesioni possono essere inviate all’indirizzo 500no@archeologi.org).
La Confederazione Italiana Archeologi (CIA) ha diffuso una lettera indirizzata al Ministro Bray in cui si denuncia quanto i professionisti del settore siano “oggi  ancora una volta offesi e umiliati da un sistema politico che ci vorrebbe rendere suoi clienti con una elemosina come quella contenuta in questo bando: 5000 euro per lavorare un anno intero, 30-35 ore a settimana! E con la grave crisi che affligge il nostro settore, tra un anno quei 500 giovani saranno di nuovo a bussare alle porte di qualcuno per chiedere di estendere il contratto ancora per qualche mese o essere assunti ope legis, novelli miracolati di un paese che non ha intenzione di cambiare passo”. Una retribuzione che fa ancora più rabbia se si leggono i risultati del progetto europeo Discovering the Archaeologists of Europe, dal quale risulta che il 60% degli archeologi ha dichiarato meno di 10000 euro nell’ultimo anno. “A Luglio” continua la CIA “denunciavamo le condizioni di sfruttamento di alcune società private che pagano 40-50 euro lordi al giorno un archeologo specializzato e ora scopriamo che il Ministero ha in programma di pagarli circa 20 euro lordi al giorno”. Sarebbe stato meglio per la CIA che il ministro, per decidere come investire i 2,5 milioni di euro da lui meritevolmente reperiti, non si fosse limitato a consultare alti dirigenti o professori universitari, ma avesse ascoltato i professionisti che lavorano quotidianamente in questo ambito, i funzionari delle soprintendenze periferiche che controllano e proteggono il territorio con il suo patrimonio, i ricercatori precari che, spesso allontanati dal mediocre barone di turno, continuano a studiare nonostante si vedano passare davanti amici di amici. “Se il budget non lo permetteva sarebbe stato meglio fare pochi passi o che si riconoscesse con onestà che in questa fase non era possibile prendere nessun provvedimento; sarebbe stato comunque meglio che umiliare in questo modo professionisti che, nonostante i tagli e le ristrettezze economiche, hanno consentito fino ad oggi a questo Paese di difendere  e conoscere il proprio patrimonio”.

 

In allegato il bando 500 giovani per la cultura
la lettera della Confederazione italiana archeologi al ministro Bray

 

english version

The value of culture

 The “Mibact” publishes a competitive exam for an under paid internship to 500 “newly” grads. The initiative caused a number of protests form all the professionals in the industry: “a waste of EUR 2.5 mil”.

Humiliation, frustration and anger – This  is the sentiment felt by the thousands of industry professionals upon the release of the initiative “ 500 giovani per a cultura” by the Ministero dei Beni Culturali e del Turismo. The internship draws out from statements made by Minister Massimo Bray and prime minister Enrico Letta around the importance of culture and its professions. The internship offers a work placement of 30-35 hrs per week with a salary of EUR 416 gross per month.
The “Confederazione Italiana Archeologi”is asking whether these eur 2.5mil could have been better spent in something more credible and less humiliating; such as sponsorships, training, investments in start up/ healthy businesses, new hires. The “Associazione Nazionale Archeologi” has defined the contest “an insult to the workers’ dignity, to their merit and competencies. An insult to the Italian cultural heritage”. On August 08, 2013 the decree “valore cultura” was approved (D.L. 91- 2013). The decree regulates protection around renovation of Italian cultural heritage, with specific attention to Pompei. It also touches upon the re-launch of the Italian cinema, musical activities and live shows. The decree also identifies how to efficiently secure resources for such activities. The decree was converted into law on Oct 07. The “500 giovani per la cultura” is referenced in the text (art 2) which is aimed to promote the categorisation and digitalization of the arts which ultimately should facilitate public fruition. The programme is forecasted to cost 2.5 mil of euros in 2014 and may benefit from additional European funds a required. The announcement of the internship was release on Dec 06 – a nice Christmas gift someone might have thought. At last a contest from the Ministero dei Beni Culturali for graduates. An oasis in a dry desert. Working for this ministry is a dream for all the students in humanistic sciences. However, this should be a reality more than a dream. In the actual fact such opportunities are extremely rare. Hopes and dreams were soon shut down by looking into more details. The disappointment becomes anger when looking at the actual requirements:
– only newly grads can take part (less than 35 years of age as of Aug 08 2013)
– degree with minimum 110-110 or 150-150 (Italian equivalent of a British first)
– English skills (certified B2 level)
– and the internship is only for 12 months.


