Cattolico, comunista, omosessuale dichiarato. Nichi Vendola è un corto circuito vivente che si innesca con il pugno alzato e si spegne con una preghiera.
Il viscido liquame di cui è ricoperto lo rende camaleontico a seconda delle occasioni: in chiesa è chierichetto, per strada è comunista, sul web è gay e al telefono ride delle disgrazie altrui. Il sadico sollazzo è suscitato dal modo in cui l’addetto alle relazioni Girolamo Archinà impedisce a un giornalista di fare domande sui morti dell’Ilva a Emilio Riva, boss delle acciaierie e rinomato gourmet dei veleni di Taranto. Riva fa finta di nulla e lancia il segnale alla sua spalla comica Archinà, che strappa il microfono all’intervistatore e scappa.
È proprio Vendola a complimentarsi al telefono con il buontempone Archinà, detto il “silenziatore”, per lo “scatto felino” che ha impedito di far luce sui danni mortali dell’Ilva in una pubblica occasione. Ha riso per circa un quarto d’ora insieme ai suoi collaboratori, definendo lo scomodo giornalista un “provocatore” e rimarcando di aver fatto “veramente le battaglie in difesa della vita e della salute”. Siamo di fronte a un essere mutaforma in grado di mangiare contemporaneamente a tre diversi tavoli grazie a un apparato digestivo degno di un inceneritore. Il trionfo dell’incoerenza è ora compiuto, dietro lo scudo di “Sinistra Ecologia e Libertà” si nasconde il difensore degli appestatori ambientali, la prossima mossa di Vendola sarà un invito a cena con Putin per San Valentino.