La storia di Santo Strano, un uomo di quarantasette anni, catanese doc, sembra incredibile: era un rapinatore incallito, tanto che per i suoi numerosi reati ha scontato vent’anni di carcere.
Santo si trovava nella prigione di San Gimignano (Siena), quando conobbe una volontaria che visitava i detenuti, Anna Pulitini, dell’associazione Papa Giovanni XXIII, che lo colpì molto. Iniziò tra i due un rapporto fraterno e un giorno Santo notò che la volontaria era piena di lividi e domandò cosa le fosse successo. Anna rispose che era stata picchiata da un ragazzo che ospitava, nelle case dei volontari della Papa Giovanni XXIII, i missionari accolgono persone in difficoltà. Santo ne fu molto scosso, non immaginava che qualcuno potesse incarnare così seriamente il messaggio del vangelo e ospitare persone problematiche a casa propria. L’uomo fu trasferito in Sicilia, gli rimanevano diversi anni di galera ancora, ma qualcosa in lui era cambiato.
Rimase in contatto con la volontaria e quando nel 2006 uscì dal penitenziario, chiese ai responsabili della Papa Giovanni XXIII in Sicilia un lavoro onesto, per dare un taglio netto con il passato. Dopo un periodo di prova, Santo fu assunto in una cooperativa catanese della Papa Giovanni XXIII, dopo pochi giorni gli arrivò un nuovo provvedimento del Tribunale, doveva prestare servizio obbligatorio, per ventidue giorni, in un’attività di volontariato. Egli decise di dedicarsi a dei ragazzi disabili mentali che trascorrevano il loro tempo pomeridiano al centro di aggregazione della Papa Giovanni XXIII. Questa nuova esperienza cambiò ancora Santo che decise, dopo il periodo forzato, di trascorrere in suoi pomeriggi, questa volta da volontario, con i ragazzi disabili.
Santo maturò in sé una nuova scelta, voleva dedicarsi ai più deboli, agli emarginati e chiese di diventare membro dell’associazione Papa Giovanni XXIII . Dopo un anno di verifica vocazionale, nel 2008, diventò a tutti gli effetti un volontario a tempo pieno, la mattina continuava a lavorare nella cooperativa come contadino e il pomeriggio, dal lunedì al venerdì, animava il centro di aggregazione. Inoltre venne nominato tutore per i ragazzi che venivano dal carcere nella comunità Papa Giovanni XXIII, per garantire i loro progressi. Dopo qualche anno il lavoro in cooperativa era sempre meno e il centro di aggregazione doveva essere chiuso. Nonostante egli stesse perdendo il lavoro e il suo impegno di volontario, era sereno, dimorava in lui la convinzione che il Signore gli avrebbe trovato una nuova strada. “ Era il 26 agosto del 2012, – spiega Santo Strano- quando venne a Catania il responsabile nazionale delle Papa Giovanni XIII, cercava un volontario di sesso maschile da inviare in missione in una casa famiglia a Bucarest in Romania. Ho avvertito che dovevo essere io quel volontario e mi sono offerto di partire, dopo tre giorni, senza sapere nulla di dove andavo e non conoscendo una parola di romeno, ero in terra straniera” Egli è ancora oggi in Romania, ed è il capo famiglia di un nucleo speciale, composto di altri cinque uomini, chi pensionato, chi bisognoso di un tetto. Ogni giorno Santo si occupa di questa famiglia particolare e siccome in questo momento gli accolti sono molto collaborativi, si può dedicare a tre famiglie disagiate e ad altre sette persone che una volta erano nella casa protetta con lui. Porta a questi altri nuclei familiari la spesa, quando occorre paga loro le bollette e sbriga faccende burocratiche. Santo svolge anche servizio in strada, assieme ai frati missionari della carità (ramo maschile dell’ordine religioso creato da Madre Teresa) va ad incontrare i tanti poveri di Bucarest. Scende anche nei cunicoli sotterranei di Bucarest, dove vivono centinaia di persone, per offrire qualcosa da mangiare e dare l’opportunità di una vita diversa. Chi, dei senza dimora, accetta quest’aiuto, dopo una verifica sulle reali motivazioni, è accolto o dai frati della carità o da una casa famiglia della Papa Giovanni XXIII. Santo proprio non riesce a stare inoperoso e una volta a settimana aiuta i bambini a fare i compiti. Ha tanti progetti per assistere altre persone, vuole aprire una nuova casa famiglia per sostenere le ragazze madri. Santo è la prova di ciò che diceva Appio Claudio: ognuno è artefice del proprio destino. E noi, cosa stiamo aspettando per aiutare chi è in difficoltà?