Youngsters – an Italian definition

To whomever has established the above requirements it’s worth pointing out that, in Italy like in the rest of Europe, one is no longer a “newly grad” at the age of 35.
For example, let’s look at the academic itinerary of an Italian archaeologist: he/se starts Uni at 19 to then graduate at 24. Upon graduation he/she can decide whether to specialise further (which will take another two years) or start working. A postgraduate degree is also an option. In other words, at 35 years of age one is very far from graduation and it would be more appropriate to classify such population as young processionals rather than newly grads. 35 years olds hold executive positions abroad. In Italy instead the government proposes an underpaid internship whose admission requirements are extremely high (first degree and good level of English). It’s public knowledge how little importance is given to foreign languages in general and English in particular in Italian schools and universities which at times are just optional courses. But coming back to the internship. Not only is a temp role (12 months) but it is also underpaid: 416 euros per month. It’s a negligible amount if travelling expenses are taken into account. Participants are also required to sit a written exam.


The general protest

Many have felt this contest as an insult towards work ethics. The best response would be to abstain. Polemics explode on the various social networks. On facebook it is possible to read “ such protest should affect not only who has a degree but all alo who loves arts and everyone who believes the right to work is one of the main pillars of this nation”. “The pay is less than the one offered by the civil service. Waiters or private tutors earn more” say archaeologist Antonia Falcone and Paola Romi on their site Professione Archeologo. It would be an exploitation for a year to then having to start from scratch again 12 months later. And the Italian archaeologist asks himself: “if the ministry doesn’t value us more than the beggar at the traffic lights who washes the screen winds why should society? Why should I?”
The professional associations (ANA) are also offended. ANA has already expressed their dissent on the “500 giovani per la cultura” and invites everyone to subscribe to the Facebook page: 500 no al Mibact. It asks for the contesct to be immediately revoked. It also arranged a protest to be held on Jan 11. All subscriptions can be made at 550no@archeologi.org.
The Confederazone Italiana Archeologi (CIA) also worte to the ministry stressing the humiliation of the yourng professionals who are not beggers. 30-5 hours per week for 12 months at 416 euros per month to then being unemployed at the end of it. Such initiative causes even more outrage if put in context of the European project “Discovering the archaeologist of Europe” which shows 60 %of archaeologist have earned less than 10000 euros in the last year. In July CIA also raised private companies paying archaeologist only 40-50 euros gross per day only to now find out that the government is planning to pay them approx. 20 euros per day. Still a according to CIA it would have been better if the minister, who to his merit secured the funding, had listened to the processionals who work in the industry to decide how to spend the 2.5 mil euros. If the budget wasn’t sufficient for real measures then it would have been better to invest in smaller initiatives or even to take no action at all. Such behaviour from our politicians would have been an act of honesty in a non-meritocratic society instead of humiliating those professional that, in spite of non-existent budgets, have continued contributing to defending and spreading the knowledge of our own cultural heritage. 

                                                                                                                                                        (traduzione di Alessia Piacevoli)

Attached is the official publication of the competitive contest “500 giovani per la cultura” and the letter of the Confederation of Italian Archaeologists to the Minister Bray

Bando_500_giovani_per_la_cultura_1.pdf
Lettera della Confederazione italiana archeologi al ministro Bray

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