Io mi domando e dico, lo sai che c’è la maledizione, lo vedi che la tua spalla mattutina non raggiunge che un risultato medio con il suo game per non parlare di quello che racimola la domenica (è riuscito nel miracolo di far rimpiangere la Cabello) quindi caro Linus… “chi ti ha cecato” di accettare la proposta di fare un programma in seconda serata su Raidue?
Perché voglio sperare che siano stati “loro” (un’entità equiparabile agli “altri” di Lost) a insistere, a pressarti, a corteggiarti, ad adularti: “abbiamo bisogno di te”… “la rete ha un impellente bisogno di costruire la sua identità”…“tu saresti perfetto”, me li immagino mentre ti circondano e ti convincono alla singolare impresa. Devono essere stati “loro”, ti considero troppo intelligente e brillante per aver fatto la prima mossa e aver voluto guardare per forza nella bocca del drago. Il tuo compare lo capisco, con quel baffetto triste alla Clark Gable e quel ruolo da spalla birichina… deve essersi rotto le palle di fare l’eterno accompagnatore, ormai c’ha un’età e poi i soldi fanno comodo e Savino non si è mai tirato indietro, si è sempre dato da fare… anche le pubblicità, ma tu, tu sei sempre stato schivo e per tua stessa ammissione antipatico, quindi proprio non capisco come tu abbia potuto mettere in piedi quel programma. Non era nemmeno brutto, sia chiaro, perché, Linus, perdiana, sei un uomo con gli zebedei in onde medie, sei tu l’anima di una delle radio più popolari d’Italia ma era semplicemente…piatto…monocorde, senza un guizzo.
Guardandolo mi sono detto: “Cacchio, è tornata la Bignardi”. Erano le interviste barbariche senza la “pistola alla tempia” perché hai comunque il buon gusto di non voler strizzare l’occhio al pubblico ma sei caduto anche tu nella voragine del Letterman show; maledetto il Letterman e quando è arrivato in Italia: da allora hanno provato a copiarlo tutti. “Ehi, facciamo un programma di interviste ma brillante, con dei tempi incredibili e un ritmo sempre al top, se c’è riuscito lui allora possiamo farlo anche noi”. Il grande cocomero ne è una variante soft ma lo skyline nel leadwall alle tue spalle e il clima confidenziale e la versione “Spending review” dell’orchestra di Paul Shaffer con i fratelli Lavoro ti hanno tradito mettendomi addosso una tristezza senza pari. E poi, capisco che quello sia il tuo mondo e che ti venga naturale ma non puoi portare “Radio Deejay” in tv, è davvero di cattivo gusto: la Littizzetto per un quarto d’ora se non dice qualche parolaccia e qualche battuta divertente sul “mio mini pony di Arcore” è una palla mostruosa, in più è una che fa il programma sulla tua emittente… cacchio doveva proprio essere la prima? L’intervista in sé non ha svelato chissà quali risvolti inediti della personalità eclettica di Luciana (posto che debbano e possano interessare a qualcuno) quindi perché farla?
Si è parlato di garbo e pacatezza come qualità della tua conduzione ma non sono gli ingredienti base di un programma televisivo. Ci vuole pur sempre un’idea, un filo, un progetto. ‘Sto zuccocomero che fa tanto Ing Direct (Dio non voglia che Rai2 chiuda qualche spot con quella banca, saresti fottuto, credimi) al quale si rivolge Charlie Brown che attinenza ha con quello che abbiamo visto giovedì? Charlie Brown risolveva i suoi dilemmi esistenziali attraverso personaggi del mondo dello spettacolo, dello sport e della musica? Perché dovrebbero essere queste le tre macro-categorie per leggere la realtà con occhi più lucidi di consapevolezza? E dire che la seconda intervista, quella con il giornalista di sport Giorgio Terruzzi mi è pure piaciuta, un modo originale per parlare di Formula Uno, anche un tema come quello del pensiero della morte tra i piloti… bello. Ma non è il programma, è una suggestione che avrebbe fatto bella figura in un programma, se solo ci fosse stato. Del resto quando ho provato a rivedere dei pezzi da internet la didascalia recitava così: “Linus torna in Rai con un nuovo programma in cui cerca di presentare i personaggi dello spettacolo in maniera meno scontata, svelando il loro lato umano”.
Per qualcuno di Rainet il programma è questo ed in effetti è quello che si è percepito. Quel “cerca” è un oscuro presagio di un fallimento annunciato e il resto è…quello che è: “personaggi dello spettacolo” intervistati del cui lato umano può interessarci fino a un certo punto. Con Max Pezzali il momento dell’indovina l’aeroporto pericoloso è stato devastante. Fare la tv non vuol dire mettere un filmato di supporto così come il curry in polvere su un petto di pollo a volergli dare un tocco esotico. Il blocco si è salvato con l’esibizione live di Pezzali visto che la differenza tra il media radio e quello tv è che puoi vedere le cose, non solo sentirle. Uno studio molto bello, forse troppo grande per fare delle interviste alla scrivania ma magari nelle prossime puntate il grande cocomero si aprirà e ne usciranno fuori fette succose e dolci.
Ah, vero, ma il grande cocomero in realtà era una zucca, allora deve essere stato per questo che il giorno dopo, proprio dal palco del tuo ambiente naturale, la radio, hai preferito addossare la colpa di un risultato davvero modesto (il 3,36% ovvero 246 mila telespettatori) alla messa in onda molto ritardata del programma (circa mezzanotte e non le 23.35 come previsto). Sono stati davvero i 25 minuti di ritardo a danneggiare l’ascolto? E’ stato davvero il Tg2 con il suo approfondimento? Eppure allo stesso orario “Le Iene” su Italia Uno facevano il 7,97% in anteprima e addirittura il 10,25% nel programma vero e proprio (752 mila e 545 mila) che è finito anche più tardi e stiamo parlano della versione fatta con i servizi vecchi e riciclati. Il target “giovane” che cerca Raidue dovrebbe essere lo stesso e a quell’ora, forse, sta rientrando a casa o forse sta uscendo? Sono troppo vecchio per ricordarmelo. Forse è il caso guardare bene nella zucca e provare quanto meno a cucinare un risotto. E che si aggiunga un po’ di sale, sennò non sa di niente.