L’ultimo caso dell’ispettore Ferraro ha i contorni di un incubo, più che di un giallo. Un incubo vivido, e per questo ancora più inquietante, perché così legato alla realtà del nostro tempo.
Il poliziotto, protagonista dei romanzi di Biondillo, è in vacanza con la figlia adolescente a Ostia.
Si trova alle prese con i problemi che hanno i padri separati: cercare di recuperare il tempo perduto, riuscire a stabilire un’intimità con la figlia nello spazio di pochi giorni, accorgersi di come crescono i figli, di come cambiano, di come d’un colpo non sono più bambini, ma qualcosa che assomiglia sempre più a un adulto.
Giulia è una brava ragazza, empatica e appassionata di letture. Ed è proprio lei che si accorge che il biglietto d’addio lasciato su una barca abbandonata alla deriva ricalca le parole di Cesare Pavese, morto suicida: “Perdono tutti. E a tutti chiedo perdono. Non fate troppi pettegolezzi”.
Indisposto dal fatto di trovarsi nel bel mezzo di un caso durante le vacanze con la figlia, Ferraro avverte i colleghi di Roma, che avviano le indagini. E visto che il suicida ha una moglie a Milano, all’ispettore tocca l’ingrato compito di informare la vedova una volta ritornato a casa.
E così, suo malgrado, Ferraro si trova coinvolto nella storia di Giovanni Tolusso, uno sceneggiatore di fiction tv di successo, proveniente da una famiglia povera e che si è fatto da sé, accumulando una discreta fortuna.
Tanto da consentirgli di regalare una casa a Milano alla moglie e di acquistarne una splendida per sé a Roma, un appartamento che mai si sarebbe sognato di avere da ragazzo, quando aiutava il padre muratore e studiava come geometra.
L’ascesa fortunata di Tolusso però ha avuto una brusca fine e come ambasciatore senza colpa il postino che una mattina gli ha recapitato una cartella esattoriale con la richiesta di “32.415, 27 euro da pagare entro 60 giorni dalla data di notifica”.
Ed è qui che inizia l’incubo. Perché Giovanni non ha i soldi, né ha chi glieli possa prestare.
Deve pagare le alte rate del mutuo e da un po’ non riceve compensi per via della crisi e del malcostume che attanaglia l’Italia.
Il baratro si spalanca sempre più sotto i suoi piedi e il lettore non può non venire trascinato insieme a Tolusso, perché il dramma dello sceneggiatore assomiglia a tanti casi di cronaca che si sono letti sui giornali in questi ultimi mesi.
E la girandola dell’ingiustizia ci porta a essere più solidali con il protagonista, anche davanti a un crimine che altrimenti avremmo condannato.
Gianni Biondillo, architetto e scrittore è nato a Milano, dove vive, nel 1966. Oltre alla serie che ha come protagonista l’ispettore Michele Ferraro, ha scritto Per sempre giovane, Metropoli per principianti, Nel nome del padre, che affronta la tematica dei padri separati, Tangenziali. Due viandanti ai bordi della città, insieme a Michele Monina, e Strane storie. L’intera opera di Biondillo è pubblicata da Guanda.
Cronaca di un suicidio
Gianni Biondillo
Guanda 2013, pp. 191, 14,50 euro.