Sta diventando di moda, nel mondo della pubblicità, personalizzare i prodotti. Una nota marca di bibite e una altrettanto nota marca di crema alle nocciole, hanno messo sui propri prodotti i nomi dei possibili acquirenti. Il consumatore ha quindi la soddisfazione di consumare in modo personalizzato perciò potrò gustare la bibita Maria o il cioccolato Marco. La domanda è se serve davvero a vendere di più ovviamente attraverso la soddisfazione di vedere il proprio nome. Devo dire che la personalizzazione non è una novità, basti pensare a tutti quei partiti o movimenti politici che da Dini in poi hanno personalizzato il loro impegno politico con effetti non certo positivi. Bisognerà vedere quali saranno gli effetti di questa pubblicità, specie su quelli che si chiamano Ermenegildo o Cunegonda che non hanno speranza di vedere il proprio nome. Mi sento però di fare una raccomandazione ai pubblicitari: non esagerate! Non vorremmo trovarci di fronte a tazze da bagno, profilattici, cavoli surgelati, assorbenti con il proprio nome sopra. Per altri versi sta aumentando la pubblicità con i bambini, ma non era stata vietata? Il fatto è che non sono bambini normali. Ce n’è uno, particolarmente dotato, che cerca casa da solo. Ci aspetteremmo che la madre lo porti subito da un neurologo per salvare il salvabile e invece è contenta! Avete poi fatto caso alle pubblicità delle auto? Quasi tutte di grossa cilindrata, ormai si è capito che l’auto nuova è un prodotto di lusso. Ma quello che colpisce è l’offerta: gli dai in due anni circa 18.000 Euro e poi sei libero di restituirla! Libero? Comunque sulle auto siamo sempre più alla letteratura complessa. Colpisce molto che dopo qualche chilometro il pilota non distingue più la distanza fra la strada e la propria pelle del braccio: ha bevuto, si è drogato e cosa vuol dire. Non posso non citare la pubblicità sui divani che costano circa, ormai, il 90% per in meno! Attenzione scade domenica, ma di quale anno? E quanto valgono questi divani? Cosa accadrà? Niente che non sia già accaduto: il tentativo di creare una massa di consumatori compulsivi. State attenti però: la pubblicità è ormai fruibile solo a chi ha più di 18 anni perché, alla fine, come per il gioco, può creare dipendenza!