La chiamano Smart mobility, per raggruppare sotto un solo nome tutte le azioni volte a rendere il trasporto pubblico e privato più gestibile attraverso le tecnologie: gestisce la bigliettazione elettronica, la digitalizzazione di orari e percorsi, i varchi Ztl, i servizi informativi all’utenza sia in sede fissa che in mobilità.
Dietro allo schermo c’è il supporto della rete, intesa tradizionalmente come internet, basata su tecnologie raffinate e consolidate. Ci sono altre reti, però, nate espressamente a sostegno dei progetti per le smart city che si intersecano le une con le altre, a volte in maniera palese, altre in modo quasi naturale. La differenza sta in quel “quasi”, sul quale convergono volontà istituzionale, propensione al cambiamento da parte dei singoli, supporto giuridico affinché l’innovazione e il diritto vigente trovino un equilibrato punto d’incontro.
Smart city index – Progetti, bandi, esperimenti. Da quando gli smartphone hanno catalizzato l’attività delle dita, al punto che tra i regali di Natale più in voga ci sono stati i guanti touch screen, le città stano tentando di adeguarsi. A dire il vero non sarebbe giusto parlare di moda: la tecnologia permette di semplificare adempimenti e prassi che spesso incidono pesantemente sulla vita del singolo. Un esempio su tutti potrebbe essere quello del pagamento delle multe: la riscossione online evita la fila per il pagamento allo sportello e permette di archiviare la ricevuta in duplice forma (cartacea e digitale).
È stato diffuso in questi giorni lo “Smart City index” il report 2013 elaborato da Between con il patrocinio dell’Agenzia per l’Italia digitale, l’associazione nazionale direttori generali degli enti locali e il supporto di Poste italiane, Selex Es e Telecom.
«Pur registrando un ritardo delle città italiane nel confronto con le principali città europee e mondiali, anche in Italia si incominciano a registrare nelle città i risultati delle innovazioni legate al paradigma delle Smart Cities», si legge nel rapporto. Bologna, rispetto ai nove parametri di valutazione (salute, educazione, mobilità, governo, risorse naturali, energie rinnovabili, efficienza energetica, mobilità alternativa e diffusione della banda larga), è la città più avanti nel percorso verso la Smart City, «non perché abbia tutte le innovazioni ma perché ha, nel complesso delle aree tematiche considerate, più innovazioni delle altre città». A ruota seguono Milano, Roma, Reggio Emilia, Torino, Firenze.
Il caso fiorentino – Proprio nella città del Ponte Vecchio è stata sperimentato un nuovo servizio, poi replicato da Bari e Savona. Una semplificazione apparentemente senza troppe complessità lato utente che, a ben vedere, ben rappresenta l’interconnessione tra reti.
Firenze è stata la prima città italiana in cui è possibile salire sull’autobus col biglietto direttamente sul telefonino. Per l’acquisto era sufficiente inviare un sms con scritto Ataf (la società che gestisce il trasporto pubblico locale) al numero breve 4880105. Il costo del biglietto, 1,20 euro, è addebitato all’utente sulla scheda telefonica Tim, Vodafone, Wind e 3 Italia.
Il mobile ticketing funziona perché è semplice da utilizzare: il passeggero riceve dopo pochi istanti un messaggio che contiene gli estremi del biglietto elettronico, l’orario di emissione e il periodo di validità. I risultati sono molto incoraggianti visto che a distanza di un anno vengono venduti attraverso questo canale circa 120mila biglietti/mese, per un volume pari a circa il 16% del totale.
L’altro lato della medaglia è il lavoro preparatorio perché il biglietto sul cellulare diventasse realtà. «Dietro l’apparente semplicità del servizio si nasconde una struttura complessa, che coinvolge numerosi soggetti – spiegano gli avvocati Anna Romano e Filippo Satta dello studio Satta Romano e Associati – l’azienda che gestisce il trasporto pubblico locale e l’amministrazione cui il servizio è riconducibile, da un lato; gli operatori IT e quelli telefonici aderenti all’iniziativa, dall’altro; infine, i consumatori che usufruiscono, nel contempo, del servizio telefonico e di quello di trasporto». Problematiche complesse riconducibili a due diversi profili, spiegano gli avvocati: «Innanzitutto, vi è stata l’esigenza di coordinare ed integrare l’attività dei diversi players, per consentire che l’utente possa attivare il servizio con un semplice sms ad un numero telefonico predefinito, senza necessità di forme di registrazione preventiva. In secondo luogo, si è trattato di regolare aspetti nuovi, cui è stato spesso difficile adattare i concetti tradizionali: ad esempio, i pagamenti via telefonino o la “consegna” all’utente di biglietti, che sono in realtà titoli completamente dematerializzati».
Un lavoro da pionieri – «Sul piano giuridico è stata necessaria una attenta opera di ricostruzione del quadro normativo esistente, che si è rivelato articolato e problematico sotto molteplici profili – raccontano Satta e Romano – . Si possono dunque immaginare interventi volti a semplificare le procedure. Bisogna però dire che l’intervento del legislatore, se non adeguatamente ponderato, può rivelarsi controproducente: ad esempio, come già accaduto in passato, ingabbiando la regolazione in definizioni rigide che poi si rivelano un freno per le evoluzioni successive».
I nuovi confini di tutela – Vivere in una città “smart” ci rende meno protetti dal punto di vista dell’utilizzo dei nostri dati personali?
La domanda è lecita, anche in considerazione del lavoro incessante del Garante sulle misure a tutela della privacy utilizzate nei social network come nei servizi di messaggistica istantanea come whatsapp. I due legali tranquillizzano però, sul fatto che la percezione immediata di una tutela inferiore sia un effetto momentaneo dettato dall’introduzione di servizi innovativi che s spostano l’esigenza di tutela legale su nuovi fronti: «Si tratta di un effetto momentaneo perché il mercato si adegua rapidamente. Basta pensare all’evoluzione della materia della tutela del consumatore per rendersene conto. I consumatori sono in media soggetti molto più attenti e responsabili, oltretutto organizzati in strutture potentissime».
Smart City, Report 2013