Dopo il viaggio nelle sedi soppresse della Calabria, l‘Associazione nazionale avvocati italiani denuncia la situazione di grave disagio registrata.
L’Anai sottolinea che in gran parte degli uffici giudiziari soppressi le cause pendenti avevano un esito celere. Molti processi interrotti stavano nella fase finale pronti per una decisione anche immediata.
“Con una violenza inaudita e con l’attuazione di una legge irrazionale e incoerente – ha dichiarato il presidente Anai Maurizio De Tilla – il Ministero della Giustizia ha chiuso uffici funzionanti eliminando una giustizia nella maggior parte dei casi efficiente. E’ assurdo togliere al territorio la giustizia di prossimità e costringere cittadini a percorrere anche 60-70 chilometri per avere una risposta dal giudice.
Abbiamo verificato che diversi giudici degli uffici accorpanti in udienza si sono visti consegnare centinaia di fascicoli di processi che ovviamente hanno rinviato a data da destinarsi, senza nessuna prospettiva concreta, specie in quegli uffici ancora da fittare o da adattare e finanche da costruire”.
“Deportazione di fascicoli con i diritti dei cittadini e fette consistenti di giustizia negata per la insipienza di un Ministero che si è accanito contro la giustizia – ha denunciato ancora De Tilla. Abbiamo visto cittadini sui tetti, animi esasperati, presìdi esterni agli uffici giudiziari, blitz notturni nei quali sono stati intimoriti cittadini ed avvocati che presidiavano gli uffici.
Cose mai viste in un Paese civile. Il tutto è stato fatto contro quanto scritto dai parlamentari nelle Commissioni Giustizia di Camera e Senato e contro la richiesta al Senato di proroga almeno annuale. Il tutto è stato realizzato contro la logica e il buon senso. In nome di falsità e balle straordinarie (risparmio annuale di 80 milioni di euro), al servizio di incompetenze radicate da tempo in chi deve prendere decisioni razionali”.

L’ANAI ribadisce quindi che promuoverà azioni giudiziarie per i danni subiti dai cittadini e class action contro lo Stato cadenzate per ogni ufficio giudiziario. Pronti anche i ricorsi alla Corte di diritti dell’Uomo.

Di Golem

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